Diconsi undicimilionicentomila (ed esigono rispetto)
Hanno continuato e continuano a raccontarci un paese che non c’è, con espressioni talmente abusate che le parole hanno oramai perso la strada del vocabolario.Né soccorrono i numeri, eternamente distanti dalle previsioni della vigilia.
Tra il paese com’è e come pensiamo sia o vorremmo che fosse, resta uno scarto da nevrosi dissociativa.In quello scarto la visione da prontuario dilaga assieme alla volontà di catalogare velocemente tutto.
Così si manifestano tardivi eredi di Enrico Berlinguer, analisti del parallelismo a vanvera e sociologi del precotto che, ignorando l’Asse e i Legati, il senso storico e l’arte della contestualizzazione, rifanno il mondo nuovo a suon di questioni morali – ma avrà pur lasciato detto qualcosa d’altro la buonanima di Enrico? – resurrezioni democratico cristiane o berlusconiane a piacere : a ciascuno la sua (ossessione)
Peggio della peggior campagna elettorale c’è solo la successiva analisi del voto, chi ha votato chi, perché,aspettandosi cosa e quanto durerà. A questo proposito una moratoria su complotti,voti di scambio, generale disprezzo per l’elettorato dei partiti che non ci piacciono, andrebbe pure richiesta .E manco male che la nettezza del risultato almeno questa volta ci salva dallo stravolgimento dell’aritmetica elettorale,quella del chi ha vinto davvero e chi no.
Ma il dato davvero epocale è che per la prima volta parte consistente degli elettori di questo Paese ha superato la storica resistenza a votare un partito di centrosinistra. Per ottenere ciò non è bastato, come vorrebbe una lettura piuttosto grossolana, lo spostamento a destra del Partito Democratico ma una vera e propria rivoluzione in termini di classe dirigente, linguaggio e finanche approccio con la realtà. Comunque lo si valuti, tale cambiamento voluto fortemente dal PD ed incarnato da Matteo Renzi è stato infine visibile e compreso da tutti.
Che tutto questo sia dovuto anche alla particolarità del carattere di Renzi è indubbio ma che il successo del leader poggi su di un lavoro avviato molto tempo fa, è un fatto incontestabile. L’uomo solo al comando, come amano definirlo i detrattori, staff e consensi a parte, è stato sospinto da una forza politica che negli ultimi anni ha fatto del modo più efficace di esprimere il cambiamento uno dei propri rovelli principali.
Si scrive rovello, si legge : intere stagioni a districare questioni relative a come governare pluralità e differenze, scelta del leader,della classe dirigente e delle modalità comunicative, offrendo spesso un’immagine di compagine sempre alle prese con le proprie divisioni e col proprio dibattito interno.Ora si può dire che questa stagione è alle spalle,ritrovato il bandolo della matassa resta il buono del partito in cui le diverse sensibilità lavorano in modo dialettico in direzione di un obiettivo comune. All’elettorato non deve essere sfuggito questo cambio di passo.
La doppia legittimazione di Renzi premier e di Renzi leader europeo rafforzerà i propositi e l’azione riformista in patria e porterà in dote al PSE una forza contrattuale differente,necessaria ed indispensabile, particolarmente oggi che l’euroscetticismo divenendo forza parlamentare convoca il resto delle forze politiche ad un’azione decisa.
Diconsi undicimilionicentomila. Hanno chiesto cambiamento e innovazione Esigono il rispetto degli impegni e quello che si deve ad un elettorato consapevole.Il Partito Democratico deve farsi carico di onorare le aspettative e le promesse.
6 pensieri riguardo “Diconsi undicimilionicentomila (ed esigono rispetto)”
…e io ti faccio i complimenti in quanto militante ed elettrice!
Ho appena scritto anche da me, quando vuoi passare per te c’è sempre una tazza del miglior the con menta del mio orto :-)
Ah ti sei messo a coltivare il the? Brillante idea.
Sono passata da te ma niente tazze.
La menta da me cresce spontanea in un grosso vaso in compagnia di una bouganvillea.
Confligge con le cure omeopatiche però,non che m’interessi ma insomma dovrebbe interessare te.O sei passato direttamente allo sciamano del villaggio?
Devi fare i complimenti anche a Red. Siamo rimasti solo lui ed io ad essere felici
mica vero, e hai pure letto da me…
Finalmente un risultato indiscutibile. Continuo a non capire quelli che ce l’hanno a priori con Renzi, a prescindere da quello che dice o fa. Era l’unico che avrebbe potuto far convergere sul PD milioni di voti, ma molti preferiscono perdere pur di non votarlo.
Renzi rompe con più di una tradizione,già la sua “voglia di vincere” impensierisce la sinistra.Questione di atteggiamenti poco inclini all’austerità dei nostri leader tradizionali.
Il suo modo tuttavia ha avuto ragione anche di molte mie perplessità.Alla fine ha portato il risultato a casa.Che poi in politica è quel che conta.
Il che non significa che io sia d’accordo con lui completamente ma chi ha il 70% dei consensi all’interno del partito ha il dovere di governarlo secondo la propria sensibilità e i propri programmi.Tanto più che i candidati riconducibili all’opposizione interna hanno fatto liberamente campagna e ottenuto buone affermazioni.Segno che all’interno di questo PD la democrazia è ancora un fatto preciso.
Per il resto, la speranza è che forte del risultato vada avanti col progetto riformatore originario.Il resto sono chiacchiere.
Red arriva in ritardo, ma arriva.
Mi pare che, a qualche giorno in più dal risultato elettorale, le analisi ci possano offrire alcune riflessioni in più. Premesso che condivido quello che hai scritto, credo che le cose interessanti da notare in questo voto siano tre:
– la fluidità del voto ed il fatto che, finalmente, anche il PD si dimostra capace di profittarne.
Questo è stato ben ribadito anche da Barca, sabato scorso, notando come gli elettori non perdonano più gli errori politici.
Il che ovviamente ci pone nella difficile condizione di realizzare quanto promesso.
– l’astensione: in termini percentuali, al PD va benissimo, ma in termini assoluti Veltroni aveva fatto persino meglio.
Il che significa che a) l’astensione ha colpito soprattutto M5S e FI; b) il PD può potenzialmente crescere ancora. E vengo al terzo punto.
– da dove vengono i voti? Probabilmente, qualcuno sarà passato a votare PD anche da M5S e FI, ma son propenso a credere che siano relativamente pochi: le distanze “ideologiche” sono radicali. Piuttosto, sono ex elettori delusi da Monti: elettori che da me ho in passato definito “ragionevoli”. Magari conservatori, ma razionali. Coi quali, dunque, è possibile instaurare un ragionamento.
Inoltre, questo smentisce ogni voce di uno “spostamento a destra” del PD.