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Mese: Febbraio 2014

Più oltre

Più oltre

Nicola è oltre.Lo sbatte in faccia ad Antonio che ironicamente  – ah già tu sei oltre – conviene. Il battibecco procede e, nella foga, il limite dell’oltre  si sposta verso un più oltre non meglio specificato.Nel prosieguo del film si capirà come quell’oltre a tutti i costi renderà  Nicola la rappresentazione della Sconfitta esistenziale e politica dell’intellettuale di provincia, pronto a imporre sacrifici pesanti ai famigliari in nome di battaglie velleitarie e di un narcisismo spinto fino all’ossessione.

In una delle ultime iniziative pubbliche anche Grillo  tirò in ballo un Oltre che ricorda quello di Nicola : il Movimento è Oltre. Il più Oltre lo abbiamo visto nel Pensiero e nel Fare Politico appiattito da dinieghi ossessivi e dalla disinvoltura con la quale  si procede ad epurazioni per futili motivi. Uno sperpero di consensi che non mancherà di pesare. Oltre e più oltre.

 

Grillo, comico privo del senso dell’ ironia, deve essersi  perso uno tra i film più significativi del Maestro Ettore Scola. Se così non fosse, il senso del ridicolo avrebbe sconsigliato a lui e ai Suoi l’utilizzo compulsivo dell’ Oltre col quale amano tanto definirsi.

 

 

 

C’eravamo tanto amati è un film di genere commedia della durata di . diretto da Ettore Scola e interpretato da Nino ManfrediVittorio GassmanStefania SandrelliStefano Satta FloresGiovanna Ralli,Aldo FabriziFederico FelliniMarcello Mastroianni.
Prodotto nel 1974 in Italia.

Disperate speranze

Disperate speranze

 

 

 

 (lui non ha l’età e io neppure dunque è necessario che  la Grande Perplessità si tramuti in Disperata Speranza,non è poco per me, non sarà facile per lui)

 

La squadra – Tramontata l’idea dei Salvifici Tecnici e dei Politici Puri, si è scelto di dar corso alle – negli ultimi tempi, sempre più – martellanti richieste della Pubblica Opinione : più donne, giovani, merito, esperienza, competenza, società civile. La compagine messa in piedi da Matteo Renzi non è dissimile da quella che l’ Immaginario Collettivo ha via via disegnato.Qualcuno l’ha velenosamente definita squadra di carini. E, in effetti, lo è anche.

Va da sé che ai giovani si può chiedere preparazione e merito ma non esperienza, che ai titolari di sopraffini  know how spesso difetta la giovinezza e che alle donne dovrebbe essere dedicata la stessa scrupolosa attenzione che si riserva ai maschi cui nessuno si sognerebbe di contestare il tipo di laurea, la pettinatura, il colore dell’abito e il tacco.(chi scrive qui, spesso si accanisce con le cravatte ma trattasi di revanchismo allo stato puro.La smettano con le calzature della Boschi e si  chiuderà un occhio su  qualunque orrore orrendamente annodato)

Le piccole cose. Certo è che  Renzi oltre che con i desiderata della gggente se l’è poi dovuta vedere con quelle dell’Alleato Principale, dei Cespugli, del Presidente, dell’altro Presidente, di Bruxelles e del Partito.Ingrato compito.

Anche ai tempi di Prodi (due) gran parapiglia con incroci di veti e diktat ma lì l’esito di un sudoku tutto giocato all’interno delle componenti uliviste aveva prodotto come risultato una pletora di ministri senza portafoglio e di sottosegretari.Qui tutto sommato ce la siamo cavata con meno poltrone e molti più retroscenisti che, manco a dirlo, non ne hanno imbroccata nemmeno una.

Concludendo : possono sembrare inspiegabili alcune esclusioni, ma son queste le circostanze in cui non avere la mano sulla spalla di un Partito,una Corrente, uno Sponsor Illustre penalizza anche il più brillante dei curriculum.

Fiducia a Madama Sistemata la squadra  ed espletate le formalità di rito, non rimaneva che affrontare lo scoglio della Fiducia al Senato. Fredda l’accoglienza – ma va’un po’ a dire ad una platea di rottamandi questa potrebbe essere l’ultima volta – per un discorso che non voleva, né avrebbe potuto essere da statista e  all’interno del quale era assolutamente necessario che prevalessero segnali di discontinuità, visto il quadro pressoché immutato dei sostegni, dei detrattori e dei mugugni nonché la ferma volontà di parlare agli elettori piuttosto che agli eletti.

Irrituale Così, le mani in tasca su giacca sbottonata hanno sortito l’effetto come i  toni e le sfide. Poi una lista della spesa non  corredata da adeguate coperture. I capitoli sono quelli giusti, i modi energici avvincenti.Infine la madre di tutte le uscite,quella che lo consacra leader nel momento in cui  assume su se stesso  il peso e la responsabilità di eventuali errori. Parla a braccio – un inedito –  festeggiato dai sostenitori della Spontaneità e severamente redarguito da preoccupatissimi spin e ghostwriter di professione.Il resto è tutto un Tripudio di Controtendenza.

 

Fiducia a Monte Incassata la Fiducia,a Madama, il giorno dopo si replica a Montecitorio dove l’atmosfera è meno ingessata e i cittadini eletti nelle Stelle più stile avanspettacolo.Ex si ritrovano e si abbracciano come vecchi compagni d’arme e mentre il PD fa la sua parte esprimendo perplessità ed evocando negl’interventi disciplina di partito, future verifiche e voti popolari,lui – il Renzi – intorta Di Maio con alcuni disponibili biglietti.Subito pubblicati.(sicut erat in votis, come diceva quello).Anche qui è andata.

 

 Après moi le déluge Matteo Renzi e la sua compagine hanno ovviamente diritto alla prova dei fatti e l’esageratissimo clima da ultima spiaggia ben si adatta ad uno cui,va detto, riescono le imprese d’incarnare il futuro e di far sentire vecchia e inadeguata ogni cosa riguardante la politica come l’abbiamo conosciuta fin qui.Trattasi ovviamente di suggestioni, ma tant’è: il ragazzo ha utilizzato i brillanti risultati delle Primarie che lo hanno eletto segretario per farsi premier.Con l’assenso di gran parte della minoranza del Partito.Uno stravolgimento bello e buono, vissuto con proteste troppo flebili per essere efficaci.Una discreta abilità gli va riconosciuta.

Ora però non si tratta di andare a chiedere la fiducia senza il grafico, la bacchetta e il foglio excell – nessun presidente del consiglio lo ha mai fatto, in analoghe circostanze – né di moderare  toni – troppo presto ci siamo dimenticati di Ghino di Tacco o di Berlusconi – o  atteggiamenti che in un personaggio come il suo funzionano ma, esaurite le pratiche scontatamente demagogiche dei discorsi ufficiali, di onorare le promesse spiegando ogni singolo passaggio e stavolta sì, munirsi di slides.Perché dopo di lui non c’è di sicuro il diluvio ma qualcosa che gli assomiglia molto.

 

 

Foto Ansa dal Corriere.it 

..o come dicevan tutti, Renzi

..o come dicevan tutti, Renzi

 

 

 (Per me il migliore era un altro,titolare di una visione differente, meno personalistica e più votata alla Politica.Non eravamo,(non siamo) d’accordo su tutto ma secondo me quella visione,quel modo meritavano spazio all’interno del Partito.Così alle primarie ho votato quello di Shining e di Dante.Minoranza ma non irrilevanza. E senza ripensamenti, particolarmente dopo l’ultima Direzione : è stato un voto speso bene)

 

Il vento sulla faccia. E’ curioso. Non più tardi di qualche mese fa affabulava  per attivismo, freschezza, novità, gioventù, linguaggio e volontà di scalzare il Vecchio senza tanti complimenti. Nel momento in cui vince le primarie, si attiva per le riforme, spara alzo zero – con coro di consensi a non finire –  sul governo un giorno si e l’altro pure, chiede la scossa invoca il cambio di passo e l’uscita dalla palude si appresta a scalzare il Vecchio sempre senza tanti complimenti e parte per l’avventura col vento sulla faccia, ci si meraviglia? E di che?

 

 La mossa del cavallo. Non troppo sorprendente ovvero inattesa date le premesse anzi minuziosamente studiata a partire dal giorno in cui la Corte Costituzionale epurò il Porcellum dello spropositato premio di maggioranza trasformandolo in sistema proporzionale puro : sconveniente prodromo di larghe intese, comunque  forte deterrente di elezioni anticipate. Quelle che avrebbero dovuto portare Matteo Renzi in trionfo a palazzo Chigi. Incoronato dalle Primarie ma stretto nell’angolo di un probabile logoramento dato dal tempo e soprattutto dallo scarso gradimento del governo Letta, ha rischiato il tutto per tutto.

 

Bandwagon Ha fatto dunque  quel che ha promesso in mille occasioni, a meno di credere alle favole della lealtà,della funzione di stimolo al governo, dell’ idiosincrasia per le manovre di palazzo e per le poltrone.A meno di aver letto,fin qui, un altro libro e un’altra storia.E lo ha fatto con la benedizione della quasi totalità – parte della minoranza inclusa – del suo Partito, in una Direzione di fresco eletta.Stavolta l’altra favola bella : quella dei Cattivi Apparati e dei Burocrati,non è spendibile.

Crisi della Politica Mille perplessità accompagnano l’operazione : dal quadro pressoché  immutato delle forze di coalizione in campo,all’inesperienza, al fatto che in tutto questo si è taciuto di progetti. Insomma la scossa non si è ancora materializzata in punti programmatici mentre segnali di discontinuità rispetto alla conduzione Letta risiedono fin qui solo nei modi spicci o in aspetti del tutto esteriori.Francamente un po’ troppo poco.Taccio poi sugli aspetti istituzionali e sulle numerose anomalie, talune serie, talune drammatizzate. Forse è giunto il momento di prendere atto che anche Matteo Renzi è un altro segnale inequivocabile di crisi della Politica.Si può sopravvivere alla gestione della crisi fuori degli ambiti preposti o al mancato passaggio in Parlamento atteso che fin qui alcuna dinamica costituzionale è stata violata ma non alla mancanza di un progetto preciso.Le liste dei ministri vere o inventate o quelle delle cariche in scadenza –  Poste, Rai, Finmeccanica –  non sono sufficienti a definire  con quale ruolino di marcia s’intenderà imprimere il cambiaverso.

( Non l’ho votato e tutt’ora, pur nel rispetto dovuto a chi si è preso sulle spalle una grande responsabilità, mi lascia perplessa.Ma …il successo dell’operazione dipenderà dalla sua capacità di portare a casa risultati che abbiano effetti positivi sulla vita dei molti in difficoltà e che aspettano.L’ultima cosa da fare è sperare nell’insuccesso.La prima è augurare a lui e alla squadra la buona sorte)

The Count

The Count

 

 

 

Not mine, sir. I’m an American citizen and I don’t give a hootenanny God damn about your nitpicking limey laws. I intend to broadcast from this ship 24 hours a day until the day I die. And then for a couple days after that.

 

Il ricordo è una voce incredibile e una gran naturalezza.L’impressione di una persona garbata, frettolosamente – e a torto –  bollata come poco avvenente.

Continuerà a trasmettere ben oltre a couple day previsti dalla battuta di questo  film  minore  interpretato con il talento di sempre.

Versione Giuditta (brutta aria)

Versione Giuditta (brutta aria)

 

(Giuditta e Oloferne di Fede Galizia pittrice della seconda metà del cinquecento. Ritratto interessante per ‘accuratezza e per quel mezzo sorriso di soddisfazione sulle labbra della vendicatrice. E siccome Oloferne è da sempre  simbolo di Superbia un piccolo accenno trionfale sul dramma dell’omicidio  le dev’essere sembrato indispensabile)

 


 Aule in fiamme Da Donna Eleonora a le Roi Soleil,  spensieratamente confuso con Carlo V, da  Pajetta ai partigiani con corollari di padri costituenti a piacere, li hanno scomodati proprio tutti e anche i commentatori non si sono risparmiati  tra psicanalisi,sociologia e regolamenti parlamentari. Il fenomeno del resto è tale  da escludere passaggi frettolosi, anche se poi il tutto si rimescola nel  blob consueto delle definizioni, dei parallelismi e delle similitudini forzate : nuovi resistenti, nuovi partigiani nuovi fascisti nuovi Aventino.Senza farsi mancare un tocco di retorica dato dai meravigliosi guerrieri e quel tanto di allarmismo che può procurare l’evocazione del colpo di stato.C’era una volta il senso storico e quello del limite l’uno teneva in gran conto i contesti, l’altro impediva alla risata di seppellirci.

In realtà l’unica considerazione che emerge con chiarezza in questi giorni di caos parlamentare ma non solo è quanto sia difficile non tanto esprimere – come vorrebbe la paranoica visione delle 5 Stelle  – ma soprattutto mettere a profitto il Dissenso e questo non certo per la protervia di un Sistema in declino – incapace di dare segni di vita figuriamoci  la protervia –  quanto per l’inconcludenza del metodo movimentista applicato alle sedi istituzionali e per una curiosa discrasia tra la teorizzazione dello scontro e la bizzarra pretesa di supportare episodi di antagonismo con leggi e regolamenti.Della serie : impedisco ai parlamentari di accedere all’aula delle commissioni perché l’ostruzionismo è un diritto sancito dai regolamenti.Che poi contestualmente altri regolamenti tutelino il funzionamento poco interessa.E che la quadra vada trovata tra il diritto di mettersi di traverso e il dovere di licenziare i provvedimenti interessa ancor meno. C’era una volta l’ostruzionismo parlamentare che si esercitava ininterrottamente notte e dì ma che doveva avere un termine magari dato dallo sfinimento degli oratori o da un accordo nella conferenza dei capigruppo chè altrimenti Pannella sarebbe ancora lì a parlare.

Ricadute In una parola viene sottratto alle altre forze di Opposizione il diritto ad esercitare il proprio ruolo.In un’altra, far saltare il tavolo sembra essere l’unica ragione sociale del Movimento che vuoi per impoliticità strutturata, vuoi per impossibilità di stare a galla attraverso un utile Fare Politico gioca la carta del gesto disperato per giustificare la propria esistenza. C’era una volta la possibilità di discutere e modificare i provvedimenti e il diritto degli elettori veder rappresentate le proprie obiezioni in materia di legge elettorale o d’altro.

 

Il brutto impiccio – Lo scarso rigore giuridico e la sciatteria con cui è stata redatta la messa in stato d’accusa del presidente Napolitano rassicurerebbe circa l’esito della procedura ma la strumentalità con cui si è condotta l’operazione non promette bene.Vuoi perché alcune alterazioni delle dinamiche legate alla funzione presidenziale non costituiscono  violazione premeditata  rientrando pienamente nella fisiologia del sistema costituzionale, vuoi per l’intento chiaramente diffamatorio,vuoi per la rinuncia a connettere la condotta del presidente con la debolezza della politica.Alterazione per alterazione varrebbe la pena semmai di mettere sotto accusa la Politica.Procedura non prevista certo ma egualmente rintracciabile in una robusta azione riformatrice.

Giuditta – Nota dolente per la ripetitività degli attacchi e inevitabilmente delle – seppur necessarie  –  risposte. Il Movimento cinque stelle è contrario alla parità di genere nella legge elettorale.Sostengono di averla già realizzata e non sono interessati alla codifica.Nelle more di votare o meno gli emendamenti riguardanti la presenza femminile nelle liste, dimostrano una eccezionale idiosincrasia per le donne in genere, fatte segno di attacchi verbali e manifestazioni d’odio rintracciabili nel trattamento destinato dal blog di Grillo alla Presidente della Camera o direttamente in Aula alle elette nelle liste del PD che giustamente denunciano – anche alla magistratura – l’affronto.Tra le reazioni spicca per acume quella della deputata di Carpi Giuditta Pini, giovane turca,redattrice di una tesi di laurea sulla morale comunista che ha molto incuriosito il Presidente della Repubblica e che, a fronte della volgarità dell’accusa di essere stata eletta per aver elargito prestazioni sessuali, ha rivendicato le sue 7.100 preferenze accusando persistenti dolori alla mandibola.Geniale.