The magnificent

The magnificent

Cosa sarebbe stato il neorealismo senza Anna Magnani ? E perchè, finita quella stagione , il cinema italiano con il quale aveva sempre dimostrato grande sintonia, non seppe offrirle opportunità commisurate alle sue capacità artistiche ? Solitamente si attribuisce questa rimozione alla difficoltà di strappare Anna dal clichè della popolana passionale ed aggressiva o a quel suo essere poco malleabile, qualità umana e professionale che faceva impazzire i registi e non solo. In realtà qualsiasi esperienza abbia vissuto Magnani  fuori dei confini del neorealismo, da quella teatrale a quella americana con Daniel Mann, Sidney Lumet e George Cuckor, o in Francia con Renoir o Autant Lara, dimostra  il contrario. Anna Magnani sapeva dare vita e spessore a qualsiasi personaggio, con la sua recitazione  e col suo modo d’intendere il Dramma.Ma soprattutto, impegnata che fosse , nella corsa disperata dietro al camion dei tedeschi a San Lorenzo o tra le sbarre di una prigione alle Mantellate o in testa alla rivolta di Pietralata o alle prese con le numerose sfaccettature dell’amore materno, sapeva rendersi interprete di potenti sentimenti collettivi. Magnani the magnificent, nella calzante definizione di Bette Davis,  ben al di là dall’essere  un fenomeno locale ,italiano o addirittura romano, era un’attrice che sfuggiva alle suggestioni della recitazione di scuola o di maniera ed era proprio questa sua assoluta naturalezza ed intensità a renderla Unica e  in grado di parlare al Mondo.  Al cospetto di tutto ciò, i pettegolezzi,i luoghi comuni  dei quali è ancora intrisa certa anedottica, sono poca cosa.Una parte risponde a verità, molto è inventato di sana pianta, altro ancora,è stato arricchito di particolari che via via si sono aggiunti. A saper leggere tra le righe però, anche questi antesignani del gossip, possono essere utili  ad inquadrare meglio la sua vicenda : una donna sola con il compito di crescere e far curare un figlio avuto fuori dal matrimonio, che non ha mai goduto,come spesso accadeva allora, di appoggi da parte di uomini dai quali è stata spesso utilizzata e che anzi,  in qualche caso ha contribuito lei stessa a rendere importanti.Tutto questo, accadendo negli anni 40 e a seguire,non poteva non poggiare su una determinazione forte fino alla durezza,su una necessità di prendere in mano la propria vita e incanalarla verso le realizzazioni che si era prefissa.

Oggi a trent’anni dalla morte,c’è chi per ricordarla si accontenta ancora di raccontare i suoi amori ,le scenate di gelosia,gli scontri sul set come tratti negativi di un’attrice per la quale essere se stessa,in tutti i momenti della vita,è stato patrimonio irripetibile della sua personalità.

Luca Magnani da Ciao Anna edizioni interculturali

Mi sono chiesto più volte come abbia fatto Anna a vivere nella società e a restare allo stesso tempo così libera dalle sue convenzioni.Era la donna più anticonvenzionale che ho conosciuto nell’ambiente professionale e fuori.Ritengo che la sua onestà fosse assoluta.Non mostrava mai alcuna mancanza di sicurezza,alcuna timidezza nelle relazioni con il mondo in cui viveva mescolandosi con gli altri senza complessi.Guardava chiunque si trovasse davanti ben dritto negli occhi e per tutto lo splendido periodo in cui siamo stati amici non udii mai una parola fasa sulla sua bocca.

Tennensee Williams

Marinella

Marinella

Accadde a Marinella Cammarata quel che succedeva , e in molti casi ancora succede, ad ogni donna che, vittima di stupro, denunzi i suoi aggressori. La notte del 7 di marzo 1988 , in piazza dei Massimi a pochi istanti da piazza Navona, Marinella fu violentata da tre balordi, peraltro colti, casualmente, in flagrante da un carabiniere. Di lì ( e nonostante la testimonianza del carabiniere) cominciarono le stazioni del suo calvario. Prima la stampa che oltre a setacciare la sua vita privata, non esitò,a proposito della violenza subita, ad insinuare il dubbio della consensualità, poi il processo con il solito carico di umiliazioni per la vittima che spesso diventa accusata ed infine la condanna a quattro anni di reclusione per gli stupratori.Troppo mite, si disse. Intanto Marinella, pur affiancata dal Movimento Femminista sia nel percorso legale che in quello  riabilitativo, non ce la faceva più a vivere. Aveva due figli, un posto di lavoro ma niente e nessuno fu in grado di restituirle speranza. Nemmeno quelle manifestazioni contro la violenza, alle quali puntualmente partecipava, riuscirono ad attenuare il suo senso di solitudine. Le vittime di stupro, comprensibilmente  smarriscono il  senso di fiducia nel prossimo, la capacità di relazione si assottiglia e a questo molto spesso si aggiunge un senso di inconscia  colpevolezza per aver esposto se stessa ad un rischio tanto grande. Precipitare in uno stato di orribile prostrazione è  quasi inevitabile. Cominciò per Marinella una china dolorosa, fu ricoverata in una clinica e imbottita di tranquillanti. Una volta dimessa,  continuava a presentarsi all’ospedale in cui  era stata soccorsa dopo la violenza, sempre a quell’ora,  e quasi in stato di trance, denunciava lo stupro. Sempre quello.  Il processo di appello si celebrò il 23 novembre del 1988  e la beffa si unì al danno quando quei colpevoli ,furono lasciati a piede libero dopo aver scontato solo in minima parte, la pena inflitta.Tre giorni dopo Marinella si lasciò morire in un ospedale dove era stata ricoverata per polmonite.

Le Realtà che si riferiscono alla Casa Internazionale delle Donne  di Roma non scendono in piazza l’8 marzo perchè, come può leggersi nel Comunicato dell’AFFI ,con Giuliano Ferrara e con il suo movimento non si vuol  condividere nemmeno una data, ne’ parteciperanno al corteo sindacale di domani alle 14. Oggi pomeriggio invece alle 18,30  in Piazza Navona,daranno vita ad una manifestazione contro l’Impunità. Nel nome di Marinella Cammarata.

Chi le ha viste ( ma quando arrivano le ragazze?)

Chi le ha viste ( ma quando arrivano le ragazze?)


Qualcuno si è accorto che nel gruppo parlamentare di Rifondazione, la metà degli eletti era donna? Preso dall’ansia di spiegare come la questione delle quote, non potesse in alcun modo riguardare il suo, quanto a presenza femminile, evolutissimo partito, Fausto Bertinotti , ieri sera ospite di Gad Lerner, ha finito col segnare un candida autorete . In effetti se  non se ne è accorto nemmeno chi sapeva, figuriamoci gli altri. Come si sarebbe,del resto, potuto? Forse che la questione Lidia Menapace VS De Gregorio in Commissione Difesa , è stata risolta con le dovute maniere? Forse che Bertinotti , Migliore, Giordano o Caruso si sono fatti di un solo millimetro da parte per consentire alle loro compagne di partito, non dico un ministero o una delle cariche istituzionali in ballo ma  chessò…la presidenza di una commissione, la relazione di una legge, un quarto d’ora di visibilità? Stendiamo un vel pietoso . Speravamo, anzi ci eravamo messe al lavoro, per rifarci con questa nuova tornata elettorale. E infatti mai come questa volta siamo state richiestissime. Manco dovessero organizzare una balera tra Montecitorio e Palazzo Madama e  fossero in ambasce per la riuscita dei giovedì del valzer .Ogni ragazza dabbene ha avuto da scartare minimo un paio di offerte di candidature in improponibili collegi nel Lombardo Veneto o in realtà di confine o , a scelta,  ai confini della realtà . Tutti ci vogliono . Peccato che nessuno voglia togliersi di mezzo e nonostante i ben centotrenta uscenti dalle liste ex DS e Margherita (da non riconfermerare) ,il bilancio non è esaltante. Si sarebbe potuto  mettere a profitto uno degli aspetti più incresciosi di questa legge elettorale,volgere in positivo  l’assoluta discrezionalità dei partiti di decidere gli eletti. Invece niente. Oltre il 40% di donne sono sì nelle liste del PD ma eleggibili alla fine saranno assai meno del 30%. Sono d’accordo con Franceschini quando riferendosi al lavoro fatto intorno alle candidature, parla di grande opera di rinnovamento : dentro le liste c’è pochissimo apparato, molta società civile, molti talenti, molti giovani, molti generali, molti operai, molti imprenditori ma donne ancora poche. Certo,scelte andavano operate:  è  lecito chiedersi se Giovane significhi automaticamente Nuovo e magari anche se Donna sia sempre Bello. Ma non è un po’ tardi? Non si sarebbero dovute forse colmare, e in tutta fretta, voragini ,riannodare fili , smetterla una volta per tutte, di perdere treni? Non chiedevamo uno sforzo in più. Volevamo un atto di coraggio e di riconoscenza.  Altrove, negli altri partiti cioè, non va meglio e questo nemmeno può consolare  . Chi non ha grandi chances ,  cala l’asso della signora come designato premier (gran spolvero e idea di rinnovamento, assicurato con modica spesa).Chi ha da rinfrescare una lista, piazza una bella figliola in cima. Chi ha da riequilibrarne un’altra lascia scivolare in coda  un nutrito drappello di fanciulle. L’idea delle donne in politica va diffondendosi ma mostra gli stessi connotati tristi dell’idea che si vorrebbe attuare delle  donne nella società : elementi decorativi. Così alla vigilia dell’8 marzo del quale quest’anno si celebra il centenario , meglio sarebbe non tirare le somme : siamo troppo poche a lavorare, meno ancora nei posti chiave e sempre costrette a montare la guardia a Dignità e Conquiste. Ovunque noi siamo.Che strazio.

Quante storie…( se otto milioni vi sembran pochi )

Quante storie…( se otto milioni vi sembran pochi )

tricarico

Primum Auditel . Ma non avendo ancora imparato a coniugare la qualità con il box office, si rimane nella terra di nessuno con un contenitore ibrido, non dissimile da quelli che la televisione somministra abitualmente. Con la bionda e con la mora, rintanate nei rispettivi ruoli, che convivono col fischio di De Andrè, la coreografia di Gino Landi  con i licenziati e le mise di Ferrè (negli unici due abiti della collezione in cui cita Capucci) con i precari, più una valanga di messaggi edificanti, una consistente dose di luoghi comuni vecchi e di ultimissimo conio e molti spot . Niente di male, in fondo il potpourri apparentemente sconclusionato è la ricetta che sta alla base di Blob, ma in quel caso  il motore è la satira e il filo conduttore un montaggio fortemente allusivo.Qui invece ci si prende sul serio . Ad ogni buon conto  per essere uno spettacolo che poggia su una formula antiquata  e che nonostante tutti gli sforzi e gli ammicchi, si destina ogni anno di più, ad un pubblico anzianotto, gli otto milioni di telespettatori  che diventano dieci, quando l’Irregolare si ammanetta per cantare fuori concorso,non sono poi una gran tragedia.Raccolta pubblicitaria stimata in quaranta milioni , da ricontrattare o compensare per il futuro, a parte La televisione generalista è morta (da un bel pezzo) come ci viene ripetuto , ma non sarà il Festival a seppellirla definitivamente. In tutto questo, la musica si comporta come può, perso il suo ruolo centrale, procede per conto proprio, qualche lampo, qualche caduta ,un po’ di premi. Al solito. Salvo che in televisione la ripetitività uccide più che altrove, tra una settimana tutto sarà dimenticato così si potrà procedere a designare il prossimo innovatore o a confermare chi già c’è ( è indifferente). A meno che non si voglia cominciare a falcidiare dalla prima fila, giù in platea ( non sarebbe indifferente).

Se l’Evento non c’è (meglio inventarlo)

Se l’Evento non c’è (meglio inventarlo)

Qui non si è guardato Sanremo non già perchè si sia esclusivamente dediti ai quintetti d’archi, alla Qualità Totale, o all’ascolto di  performances di sceltissime avanguardie, ex o in carica che siano (tutto cambia meno l’avanguardia). Ne’ si è totalmente insensibili al fascino del Nazional Popolare da Vola – colomba – bianca – vola – diglielo – tu, ai giorni nostri. Semplicemente da tre giorni tre, per motivi di servizio , si torna a casa, troppo tardi alla sera, giusto in tempo per il Dopofestival di Elio e le Storie Tese, pregevole anzichenò quantunque le speranze che il match Luzzatto Fegiz vs Cutugno portasse all’annullamento totale dei contendenti, siano durate l’espace d’un matin. Pace (pubblica!) fatta tout de suite come da protocollante Costume Nazionale.Che amarezza. Essendo però discretamente interessata alle sorti  della tripletta Tricarico – Cammariere – Gazzè e libera per tempo in serata , provo ad allestire il desco e l’apparecchio televisivo per amici egualmente desiderosi capire perchè se, come tutti dicono, L’ Evento non c’è , se ne parli tanto, ovvero perchè il calo di ascolti sia più analizzato, discusso e rilanciato di quanto quel  terzo di elettori, probabili astenuti nel voto di aprile, meriterebbe .Ovviamente non sarà questo il vero piatto forte della serata ma, da domani si potrà conoscere anche il parere della Tenutaria sul Festival 2008 . Manca solo quello, a quanto sembra.

Nell’illustrazione l’avanguardista Faithfull Marianne in concorso a Sanremo nel 1967 con il brano ” Quando ballai con lui ” il cui testo, per decenza, si evita di riportare