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Mese: Marzo 2013

Un buco nero in fondo al tram

Un buco nero in fondo al tram

Con un comitato addetto a compilare una sorta di Agenda di Riforme Giuridico Costituzionali per Futuri Governi, detto dei saggi – il termine ha assunto significati rassicuranti, negli ultimi tempi e, data la diffusione,meriterebbe di fare compagnia all’aggettivo fresco nel deposito cartacce – il Presidente della Repubblica ha inteso superare l’impasse delle prime consultazioni andate a vuoto. Tra i compiti dei commissari, al di là di rifare il mondo nuovo sulla carta (in tutti i sensi), visto che si parla di negoziatori supplementari, anche la ricerca del consenso da parte delle forze politiche.Il tutto in tempi strettissimi.

 

Sostiene Giorgio Napolitano, disegnando il quadro all’interno del quale dovrebbe svolgersi l’operazione,che un governo dimissionario, ma non sfiduciato tecnicamente, per gestire la normale amministrazione pur sempre c’è, un Parlamento di recente nomina pure e che un simile comitato può funzionare da utile supporto per chi – se medesimo o il successore – dovrà sbrogliare la matassa di un futuro incarico. Dunque niente dimissioni anticipate del Presidente. Il che è comunque un bene : toglie spazio alla confusione e tiene in piedi un punto di riferimento essenziale.

 

Non starò qui a rifare le bucce ai nomi prescelti – mancano le donne ma non solo quelle – chè per il tiro al piccione,stamane si distribuiscono i numeretti e qualcuno s’è già prenotato per il pomeriggio, non fosse altro perché una compagine di nominati con potere consultivo invariabilmente porta la griffe del Fautore che in questo caso si è preoccupato di competenze in chiave Cencelli, riuscendo  nell’intento di bilanciare sin la distribuzione, di qua e di là degli schieramenti, di un paio di personaggi che se ci fossero stati risparmiati sarebbe stato meglio.Quanto all’accusa – anche qui numeretti – di appartenenza alla Nomenclatura, era, credo, improbabile che i nomi venissero prelevati a casaccio dall’elenco del telefono.

 

Perplessità a valanghe particolarmente per il rischio numero uno e cioè che  pasticci di governi tecnici o semi  o col superlativo assoluto, cacciati dalla finestra dello Studio alla Vetrata rientrino dal portale del Maderno tra due ali di corazzieri e la fanfara. A seguire : che l’ambiziosa mole di lavoro sia tale da richiedere tempi di esecuzione da doppie letture. Vero è che il governo Ciampi varato per durare poco stette in carica un anno realizzando cose buone.Ma qui non si vedono Ciampi all’orizzonte.

 

Si sarà pure superata l’impasse congelando le pregresse consultazioni ma ci vorrebbe una carica d’ottimismo che pur con tutta la buona volontà non riesco a reperire se non nell’idea che una legge elettorale meno devastante di quella che ci ritroviamo possa essere varata in tempi accettabili.Magari dopo si potrebbe andare tutti a votare con animo diverso e una prospettiva di risultati meno ambigui.E poiché il Cencelli, a quanto sembra, si è incagliato nella selezione di costituzionalisti e teste d’uovo di provata fede proporzionalista,anche l’ottimismo si riduce di parecchio ma, a parte questa notazione di gusto personale,la prova dei fatti ci fornirà indicazioni migliori. Al momento, l’ avvenire si prospetta ancora come un buco nero in fondo al tram.

(ed Enzo non c’è più)

 

Nell’illustrazione il Portale del Quirinale (senza fanfare) dal sito della Presidenza della Repubblica

 

 

Et maintenant?

Et maintenant?

 

 

La telecamera fissa sulla trattativa  con le Cinque Stelle oltre ad essere  un disastro visivo ci ha raccontato l’inutilità e il fallimento della messa in scena.

Si pretendeva trasparenza attraverso un mezzo ingenuamente ritenuto neutro  dimenticando che tutto quel che si può ottenere da un uso distorto dell’obiettivo è una falsificazione,in questo caso la rappresentazione plastica di ciò che una trattativa semplicemente non è.

Poco male dal momento che ambiguità,giochi delle parti, bluff e formule in cui perdersi hanno riempito a dismisura i giorni delle consultazioni.Quattro, anche se lo sfinimento li ha fatti sembrare assai di più.

E adesso che  tutti i riti,i veti,i ricatti e i piani dall’A alla Z si sono consumati?

La strada maestra e costituzionalmente corretta in una Repubblica Parlamentare vorrebbe che Bersani si presentasse alle Camere per riferire e chiedere il voto di fiducia,l’unica reale certificazione del diniego ovvero del consenso può avvenire solo in quella sede.Nessun sostegno può essere certo se non attraverso questo passaggio. L’unica chiarezza e l’unico modo per fare pulizia delle schermaglie,del politicismo e della confusione di questi giorni.

Non fosse altro perché il rispetto delle regole possa tornare a rassicurarci.Non fosse altro perché da elettori abbiamo il diritto di sapere chi è favorevole e chi contrario,per esempio, ad una nuova legge elettorale,al reintegro del falso in bilancio,al ripristino di un minimo di normalità attraverso un articolato serio sul conflitto d’interessi. E di quella seduta, ove mai fosse convocata,ci piacerebbe  contare gli assenti ma soprattutto guardare in faccia i presenti.

Io spero che questa opportunità – che non piace troppo al Presidente Napolitano – sia richiesta e soprattutto accordata. 

 

Il dopo lo vedremo poi, atteso che qualunque esito ci regalasse l’eventuale seduta porterebbe con sé tragitti difficili di governi dagli aggettivi più disparati. A noi basterebbe  essere accompagnati a nuovamente votare in condizioni civili.

Dunque buona sorte a Bersani ,qui sopra ritratto in una foto inusuale nei giorni in cui hanno dominato espressioni drammatiche e contratte – ma anche questa foto è di questi giorni –  che sale al Quirinale ad affrontare una prova difficile.Che non si senta solo.

 

La mossa del cavallo (vien di notte)

La mossa del cavallo (vien di notte)

 

 

 

 

 

Qualcosa di nuovo – si diceva – ma soprattutto qualcosa d’altro. E così, dopo elaborate trattative finite in overdose di tristissime schede bianche, nottetempo è arrivata la mossa del cavallo che spiazza, crea quel tanto di  scompiglio nelle fila dell’ avversario e infine si rivela vincente soprattutto per il tramite di due candidature che, al di là di ogni aggettivo – nuove, non d’apparato e, ahimè, fresche  –  hanno entrambe il pregio del particolarmente significativo.

 

E adesso che la strategia orgogliosa dell’arrocco –  non c’interessa, noisolopresidentedellarepubblica (a destra) e di  votiamo solo i nostri (su, tra i controllori in piccionaia) – con riproposizione last minute di antichi personaggi, ha prodotto risultati pari a zero, gli appassionati dell’arrampicata sugli specchi  scatenino pure l’inferno dell’occupazione militare, delle quote, dell’equilibrio tra le cariche istituzionali ,dei tradimenti,delle epurazioni e dello sconcio – questa è la più carina – del voto segreto.E la Boldrini comunista? Non può mancare.E Grasso che non s’intende di politica? Ma prego.E Bersani che se continua così va a sbattere? Un must.

 

I toni trionfalistici non si addicono a questa stagione che rimane problematica, è vero, ma che la lunga teoria degli strepiti,appartenga ad altre e più remote ere geologiche, è un fatto.Se ne faccia una ragione chi deve.

 

 

Tutti gli altri comincino a ragionare in termini di condivisione di obiettivi.Se hanno davvero voglia di combinare qualcosa sfruttando l’occasione di un  parlamento diversamente composto e l’opportunità di mettere a profitto volontà dialoganti e numeri.O così oppure ogni santo proposito di rinnovamento si trasformerà magicamente in nobile quanto inutile testimonianza.E questa, c’insegnano, è pure politica ma solo a metà.

 

(Intanto Laura c’è  e Pietro pure)

 

In che direzione (di nuovo e d’altro)

In che direzione (di nuovo e d’altro)

 

 

 

 

 

Siccome pare brutto parlare della sciatteria e dell’impreparazione dei Nuovi Eletti, non ne dirò più di tanto . E, a patto che non mi si ripeta che il linguaggio approssimativo, una certa qual propensione alla dietrologia e al luogo comune, significhino freschezza – beneducata e piuttosto in auge definizione dell’infantilismo galoppante –  mi asterrò anche dal calcolare quanto tutto questo nuovo in irresistibile avanzata, ci costerà in termini di qualità della legislatura.Sempre che ne avremo una.

 

Restano, è vero, alcune inquietudini sulle tesi del Futurologo, proprietario del Marchio e del Vapore, maître à penser di riferimento, e, su alcune affermazioni captate in televisione dalla testimonianza di un fedelissimo – ed eletto –  circa l’uso statunitense di microchip sottocutanei,ma questo devo ammettere è un problema di personale avversione per l’apocalittico,l’esoterico, il magico, il complottistico e i fiori di bach. Tutta roba che mi fa pensare,so anche perché, alla triste fine dell’impero romano.Vero è che della forza dirompente di questa cospicua materia,  pochi hanno capito la portata e soprattutto la capacità di rappresentare, unitamente agli strilli, agli insulti, al turpiloquio e alle teorie da bar, un disagio e un malessere sociale diffusi.

 

Ciò detto,recuperato un barlume di pensiero positivo, bisognerebbe appuntare l’attenzione su ciò che sarà di questa complicata vicenda data l’attendibilità delle forze in campo, evitando accuratamente la lunga teoria di possibili scenari ,alcuni dei quali improponibili, che in questi giorni tra televisione e giornali animano un dibattito ora futile, ora fantascientifico.

 

Ieri il PD durante i lavori di Direzione Nazionale ha approvato con un solo astenuto  la proposta Bersani : otto punti programmatici e il tentativo di cercare di avviare la legislatura con l’accordo del Movimento 5 Stelle che peraltro, pur cambiando formule e gradazioni del diniego,continua a sottrarsi.

 

L’unanimità tuttavia, lungi dall’offrire una  sensazione di compattezza, insinuava il dubbio che tutto quel consenso fosse direttamente proporzionale all’impossibilità di realizzare il programma.Nessuna seconda o terza proposta, a parte il doveroso rimettersi al presidente della Repubblica, è stata elaborata.

 

Certo non sono mancati coloro che velatamente hanno accennato alla possibilità di un accordo col PDL magari senza Berlusconi – da neutralizzare non vedo come – ma il senso del pudore deve aver prevalso.E così niente Koalition né   große né kleine ( respiro di sollievo).

 

Eppure deve esserci un modo per non sprecare  l’occasione di avere per la prima volta, dopo anni, i numeri per combinare qualcosa di buono nell’interesse del Paese : una legge sul conflitto d’interessi, una nuova legge elettorale, una sui partiti, un’altra sulla corruzione,provvedimenti per il lavoro,per le imprese e via discorrendo.Cose di cui parliamo da anni che certo non sarebbe possibile realizzare con un altro governo tecnico.Si troverà una figura fuori dai partiti che trovi d’accordo  anche il Movimento 5 stelle per guidare un governo magari a tempo e senza troppi aggettivi?

 

Non so se tra un’analisi raffazzonata del ventennio,un microchip e una ripassata al manuale di educazione civica, i neo eletti riescano ad avere contezza dello sciupìo che deriverebbe dal loro mettersi di traverso.Fossero davvero freschi,non avrebbero indugi, perché il sogno della maggioranza ottenuta attraverso la strategia  del non mettersi in gioco – più prima repubblica di così.. – potrebbe naufragare nella disillusione degli elettori che si aspettano miglioramenti. A breve sapremo.

 

Al PD invece non rimane che attraversare questa fase con dignità,avviando le procedure per un nuovo congresso, perché dalle otto ore e passa d’interventi, tra cui alcuni molto efficaci,è emerso con chiarezza che ci sarebbe bisogno non solo di nuovo ma anche d’altro.Un problema di rinnovamento al quale è oramai difficile sottrarsi.Una lettura da eseguire non superficialmente e che non riguarda solo l’età ma la sensibilità,la sintonia e in generale un approccio con la realtà e una capacità di progettare il futuro oramai invariabilmente scoloriti.

 

 

Foto Ansa da Huffington Post dell’insegna al Nazareno con i messaggi dei militanti