C’era una volta il piano Air France
Dopo essersi assicurati il tempo necessario ad effettuare la due diligence, costato al contribuente la sciocchezza di trecento milioni, l’altra parola magica per la fantasmagorica cordata è Piano Industriale, lo vorrebbe conoscere per esempio, Colaninno padre, incerto sulla profittabilità dell’operazione e sul proprio futuro ruolo imprenditoriale, ma anche Gilberto Benetton che a Berlusconi e Tremonti le ha cantate chiare dicendo, in poche parole : noi c’impegnamo ma…mica siamo l’IRI. Come dire : qui non si fa beneficenza, senza considerare il fatto che un partner internazionale assicurerebbe più facilmente il successo all’impresa. Se lo dice lui…Insomma la cordata c’è ma sono tutti lì a condizionare la propria partecipazione ad un progetto più chiaro e delineato.
Ovviamente si parla di Alitalia e, atteso che ogni notizia sulla compagnia è reperibile ovunque – il sito, i giornali, le prime pagine dei quali questa vicenda ha occupato per mesi – appare chiaro che le tattiche dilatorie sono sempre in grande spolvero. Tutto questo con il tempo che non ha smesso di essere denaro, poi, visto l’incremento del prezzo dei carburanti, il cielo sa se la perdita quotidiana, attestata intorno al milione, sia contenuta ancora in tale cifra . Altre notizie trapelano, la più inquietante riguarda la crescita esponenziale degli esuberi : dai duemila stimati da Air France si è passati a quattromila poi ai cinquemila attuali ( ma qualcuno giura che siano settemila) che però adesso comprendono anche quelli Air One che venderebbe alla Nuova Alitalia alcune delle sue attività ( flotta aerea, autorizzazioni e contratti di acquisto dei nuovi aerei …). Ha un bel dire Corrado Passera che non sono previste fusioni visto che in quel caso la nuova società acquisirebbe i debiti – intorno al miliardo di euro – di Air One, ma se il personale viene gestito come fosse un esubero Alitalia e le attività liquidate con azioni della nuova società, sbaglio o abbiamo inventato un nuovo tipo di slalom gigante in cui oltre al fatto che non si è capito chi paga i debiti della vecchia Alitalia, la remissione per i lavoratori di entrambe le compagnie è certa? Poi dicono che manca il Piano Industriale. …Da quel che si capisce l’intrepida cordata, vuol rilevare Alitalia ripulita dei debiti e degli esuberi, scaricando sulla collettività diversi costi.
C’era una volta il piano Air France che prevedeva un investimento immediato di due miliardi di euro. Che sarebbero serviti : 150 milioni di esborso per gli azionisti di Alitalia, più 600 milioni di rimborso delle obbligazioni emesse da quella società, più l’ assunzione dei debiti che figuravano nel bilancio della Compagnia di bandiera. Air France si era impegnata inoltre a ricapitalizzare l’ azienda con un miliardo di euro . (e siamo a tre ). Inoltre l’impegno sarebbe stato di portare la società a profitto entro cinque anni col taglio degli esuberi ( stimati in 2000 unità) , il rinnovamento della flotta, l’ abbandono di Malpensa e un investimento complessivo di 6,5 miliardi entro il 2013 nel quadro di un grande gruppo che comprende Air France, Klm, ed eventualmente la stessa Alitalia. L’ impegno totale dell’ acquisto e del rilancio contemplava dunque 10 miliardi di investimenti.
Qui invece è grasso che cola se la cordata arriverà a stanziare un miliardo di cui trecento milioni del prestito ponte sono già da restituire al Tesoro.Il tutto per mettere in pista una Compagnia Bonsai che coprirà per lo più le tratte nazionali e qualcosa in Europa. Si ritorna all’assetto degli anni 60. Con qualche condizione al contorno decisamente mutata. Ma poco poco. C’era una volta il piano Air France, abortito che era già grandicello, sacrificato all’orgoglio nazionale che come tutti i sentimenti roboanti, costa molto, rende poco e non si sa mai cosa nasconda davvero.