Qui ( tutto il meglio è già qui )
Mia zia ultraottantenne gioca a canasta o a ramino al mercoledì con alcune sue ex compagne di collegio. Ad altre, sparse in varie città,telefona o scrive vere lettere con busta e francobollo. In queste occasioni apparentemente futili e ripetitive – siamo in pieno zibibbo al lampo che fu – è nascosto il segreto del non perdersi di vista.
Mio padre, per lo stesso motivo, vede con regolarità e organizza viaggi con gli amici di sempre. E anch’ io, ho cercato nel tempo di preservare le storiche amicizie dalle difficoltà della vita in continua evoluzione : menage pazzesco, trasferimenti, professione totalizzante, figli da crescere, consorti e fidanzati accentratori. La relazione continuativa con un amico storico è un investimento che fa bene alla vita. Non organizzo tavoli da gioco a cadenza fissa – me ne manca il tempo – ma avere tra i piedi gente degli antichi giri, mi piace. Succede con gli amici quel che accade con i grandi amori : un cenno d’intesa e ti senti subito a casa. Senza tante storie.
Mentre le rimpatriate con vecchie conoscenze, dopo secoli di allontanamento sanno sempre un po’ di ufficio funebre, di passato che si è lasciato archiviare senza resistere e che forzatamente ritorna. Per cui la possibilità di ritrovare i compagni di studi che mi offre Facebook mi fa venire l’ittero. Tutto il meglio è già qui, come diceva quello, il resto appartenendo all’irrilevanza o allo Sciocchezzaio, l’ho mollato. Vade retro.
Il Manifesto dal suo sito nuovo di pacca, promuove il dibattito sull’utilità della comunicazione politica in rete e in particolare su Facebook. Dai blog in contemporanea si levano voci preoccupate, pare che il nuovo gioco sottragga accessi e commentatori ai siti dei diari personali. Tutti in ansia. Chi per le sorti dell’impegno politico, chi per quelle della diminuita popolarità dei propri spazi di scrittura .
Ma nell’ipotesi fondata che l’aria che tira richieda articolazione del pensiero e dunque del linguaggio, piuttosto che la rovinosa contrazione di entrambi , approfondimenti piuttosto che spot, esame delle complicanze piuttosto che elogio della semplificazione, il fatto di scambiarsi short message e facce, non mi pare interessante ne’ utile a nessuna causa. Anche sul piano personale, il metodo appare decisamente una limitazione a chi è abituato a mantenere in piedi relazioni funzionali. A meno di avere uno scopo preciso – promuovere il proprio lavoro, per esempio o altre analoghe iniziative – queste casuali liste cariche di emeriti sconosciuti, alimentano solo l’illusione di esserci e di contare ovvero di avere molti amici, ignorando che le relazioni sono un lavoro e nemmeno di quelli troppo lievi. Averli tra i piedi, come ho già detto mi piace, ma è un privilegio che non mi è piovuto dal cielo.
Lo stesso vale per la comunicazione politica. Obama ha vinto servendosi della Rete ma aveva un progetto, soprattutto si è fatto una scarpinata in lungo e in largo per il suo paese, incontrando persone, gruppi, fondazioni, imprese, raccogliendo molti quattrini che hanno consentito a lui e ai suoi, il prosieguo di quell’impresa. Poi, il senso del suo del lavoro svolto è stato raccontato in Rete, cercando di mettere ad ulteriore profitto moltiplicandolo, il valore di quell’esperienza. Poi.
Il resto, cioè tutto quello che può succedere in questi non luoghi in cui ci viene promessa comunicazione a buon mercato e socializzazione come se piovesse, ha senso solo se da qui viene trasferito fuori , stabilendo una corrispondenza tra le due dimensioni. Bene fa la sinistra ad essere in cielo, in terra e in ogni luogo vi siano esseri umani con i quali interagire. Conoscere gente nuova come cementare le vecchie amicizie e comunicare non è un problema nella vita. Basta avercela, una vita. E un messaggio. Qualcosa da dire.
Ma per tornare a noi, i luoghi vanno custoditi, richiedono cura. Annaffiate le piante, rinfrescate le tende, preparato il trattamento per gli ospiti, andrebbero riempiti di contenuti, se i mercoledì di mia zia fossero fatti di solo allestimento, sarebbero finiti da un bel pezzo. E con essi, l’occasione per trovarsi.
Gli accessi vengono meno a fronte di un procedere stanco, nella riproposizione di uno schema o di un personaggio, sempre quello : il Malinconico, l’Ironico, l’Arrabbiato, il Pensoso, l’Amorosa, il Saggio, la Tempesta Ormonale o il Ciclotimico. Fossero messe innanzi a queste pagine elettroniche le Persone e non i Personaggi, ciascuno col proprio bagaglio, la musica cambierebbe e non ci sarebbe bisogno di cambiare piattaforma per rigenerarsi.
La storia dell’interazione in Rete, del resto, è storia di migrazioni – che un po’ sanno anche di fuga – per cui, esaurito un territorio, invece di intensificare fertilizzanti e semina, in un’opera di riqualificazione costante, ci si trasferisce direttamente in altro luogo per ri-cominciare, ri-seminare, ri-coltivare e presumibilmente prepararsi ad altro trasloco, per questo la trasmigrazione su Facebook che svuota blogopoli, non mi impensierisce più di tanto.
Qui si pensa di restare, senza inaugurazioni di altre case chè di gestirne due non si ha tempo, voglia e forse predisposizione. Un po’ per la curiosità insopprimibile di vedere come se la sbroglia – ovvero dove vuole andare a parare – il Malinconico e la Pensosa, cercando nel contempo di seguire i consigli degli economisti alle imprese in tempi di crisi : investire, innovarsi, resistere. Il che oltretutto, obbedisce alla natura di chi scrive. Qui.
Illustrazione di Babi, citazioni a piene mani dall’avvocato Conte
4 pensieri riguardo “Qui ( tutto il meglio è già qui )”
Un’ analisi davvero azzeccata del fenomeno e delle sue forti limitazioni.
Io ci sto “dentro” ( come dicevo in un post) da almeno tre anni, ma solo in questi ultimi tre mesi ( durante il viaggio di Alice in Argentina) ne ho fatto un uso continuativo….
“Uso” è una parola grossa…diciamo ( in modo spiccio) che io me ne stavo “beata” con 6 amici ( le mie figlie, una loro amica, la mia amica parigina Sylvette, Sanja, la svedesina e….MAX ( ah ah ah ah ah) l’ antesignano della comunicazione-spottosa) e, esaurito il compito di guardare in diretta le 200 foto che Alice postava dalle Sierras, avevo relegato il “locus” a quello che è. Una forma veloce e superficiale di “appunti” di varia natura, vergati soprattutto da giovinetti, tipo “Pensierino della sera” e nemmeno quello, sinceramente.
Io me ne stavo beatamente alla finestra.
Non ho fatto i conti con il mio ex-mestiere….
Nel momento in cui tale Carlo Longoni ( di longa occhiata) ha “sgamato il mio nome ( nemmeno completo, ma solo siglato) e si è affacciato con un “Prooooooafffff……ma è lei?????????” è iniziato il principio della fine…
;-DDDD
Ora credo di avere sui 77 amici ah ah ah ah ma niente compagni di scuola ( i miei sono troppo vecchi e non usano Internet!!! ;-)…quasi esclusivamente ex , ma nel senso di ex-studenti…
E allora lì è un’ orgia di ” Mi ha preso un colpo, ma è proprio lei?” e lasciamo stare i pensieri nascosti ah ah ah ah
Insomma, per me è e non sarà mai nulla al di là di un semplice coup d’ oeuil mattutino….per vedere se Gabriele Chiarin ha smesso di litigare col suo nuovo Nokia o Ivan sta studiando per l’ esame di Economia ( ormai gli ex-grezzetti sono in massa all’ Università)…oppure Andrea è di nuovo single .
Diciamo un pettegalaio truccato …..altroché nuovo mezzo di comunicazione! ;-))))
Bel post, Sed!!
la futura nuora – a proposito…l’han giurato, li ho visti in Pontida, ora hanno sei mesi di tempo per convolare – mi riferiscono che comunichi con suo padre tramite FB.
Solo che abitano a cinquanta metri l’uno dall’altro.
No comment, non voglio trasformarmi in una querula denigratrice di nuore e tecnologie (che della suocera avrei un appeal speciale, da lunga pezza coltivato)
io ho provato, mi sono iscritta a FB, ma piu’ che ficcanasare in giro non mi sembra di poter fare. Sicuramente è una buona piazza per chi esercita il mestiere d’artista o quello di politico, ma per il resto non sembra esserci altro.
Come dice lilas, anche i miei compagni di scuola non si ritrovano su FB (troppo vecchi e alieni alla tecnologia).
Vecchie conoscenze ritrovate, si, una decina circa. Ma se non ci siamo piu’ visti ci sarà pure una ragione, o no? Il tutto dà l’impressione di una minestra riscaldata.
No, sinceramente non mi piace, meglio il mio vecchio blog, con i suoi tempi lenti e chi vuole commentare commenti.
Il fenomeno lo sto conoscendo, e ha una serie di pregi notevoli, primo tra tutti la semplicità della forma, prima che dei messaggi: hai tutto a portata di mano su una pagina sola.
Ho ritrovato un po’ di persone perse e sperse, ma sappiamo bene che poi ci si trova solo a quattr’occhi.
Rari sono i casi (e tu sei uno di questi, e ce ne metto giusto altri 4-5) in cui una persona conosciuta nella vita virtuale rimane virtuale nella forma ma entra nella routine, nella quotidianità.
M’è venuta una specie di metafora: Facebook è una bella libreria, ma i libri si scrivono altrove, e li si legge ancora in un altro posto.
Spero di riuscire a tornare come si deve nella mia casa preferita.
Nel frattempo, una partitina a Burraco me la farei!