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Mese: Febbraio 2013

Le fou de guerre

Le fou de guerre

 

(Dino Risi diceva che Grillo s’era buttato in politica  perché come attore valeva poco  :  Ha capito cosa rende e se la sta inventando. Ha intuito che dire le cose da bar è un’attività redditizia. Niente di meglio per gli italiani, che aspettano sempre il capopopolo di turno. Ha fatto un po’, con maggior successo, quello che hanno tentato Celentano e tanti altri. Anche Umberto Bossi, se vogliamo. Ma state tutti attenti: Grillo non è pazzo, fa il pazzo) Tutto questo cappello tanto per ricordare il Maestro Risi, un grande comico francese e  il Cinema (che c’entra sempre)

 

Vincere platonicamente cioè senza aver vinto. Perdere e caricarsi tutte le responsabilità dei vincitori. E’ andata  come peggio non si sarebbe potuto ovvero con una camera che contraddice l’altra in un ‘asimmetria che in regime di bicameralismo perfetto determina lo smottamento  e la tanto evocata, temuta – e da alcuni sperata –  ingovernabilità. 

 

Il rischio, seppur attenuato dalla speranza di un miglior risultato della lista Monti,era nel conto. Non lo è stato probabilmente il successo del Movimento di Grillo,non  nella misura in cui si è poi manifestato e che a sentire gli esperti si è avvalso di un cospicuo contributo di consensi last minute.(in fuga da sinistra, pare)

 

Questo non significa che i risultati dei sondaggi non andassero letti tenendo sempre in gran conto politico e aritmetico il dato dell’indecisione.Ciò detto, è fin troppo ovvio che chi perde ha sbagliato la campagna.Nel caso del PD la volontà di rappresentare una valida alternativa allo spettacolo d’arte varia del PDL ha prevalso sull’indicazione di prospettive di uscita dall’impasse – che pure erano presenti nel programma – che animassero fiducia, ciò ha finito col vanificare il lavoro di Bersani che, smacchiature di felini a parte, molto si è adoperato nella costruzione di una proposta e di una coalizione credibili.

 

Come lui nessuno mai. Se ciò non è bastato, l’ultima cosa da fare è prendersela con un elettorato stranito da un anno di cura Monti col sovrapprezzo di doversi sorbire una sequela di scandali al ritmo di un paio a settimana e che non hanno contribuito certo a rafforzare la fiducia nell’intero Sistema.

 

Ora,a parte il (dilagante) senno di poi, i livori da redde rationem o lo strisciante incensare il vero vincitore, esercizi rispetto ai quali bisognerebbe chiedere, anche supplicando gli analisti, una moratoria, ci si trova oltre che nella spinosa situazione di cui sopra anche nella assoluta necessità di dare un governo a questo paese prima che sia divorato dagli speculatori.

 

Le vie d’uscita a parte alcune impraticabili  ipotesi di scuola – sono scuole evidentemente lontane dalle nostre – non sono tantissime e tra le poche,comunque la si pensi, appare ineludibile il coinvolgimento del Movimento 5 stelle il quale probabilmente pensava di stabilizzarsi su un ruolo di comoda  e proficua opposizione e al quale invece toccherà accettare o rifiutare di far funzionare in primo luogo le istituzioni.

 

Il primo banco di prova sarà verificare la loro disponibilità a lavorare per il bene comune.Progetto ambizioso e ampiamente sventolato nelle campagne e nei comizi,all’interno del quale però non sono compresi atteggiamenti narcisistici o distruttivi. Il dicano quel che vogliono fare di Bersani seguito da un’ipotesi di appoggio esterno su una serie di punti di programma del tutto rispettabili necessari e condivisibili ,questo significato aveva.

 

Del resto per portarsi a ridosso di nuove elezioni,la sola riforma elettorale non basta.Urgono misure per il lavoro,la crescita,l’economia oltre che una legge sul conflitto d’interessi e un serio articolato anti- corruzione. Non so se questa possa chiamarsi pomposamente Fase Costituente o più semplicemente governo di minoranza che realizza cose che da troppo tempo tutti reclamiamo.

 

Quanto a le fou de guerre, la ricreazione è finita anche per lui, visto che il tempo delle decisioni si appresta. Coluche bravissimo attore, seppe fermarsi in tempo mostrando  senso di responsabilità ed  intelligenza non comuni.Confidando nella capacità introspettive del Maestro Risi, nella speranza di un rinsavimento.

 

 

 

 

Ci sono palchi e palchi

Ci sono palchi e palchi

 

 

La brutta campagna  – non che se ne ricordino di propriamente belle ma fin dal primo momento s’è deciso che questa dovesse essere la più brutta e così si è continuato a definirla – si conclude con anziani  predicatori e inappropriati slogan di gioventù – la loro –  innanzi a piazze  arrabbiate ed osannanti. Così persino l’Immagination au Pouvoir irrompe sul sagrato della Basilica  di San Giovanni strappando la lacrimuccia ai nostalgici – che non mancano mai – e strabiliando gli ultimi arrivati.

 

Incredibile :  stiamo affondando e c’è ancora qualcuno che non s’è accorto che dell‘Immagination, riveduta e corretta, s’è, da lunga pezza, appropriato le Pouvoir, mostrando  a tutti  visionari, immaginifici, rivoluzionari  (e non) i classici sorci verdi.

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Mi astengo dallo spalancare la finestra strillando all’indirizzo della rivoluzione che avanza il Rentrez chez vous: un jour, vous serez tous notaires!  (del povero Ionesco che pur rivoluzionario, notaio  non divenne mai) . Un po’ perchè i cento – centoventi eletti che quella piazza si appresta a spedire a Montecitorio non meritano né il triste copione dei corsi e dei ricorsi né che si sciupi loro l’entusiasmo, un po’ perché  nessuna rivoluzione avanza, è avanzata, avanzerà.E non mi si venga a dire che governare un movimento via web o organizzare spettacoli in piazza sia qualcosa di autenticamente rivoluzionario. 

 

 

La miglior sintesi elettorale invece l’ha trovata chi, qualche ora prima, da un palco meno isterico,  ha chiesto ai futuri eletti di liberare 60  milioni di italiani dal condizionamento di uno solo, finanche suggerendo un modo : la legge sul conflitto d’interessi. Ma lui, si sa, non aveva pretese  rivoluzionarie manco da ragazzino ovvero all’epoca in cui entrò a far parte della storia del cinema italiano passando dalla porta principale.

 

Ognuno  cerca di compiere scelte il più possibile in armonia con la propria storia. Mi rimane difficile però credere che chi in questi anni  ha,da progressista, seguito l’evoluzione delle cose possa pensare che la soluzione sia nell’avventurismo o nel voto di protesta,che di tutte le misure, quella di buttare all’aria il tavolo sia la più efficace, che una casalinga sia in grado di governare il paese più di un politico, che basti una telecamera a garantire trasparenza.

 

Vent’anni dopo le monetine  del Raphaël e i propositi missini di  circondare il Palazzo per fargliela pagare,siamo allo stesso punto.Di tutte le considerazioni questa resta la più terribile.Partire o rimanere lì per un tempo indefinito dipenderà da noi.Che ieri almeno un dubbio lo abbiamo risolto : si nota più se c’è (ed è un bene che ci sia)

 

Foto dall’Unità

Governare la barca di Pietro (o qualsiasi altra)

Governare la barca di Pietro (o qualsiasi altra)

 

 

 

Se il Ministerium è servizio e non pura e semplice gestione del Potere, motivazioni, energie e capacità neuronali attive si rendono indispensabili ad affrontare  tempi  in sempre più rapida mutazione.Un problema di età che avanzando affievolisce la sintonia con la contemporaneità e rende meno efficace l’elaborazione di  progetti per il futuro.

 

E’ possibile che, come qualcuno ha prontamente osservato, Joseph Ratzinger intenda  – altro che vita monastica – condizionare  egualmente il futuro pontificato. In realtà lo ha già fatto, consegnando una lezione sul senso del limite straordinaria per un Papa. In fondo ci sono molti modi per servire il ministerium .Altra lezione per tempi malamente attraversati da pervicace attaccamento allo scranno.

 

 

Foto da Libération

 

 

 

Federatori di scontento (tutto è condonato)

Federatori di scontento (tutto è condonato)

 

 

 

 

Vent’anni dopo le promesse di rivoluzione liberale e cambiamento – sembra ieri, ma solo  perché qui da noi tutto quello che è successo ha prodotto, in termini di evoluzione  politica e sociale, risultati prossimi allo zero –  con un paese ancora da salvare – molto più dalle proprie endemiche cancrene che dalle arcinote tempeste internazionali – ci ritroviamo di nuovo alle soglie di una Scelta che si vorrebbe di radicale cambiamento ma che, allo stato, sembra lontana dall’essere tale.

 

Tema dominante di una campagna che di avvincente ha ben poco attraversata com’è da formazioni politiche con ragione sociale incerta – solo un paio partecipano per vincere  – non il lavoro, non le tasse,non la spesa, non il debito ma … la governabilità.

 

Non che si voglia svilire l’importanza di un governo stabile, solo non è chiaro come un quadro all’insegna della frammentazione potrebbe soccorrere il problema dell’eventuale stallo al senato, idem  la diffusa tendenza a partecipare per motivi altri dal vincere e governare.

 

La differenza che passa tra un partito che si presenta come possibile forza di governo e uno strutturalmente votato all’opposizione o alle alleanze post voto è dirimente: nello scarto che c’è tra l’uno e l’altro passano non solo la credibilità dei programmi ma, non ultima, una visione della società.

Che idea di paese può mai avere una formazione che non si pone il problema di governare?

 

Tramontato, almeno per il momento il bipolarismo, lo spazio del dibattito elettorale è praticamente occupato dal racconto dei retroscena, dagli strategismi, dalle variabili geometrie del chi si allea con chi, nel caso che….Né mancano ipotesi irresponsabili di sollecitazioni a spendere il voto in modo da determinare  una situazione di caos e ingovernabilità propedeutica ad un ritorno alle urne più …consapevole.(con un paese che nel frattempo è fallito…ma che importa?)

 

Un modo efficace di ammazzare quel che resta di una Politica già fortemente debilitata dal prevalere di logiche economiche imposte dall’Europa.In tutto ciò, il pragmatismo delle varie agende, ruolini di marcia, provvedimenti dei cento giorni o da prima seduta del consiglio dei ministri suona soltanto come finzione.Dopo anni di realtà virtuale arriva quella elettorale fatta di promesse irrealizzabili quando non rovinose, buttate lì  per catturare il consenso nella vasta area della disillusione e dello scontento.Abolizioni,restituzioni,detassazioni,condoni. La distribuzione pre-elettorale di generi di conforto ha cambiato passo.

 

 

Si dirà che in tutto questo bagaglio di storture l’infame Porcellum ha la sua buona dose di responsabilità  ed in parte è vero.In questo caso, resterebbe da stabilire  il perché  avendo per le mani un giocattolo difettoso,lo si utilizzi in modo tale da esaltarne le disfunzioni.Anomalia che chiama anomalia l’unico risultato garantito è il disorientamento.

 

Tuttavia quel che più sconcerta della disinvoltura con la quale i venditori di fumo spargono promesse è un’idea di interlocutore che sta tra l’ignorante,il fesso e il bisognoso di inquadrare il proprio disagio nella fantasia piuttosto che nella concretezza di prospettive realizzabili.Ma davvero siamo così?

 

E in caso contrario,non sarebbe tempo di fornire a questa schiera di manipolatori, una robusta dimostrazione di raggiunta maturità?

 

Nell’illustrazione Grillo in Veneto (foto dall’Huffginton Post)