Le ali per volare
Se la nuova compagnia avrà o meno le ali per volare, lo si vedrà di qui a poco . Al momento, l’intera operazione – politica e non di mercato – mette in pista un’azienda di trasporto aereo troppo modesta per poter reggere. I nuovi proprietari non potranno far altro che avviare un portage per traghettare, tra qualche tempo, la compagnia in mani più esperte. E se dovessero essere quelle di Air France che fino a pochi mesi fa, offriva due miliardi e mezzo, più si accollava i debiti, la beffa sarebbe completa. Molti dicono che l’Alitalia rappresenti una sorta di paradigma di come vanno le cose qui da noi ed è vero, lo si è visto nelle piccole come nelle grandi cose. Nella gara scorretta e poco trasparente . Nella catena di conflitti d’interesse che si sono messi in moto. Nella trattativa sregolata. Nelle pesanti intrusioni del governo in ogni piega dell’operazione. Nel criminalizzare il dissenso dei lavoratori. Nella corsa finale ad accaparrarsi la medaglietta dell’Artefice Unico e, da ultimo, nel negare alla CGIL, dopo averla crocifissa, il merito di aver strappato in extremis i due protocolli d’intesa in cui si sancisce la necessità di ricollocare mille precari, la tutela dei salari del personale di terra, il recupero in produttività di quanto decurtato, e il resto dei chiarimenti attinenti al quadro normativo ( riposi, qualifiche, malattie). Non un’esaltante vittoria, visti anche i numerosi disoccupati e l’enorme costo per la collettività, ma di sicuro un consistente miglioramento per centinaia di lavoratori e, non meno importante, il recupero del meccanismo della trattativa che sembrava perso, tra ricatti e ultimatum. Bonanni e Angeletti invece di minimizzare, dovrebbero riflettere : o il senso di responsabilità concerne tutte le parti o produce rapporti insopportabilmente sperequati. Odioso fardello per ogni democrazia che si rispetti.