Un'oscura marmaglia

Un'oscura marmaglia

frammento

Il post su Coda di Lupo me lo ha suggerito il ritrovamento di questa scritta, il contenuto della quale,conoscevo / conosco a memoria.Impressa sui muri della Sapienza,comparve qualche mese prima della fine.Non c’è il  trionfalismo ne’ l’allegria dei primi momenti e un vago sentore di fallimento – forse tra qualche giorno ce ne andremo –  si avverte evidenziando uno dei molti errori : l’aver accettato lo scontro ma l’essersi  lasciati imporre via via il terreno, per assenza di strategia.L’ultima frase è incompleta,s’intravedono infatti i punti di sospensione…..chi c’era può completare il concetto.

(a chi ci ha creduto e non c’è più)

..e al dio senza fiato non credere mai (Coda di lupo)

..e al dio senza fiato non credere mai (Coda di lupo)

De Andrè 1977Quando ero piccolo m’innamoravo di tutto
correvo dietro ai cani e da marzo a febbraio
mio nonno vegliava sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei e sui fatti tuoi
e al dio degli inglesi non credere mai.

quando avevo duecento lune e forse
qualcuna è di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in “Coda di Lupo”
cambiai il mio pony con un cavallo muto
e al loro dio perdente non credere mai.

E fu nella lunga notte della stella con la coda
che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a cena
era sporco e pulito di sangue e di crema
e al loro dio goloso non credere mai

E forse avevo diciott’anni e non puzzavo più di serpente
possedevo una spranga un cappello e una fionda
e una notte di gala con un sasso a punta
uccisi uno smoking e glielo rubai
e al dio della Scala non credere mai.

Poi tornammo in Brianza per l’apertura
della caccia al bisonte
ci fecero l’esame dell’alito e delle urine
ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
“Per la caccia al bisonte” – disse – “il numero è chiuso”
e a un dio a lieto fine non credere mai.

Ed ero già vecchio quando vicino a Roma
a Little Big Horn
capelli corti generale ci parlò all’Università
dei fratelli tute blu che seppellirono le asce
ma non fumammo con lui non era venuto in pace
e a un dio fatti il culo non credere mai.

E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
che ho imparato a pescare con le bombe a mano
che mi hanno scolpito in lacrime sull’arco di Traiano
con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
ma colpisco un po’ a casaccio perché non più memoria
e a un dio senza fiato non credere mai.

Il dio degl’inglesi,il dio perdente,il dio goloso,il dio della Scala,il dio a lieto fine,il dio fatti il culo e –  il più terribile di tutti  – il dio senza fiato, epilogo e sollecitazione  in ogni strofa,   rappresentano gl’inganni e le trappole tese sul cammino esistenziale di Coda di Lupo  che s’innamorava di tutto.Il bel testo di De Andrè è tratto dall’album Rimini ,la canzone  è un archetipo – per dirla con Massimo Bubola che ne è il coautore – della Domenica delle Salme.Decodificarne la metafora è piuttosto semplice, come pure sono visibili i riferimenti alla resistenza,al partito comunista alle prime proteste e agli indiani metropolitani ma alla fine di tutto  è soprattutto in quel dio senza fiato – cioè senza speranza – che solitamente si accompagna alla sconfitta che non si deve credere mai. 

Quaranta

Quaranta

sgt pepper

Festeggiamenti e gran spolvero di cover band,auditorium in pompa magna e collegamenti esterni ,per i quarant’anni dall’uscita del LP dei Beatles, Sgt Peppers Lonley hearts club band  nella minuziosa copertina del quale, a distanza di decenni, ancora mi perdo.

Commenti Zero

Commenti Zero

Zero Comments

Tracciando una teoria generale dei blog e dei social network traspare l’emergere di una cultura narcisista, decadente e nichilista, destinata a sgretolare un’industria dell’informazione e dell’intrattenimento ormai al capolinea.Questo, il piatto forte servito da Zero Comments, libro di Geert Lovink ,teorico olandese e critico della Rete presso l’Institute of Network Cultures di Amsterdam.Ora, con avvertenza che nichilismo è un termine che va inteso non nel senso di assenza di significato, ma di riconoscimento di una pluralità di significati, Lovink sostiene che l’aspetto nichilista emerge quando questo tipo di comunicazione si confronta con quello dei media mainstream che ancora rivendicano di rappresentare il loro pubblico. I blogger non rappresentano altro che se stessi. E in questo senso livellano, azzerano le strutture centralizzate di senso. Le autorità, dal Papa ai partiti alla stampa, non influenzano più la nostra visione del mondo. Sempre più persone si allontanano dai ‘vecchi media’ quando sono alla ricerca di senso, informazione, intrattenimento.Mi fermo qui, anche se sono affascinanti le  ipotesi sul blogroll come strumento che riesce ad esprimere solo accordo, o quelle sul software che,lontano dall’essere un semplice  dettaglio, adeguatamente strutturato, favorisce una maggiore interazione. Devo dire però  che durante tutta la lettura mi è stato difficile rinunziare a  continui riferimenti alla realtà, così come la conosco io,la quale è senz’altro riconducibile a qualcuna delle osservazioni del libro ma che parla anche di blogger che utilizzano in massima parte , i media mainstream, che non è tanto la diffusa autoreferenzialità a infastidire (tutte le comunità un po’ lo sono) piuttosto  il meccanismo di autosegregazione e conflittualità per il quale  ci si frequenta solo tra chi è già d’accordo, generando fenomeni di groupthink, il meccanismo psicosociale che impedisce non solo di capire ma persino di vedere un punto di vista diverso dal proprio.Non si argomenta per convincere ed ascoltare ma si esibiscono certezze.E’ il risvolto negativo dell’eccesso di identità che mentre rafforza una comunità erige barriere  contro chi non ne fa parte, siano essi tifosi di calcio,che appartenenti ad una medesima regione, per finire a quelli con la pelle di un altro colore.Tutto questo fa dei blog luoghi di cinguettante consenso, di citazioni reciproche che diventano costruzione di reputazione in un universo ristretto.L’esatto opposto dell’intento originario di Internet :  non parlare per parlare ma parlare in una sorta di interazione aperta,in cui ci si accapiglia pure, ma allo scopo di cambiare lo stato delle cose.

 

 

Disamore (gomitate)

Disamore (gomitate)

Il dato più rilevante è nell’astensionismo ,in parte annunciato dai dibattiti recenti su sprechi e inefficacia dell’azione di governo che lasciando inalterate questioni dirimenti e bisogni, delude ogni aspettativa.Sbaglierò, ma la rinunzia al voto, questa volta, sembra  venire da parte di coloro i quali hanno più creduto in quella intensa stagione di riforme che non si sono potute o non si sono volute fare.Io credo che il difetto di comunicazione –  se sappia o meno la sinistra parlare al Nord o alle classi più agiate – qui c’entri poco : se torna a vincere la Lega significa che gli elettori hanno ritenuto esaustive le loro risposte su tasse, legalità, sicurezza e immigrazione.In quei termini,con quegli argomenti, la sinistra non potrà mai esprimersi.Poco importa poi, se la legge più inutile e dannosa mai licenziata – la Bossi Fini – abbia prodotto più clandestini che altro e poco importa se nelle città già governate da quegli amministratori,la vivibilità sia in fondo alle apposite tabelle e la sicurezza una chimera.La sinistra perennemente alle prese con i propri dissidi interni, offre di sè un’immagine d’incertezza che è perdente rispetto alla franchezza provocatoria,ai toni ruvidi e decisionisti delle campagne della destra.La volontà degli elettori va rispettata e infatti quel che più preoccupa non sono i voti conferiti alla destra ma è il disamore di chi è rimasto a casa.Non sarà stata la spallata ma una gomitata nello stomaco sì e non sono gli elettori di Monza,Verona o Vercelli che l’hanno assestata ma la delusione degli astenuti.Restituire loro la fiducia dovrebbe essere al centro delle future riflessioni degli addetti,speriamo sia così.