Saluti comunisti

Saluti comunisti

12Questa volta –  tutti dicono – non c’è la stessa  tensione emotiva dell’altra volta.La tensione emotiva dell’altra volta fu raccontata,con la verve e l’ efficacia loro congeniali, dai registi Ettore Scola, con Mario Maria Mario  e Nanni Moretti  con  La Cosa.Nel primo, la vicenda di un gruppo di militanti del PCI alle prese con lo strambuglione politico esistenziale che investì il popolo comunista dopo l’annuncio di Occhetto alla Bolognina, il secondo, il filmato – verità, che più verità non si potrebbe, di una delle assemblee precongressuali della sezione di Testaccio.Il PCI alle soglie di quello che veniva definito  passaggio epocale, era proprio così: militanti incazzati  perplessi,malinconici,  preda di stati d’ansia da salto nel buio o di esaltazione da nuovo che avanza,  il Politico che s’insinuava nel Privato (e viceversa) a condizionarne, in qualche caso decisivamente, addirittura gli eventi. All’epoca Fabio Mussi, occhettiano della prima ora,di quel marasma  ,dal quale sembrava non saremmo  mai usciti vivi  ,aveva trovato una colorita  sintesi.Con alcuni compagni rattristati dalla possibile dimissione di simboli e bandiere, esplose " Ma insomma, basta ! Sembra che vi abbiano tolto la bambola di pezza”. Diciassette anni dopo, la nascita di una nuova formazione non poteva avvenire nello stesso clima di emotività scoperte, ne’ sarebbe,a mio avviso, salutare rimpiangere quella stagione contrassegnata da appassionati conservatorismi e  da velleità di rinascita.In mezzo un’antica questione romanticamente definita identitaria ma che allora,come ora, concerneva problemi di Sopravvivenza  Politica nel mondo che cambia .L’operazione verticistica, come è stata definita quella relativa al Partito Democratico, è passata nei congressi di sezione senza particolari drammi. Credo che su molti abbia agito quell’ansia  di chiarezza che negli ultimi tempi si era fatta Urgenza.Che siano state Palpitazioni al Senato o Malumori o Manifestazioni  organizzate Per ma anche Contro,ogni volta ci si è domandati se fosse poi così complicato  essere in una coalizione e se il sacrosanto diritto a critica e a dialettica interna, dovesse essere esercitato necessariamente in corso d’opera e come mai, nelle elaborate sedute della Fabbrica del Programma,non si fossero assunti accordi precisi su temi dirimenti quali missioni all’estero, costruzione di caserme,coppie di fatto o quel che è. Ma soprattutto perchè, una volta raggiunta faticosamente la postazione di Governo, non funzionasse per tutti quel collante che si chiama via via Appartenenza,  Priorità, Bene Comune, Fedeltà ai Patti. Allora succede che di quasi nulla possiamo dirci veramente soddisfatti, se non dell’avvio di un processo di chiarificazione.Da una parte una fase Costituente dai confini definiti solo in parte, come del resto è giusto che sia . Dall’altra, ipotesi altrettanto indefinite di cartelli o fusioni  ma la raggiunta libertà, per i dissenzienti, di costruire la propria casa.Liberi tutti dunque.Senza incubi di mediazioni,identità e sensibilità ferite, senza dismissioni di armamentari da glorioso passato,senza traditi e traditori,  lontani da tentazioni di Realpolitik da combinare con l’Ideale,senza preoccupazioni da difficile Rappresentanza di chi, di come e di perchè. L’esperienza di governo avrebbe dovuto essere un banco di prova ben differente,se non si è riusciti a trovare un terreno comune nemmeno in questa circostanza,sarà bene prendere atto di una difficoltà insormontabile.Noi pensavamo che una compagine variegata garantisse ricchezza e abbondanza di correttivi a tentazioni estreme,così perlomeno intendevamo l’idea di  Sintesi.Così non è stato. Non c’è tristezza nei saluti,quel che ha davvero rattristato, caratterizzando malamente  questo ultimo periodo, è stata la discesa agl’inferi della banalità e dell’impolitica  del cosidetto dibattito interno.Chi vive in questo mondo soffrendone la complessità e le ingiustizie non può essere attratto da un dibattito dal quale il fare politico  è perennemente assente o si considerano dirimenti questioni marginali di nomi o collocazioni.Dopo la Sopravvivenza viene il Salvare il Salvabile con chi vuole, con chi c’è e con chi ci crede.

8 pensieri riguardo “Saluti comunisti

  1. “lasciando la porta aperta a chi vuol tornare, senza spiegarne il perchè”

    Così chiude Fassino e noi ci speriamo.

    Non è bello perdere i pezzi.

  2. e che volevi che dicesse?Iatevenne non ne possiamo più?

    Ha detto cose più importanti Fassino nella sua relazione finale.

    Radiocongresso sotterraneo da Bassolino nel Direttorio che dovrebbe gestire questa ultima fase

  3. si lo so, Fassino ha chiarito bene. Sul corriere del mezzogiorno di oggi c’è un pezzo su Bassolino. Diche che non si candiderà alle primarie però.

  4. allora tutto torna : lui fa il direttorio organizza la costituente etc etc e poi si ricandida al parlamento perchè intanto ha finito di fare il governatore

  5. E chi governatorerà?

    Non sto con Fassino, ma Mussi sa già benissimo che non ci sarà nulla di molto meglio intorno a cui costruire una sinistra simile a quella che i ds hanno sbagliato a smettere di rappresentare.

    E forse già si pente d’aver parlato così tanto, e così a vuoto, di socialismo, d’una cosa tanto minore dei problemi veri che ci sono intorno alla insulsa creazione (insulsa almeno nella modalità, che per me contano, e tanto) del pd.

    Spero che si possa riparlare di una Federazione tra diversi, tra diversi veri, come Fassino promise all’epoca dell’ultimo congresso ordinario: in fondo, anche se il pd può non piacere, ricompattarsi in un modo più forte di una semplice alleanza può far bene a una sinistra così in difficoltà (anche se naturalmente sarà un vincolo meno forte dell’appartenenza allo stesso partito)

    La promessa di Fassino non fu mantenuta, le parole dei congressi valgono poco e lo dimostra lui, solo che lo ricordano in pochi.

  6. In realtà fin qui sono note solo le ragioni di una scelta.

    Ma cosa sarà davvero il partito democratico non lo decide ne’ il congresso di Firenze ne’ quello di Roma.Al momento una federazione a sinistra è risultatata impossibile alla prova dei fatti.E se nemmeno l’esperienza di governo riesce ad unificare,figurati il resto.E’ bene che ognuno segua la sua strada.Io sono per la chiarezza e quanto a sconti all’ideologia ho già sofferto il “soffribile”.Questa è robetta.

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