Every thing will be fine
Il giorno 12 febbraio Wim Wenders – insieme a Werner Herzog ed Alexander Kluge tra i più influenti registi tedeschi – riceveva dalla Berlinale 2015 il premio alla carriera mentre una nutrita retrospettiva comprendente anche (le di fresco restaurate copie di) Paris Texas e de Il cielo sopra Berlino occupava il cartellone del festival.L’occasione della panoramica sull’evoluzione di una carriera che non si è fatta mancare niente o quasi è stata motivo di qualche battibecco sulla differenza tra il Wenders degli esordi, venerato dai cinefili e quello attuale, annotando i detrattori o devoti del tempo che fu, una certa qual commercializzazione, appiattimento, imborghesimento etcetc del prodotto e dell’autore.Per conto mio trovo interessante ed originale ogni sua fase artistica, non fosse altro perché non fermarsi ad un solo stile o modalità è quanto di meglio ci si possa aspettare da un Uomo di Cinema.
Dal 1967 ad oggi : Cinquantasette opere da regista,più o meno altrettante da sceneggiatore cimentandosi inoltre con il mestiere dell’ attore,del produttore e del direttore della fotografia,Wim ci ha raccontato comunque storie emozionanti. Sentimenti certo ma anche luoghi e contesti seguiti da una macchina da presa puntigliosa.Rivendicando al 3D la più spettacolare delle versatilità: quella d’indagare ancora più a fondo su persone e cose, ha realizzato il suo ultimo Every thing will be fine con tecnica già sperimentata felicemente in altro documentario dedicato al talento di Pina Baush.
Un incidente mortale innesca, tra dolore, sensi di colpa e problemi irrisolti, concatenazioni di eventi intrecciando legami destinati a cambiare la vita di ognuno.Una trama che parla di elaborazione del lutto ma soprattutto di perdono a se stessi come chiave risolutiva del dramma dei protagonisti.James Franco e Charlotte Gainsbourg interpreti quanto mai sensibili nel rendere con intensa sobrietà il faticoso percorso dello scrittore che s’interroga se sia più o meno lecito speculare sugli eventi per migliorare il proprio lavoro e della madre che ha perso il figlio e che non smette di farsene una colpa.
Every thing will be fine anticipa il titolo.A quale prezzo può dirsi il cuore di questo bel racconto.
Tutto andrà bene,dunque, le braccia spalancate dell’abbraccio e il sorriso al photocall. Come un’attesa,necessaria risposta rassicurante.
Every Thing Will Be Fine is an upcoming German 3D drama film directed by Wim Wenders and written by Bjørn Olaf Johannessen. The film stars James Franco, Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams and Marie-Josée Croze.[3] The film is scheduled to premiere out of competition at the 65th Berlin International Film Festival.
4 pensieri riguardo “Every thing will be fine”
Non è esattamente tra i miei registi preferiti, anche se Il Cielo Sopra Berlino e L’Amico Americano mi sono piaciuti. Se non ricordo male, secoli fa, ho anche visto qualcosa del documentario che aveva dedicato al grande Nicholas Ray.
Con l’Organizzazione per cui lavoravo da ragazzina portammo in Italia Nel corso del tempo mettendo in piedi un gran battage con i mezzi di allora che certo non erano quelli di oggi,quindi lavorando come matti.
Questo successe pochi mesi prima che Wim fosse rapito da Hollywood.Eravamo molto orgogliosi di aver scoperto, più o meno assieme agli americani,il suo talento.Ovviamente era un caso ma fu come ricevere un premio alla lungimiranza.
A me lui piace anche quando fa cose controverse tipo la reclàme per Vuitton tutto pieno di borsoni e sacche da viaggio.Gli uomini di cinema che si spendono in ogni settore meritano di essere considerati più di quanto non si faccia.
Eccomi.
Grazie per la recensione: film sembra affascinante, anche se non so se me lo giocherò come opzione…
Soprattutto, concordo con te sull’evoluzione di Wenders e sulla sua capacità di sperimentare stili e temi differenti. In fondo, chi fa sempre la stessa cosa gioca facile… forse in questo c’è davvero una difficoltà di comprensione da parte di certa critica “colta” che fa di tutto per restare minoranza elitaria.
Secondo alcuni Wenders doveva rimanere confinato nei circuiti alternativi.Ma che senso ha un film visto da un numero limitato di spettatori?
Tanto più che con l‘Amico americano o Paris Texas o il Cielo sopra Berlino non è che Wim si sia venduto propriamente l’anima al diavolo.Ma tant’è … il meno siamo e più ci divertiamo si applica anche al Cinema che, a ben vedere, dovrebbe essere per sua natura un tipo di arte di cui tutti possono usufruire.