Lo stadio è diventato una metafora delle tensioni sociali e dei conflitti del nostro tempo, in un contesto in cui si sovrappongono suggestioni ideologiche, conflitto di classe, sfogo individuale e senso d’impunità. Un luogo extraterritoriale governato da un forte senso dell’omertà e da una radicata convinzione d’impunità.
Non è il passaggio chiave di un pamphlet sugli ultras ma lo stralcio dell’Ordinanza applicativa di custodia cautelare che ha disposto carcere e arresti domiciliari per una quarantina di persone implicate nei fatti di Pianura del gennaio scorso. Intendiamoci, le considerazioni generali possono riguardare qualsiasi stadio in una qualunque città, connessioni politiche e malavitose incluse. Tuttavia, in questa circostanza, l’aggravante – ma non è solo il piano giudiziario che interessa – riguarderebbe da una parte, la presunta regia degli episodi di violenza, a cura di esponenti del governo e dell’opposizione nella città, quindi una presenza bipartisan che lungi dal significare trasversalità nella tutela del bene comune, lascia intuire tutto l’opposto e cioè una ricerca del consenso e dell’interesse privato così smodata da travalicare ogni uso costumato del proprio ruolo istituzionale, fino a scatenare la guerriglia pur di perseguire i propri scopi, e, dall’altra, la bieca strumentalizzazione di legittime istanze di cittadini che in buona fede hanno inteso manifestare il proprio dissenso . Va detto però, che le varie sigle demenziali, Niss o Teste Matte che fossero, non furono a Pianura, presenze misteriose e sotterranee, ma attive sul campo ufficialmente, cioè con l’intero visibile armamentario di slogan e striscioni teorizzanti comportamenti esiziali. Oggi sappiamo, grazie alle indagini, a chi presumibilmente era affidata la movimentazione delle truppe, ma già da allora , qualcosa non era del tutto chiaro, giacchè diffficilmente le famiglie in lotta con i ragazzini al seguito, sequestrano i bus per farne falò. Nè ingaggiano scontri con la polizia. Responsabilità della gestione impolitica del movimento di Pianura che come altri consimili, non è stata in grado di isolare i violenti e i mestatori. Ma anche di un’opinione pubblica territoriale che tende a banalizzare qualunque ipotesi di connessione con la criminalità, ovvero a operare costanti rimozioni circa i possibili intenti edilizio-speculativi, che poi spesso si rivelano essere il vero motore di certi falsi antagonismi. La discarica, una delle tante spine nel fianco del governo Prodi, infine non è stata riaperta. Buon per i cittadini di Pianura. Ma a quale prezzo? Beh forse questo ce lo sapranno dire i cittadini di Chiaiano, tra breve. Vale la pena di leggere le considerazioni che sostengono l’Accusa nell’ordinanza di cui sopra. Parole avvertite, limpide ma durissime come difficilmente capita in simili documenti, realizzano il contesto di cui i reati ascritti sono il naturale esito :
Al consigliere dell’opposizione e all’assessore con delega alla protezione civile –devastazione, per aver sistematicamente incoraggiato, sostenuto e diretto azioni di forza violente, rispondendo a logiche di propaganda e a interessi speculativi contigui alla camorra –
Al resto degli indiziati : Devastazione Scontri di piazza pilotati per acquisire consensi e speculare sugli immobili nell’ambito di un disegno criminale sostenuto da esponenti dei clan Varriale
Agata! Era il grido di battaglia degli ultras di Pianura prima degli assalti. E’ l’unica concessione al folclore del quale ieri erano, come di consueto, stipati gli articoli sulle gazzette, che credo, lecita. Agata ! Non vuol dire nulla, o meglio nessuno sa cosa voglia dire. Ha, secondo me, una strana asonanza col grido dei musulmani che dedicano il colpo di mortaio, la decapitazione, l’autoesplosione al loro padreterno – Allah Ackbar – loro, lo pronunciano contraendo le vocali, ma sono congetture probabilmente suggeritemi da qualche vaga analogia con le circostanze in cui viene urlato. Appena prima dell’azione. Nell’insensatezza di tutto, questo grido surreale sancisce la misura di una situazione altrettanto surreale : Chi in una sorta di war game, chi nell’esercizio plateale di un potere ( sono davvero tutti uguali i toni nelle intercettazioni) che rispetto al vero potere di chi muove i fili è ridicolmente insignificante, mentre lo scarto che c’è tra quei toni da feldmaresciallo e l’effettivo danno prodotto alla collettività, è pura tragedia. Chi incarna contestualmente il ruolo di capo del governo e quello di capo della banda. E in questa discrasia oltre che la propria schizofrenica doppiezza, realizza l’ incapacità di adeguarsi ad un solo ruolo : o quello di chi governa (e rischia) o quello chi si oppone (e rischia). Chi in buona fede, costoro ha eletto e si è impegnato in una battaglia per la vivibilità e la salute e che non merita di essere, come la metti, la metti, turlupinato. Chi ci ha rimesso la faccia, la credibilità e il consenso onestamente acquisito. E infine chi davvero vorrebbe raccontare un’altra storia. Agata!