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Tag: La fabbrica del cinema

Giù le mani

Giù le mani

Juno (ovvero Giunone) , piccoletta e tosta, con maglioni di forma  indefinita, jeans più kilt, sneakers, leggings e tutto il resto del corredo dell’adolescente ribelle ivi compresa una certa sfrontatezza , l’allegria e il bel piglio determinato che ogni libera scelta comporta. Quando l’abbiamo vista l’autunno scorso, nessuno avrebbe pensato che sarebbe potuta diventare la bandiera di una qualsiasi battaglia ma che fosse solo l’espressione di una nuova sensibilità di cui il  cinema americano,peraltro, ci stava già raccontando con  Waitress o Molto incinta  tutte storie di impreviste gravidanze con nessuna voglia di abortire. Niente nell’universo di Juno parla di fondamentalismo o di cupe battaglie per la vita, tutto è naturale nella non accettazione della logica dell’interruzione di gravidanza  ma nemmeno di quella del ricatto dell’istinto materno a tutti i costi. Bella sceneggiatura di  Diablo Cody, una donna che sa.

Juno è un film di Jason Reitman. Con Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Olivia Thirlby, Allison Janney, Rainn Wilson, J. K. Simmons. Genere Commedia, colore 92 minuti. – Produzione USA, Canada, Ungheria 2007. – Distribuzione 20th Century Fox

In mid career ( e scusa se è poco )

In mid career ( e scusa se è poco )

Lui , i personaggi dei suoi film, prima  li disegna , un po’ come faceva  Fellini con la Saraghina o la Gradisca. Il tratto è bello nitido, entusiasta,  i colori brillanti e accanto ad ogni figurina, in tutto e per tutto somigliante all’attore cui sarà destinata quella  parte, annotazioni e freccette puntate su  particolari – colorazione innaturale –  e la freccetta è orientata  su  una coda di cavallo biondo periferia di tutte le città – piercing al belico – (Livorno Livorno) – tatoo tribale tipo Michelle Huntzinger – e vai su un  braccio esile –  e poi ancora – borse sotto gli occhi – e finanche, meticoloso come si conviene ad un regista che tutto vede e al quale nulla potrebbe sfuggire – neo sopra le labbra –  Là.. ecco definita nel miglior modo possibile,  tal  Sonia ragazza madre,  impiegata in un call center . Sartoria, trucco e acconciatori  possono dirsi a metà dell’opera. Ma  Lui , non è abile solo a disegnare , è gaiardissimo  pure con la scrittura. Dice una delle sue attrici preferite, ed è vero,  che i suoi copioni sono pagine di letteratura. Che volemo de più? Niente. Magari solo avvertire che Lui  è Paolo Virzì e che chi scrive ama molto il suo Modo di fare Cinema. Anche agli americani, del resto,  non dev’essere sfuggita la cifra di un talento che si percepisce generoso in ogni sua manifestazione  se il Moma di New York,  ha allestito una mostra – Paolo Virzì in Mid-Career – dei suoi film,  tutti meno l’ultimo su Napoleone, ma solo perchè era in programmazione nelle sale . Nessuna meraviglia dunque  e  in forza della stessa ragione per la quale  se si volessero spiegare a chi non sa, vicende del nostro Paese quali la dismissione delle acciaierie di Piombino o definire il clima che ha spianato la strada a Berlusconi ovvero quanto sia senza scampo la trasversale crudeltà di certi ambienti borghesi differentemente orientati  o ancora  quanto subdolamente seducente sia la  Logica del Tiranno, sarebbe decisivo, per una migliore comprensione, mostrare i film di Paolo Virzì che di tutto ciò raccontano,  senza nulla omettere , semplicemente attraverso l’evolversi di piccole ma emblematiche storie.

Un grande cartello pubblicitario –  Pellizza da Volpedo, il Quarto Stato – in una rivisitazione interpretata dagli attori del film  Tutta la vita  davanti  suggerisce –  e so anche perché –  un ‘Idea di Futuro, quella attuale,  resa irriconoscibile da radicali stravolgimenti socio economici. Per questo una qualsiasi Rappresentazione del Presente non può prescindere dall’indagine sulle  Ricadute che  questa epocale mutazione  ha comportato : una Precarietà che diventa condizione esistenziale di individui e collettività, che tracima e dilaga contaminando qualsiasi settore . Vittime e carnefici in questo film, a ragione definito corale, sopraffatti dalla vita, sconfitti sin nelle aspirazioni più elementari , sono costretti a rimanere a galla nemmeno nella prospettiva di un contratto a termine ma per l’ottenimento del punteggio, del risultato, del premio . E mentre si consuma questa sorta di dramma generale del lavoro in cui centrali sono la Prestazione e la Gara, l’atmosfera è tutta un risuonare di canzoncine incentivanti , di applausi e riconoscimenti a quello che ha raggirato il maggior numero di vecchiette rifilando  loro  inutili elettrodomestici. Il film si apre con il sogno della protagonista :  un mondo danzante che saltella al ritmo della musichetta del call center dove lavora e si chiude con un’ immagine di recuperata e vera serenità. In mezzo il racconto di un universo senza regole e certezze che in una lenta progressione di cinismo e crudeltà genera disperazione e follia. Salvi saranno solo quelli che avranno saputo far prevalere un briciolo di coscienza e di integrità : il sindacalista irriso da tutti e la laureata in filosofia che riesce a recuperare una visione più realistica delle cose. Si è scritto di  citazioni da I Compagni di Monicelli, o da Viale del Tramonto di Wilder e in definitiva di quale strumento irrinunziabile d’indagine sociale sia  la commedia e quale ruolo abbia svolto in passato, la commedia all’italiana in particolare . E’ tutto vero, ma altrettanto importante è mettere in luce, più che l’eredità acquisita,  il tratto originale dell’Erede che qui realizza un film politico adottando registri comprensibili e alla portata di tutti. Attori bravissimi, a loro agio e  in grande spolvero, perfettamente tratteggiati . Eccezionale Sabrina Ferilli nel ruolo (ingrato) della donna in carriera, abbigliata fetish – dominatrix , forse il più drammatico fin qui interpretato..

Tutta la vita davanti è un film di Paolo Virzì. Con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti. Genere Commedia, colore 117 minuti. – Produzione Italia 2008. – Distribuzione Medus

Complici Chet Baker e Summertime

Complici Chet Baker e Summertime

Al festival di Cannes esiste un premio che si chiama  Coup de coeur . Bikur Ha-Tizmoret – titolo italiano  La banda –  opera prima del  giovane regista israeliano Eran Kolirin , lo scorso anno ha partecipato alla sezione Un Certain Regard, aggiudicandosi a pieno titolo quel riconoscimento

Forse la banda musicale egiziana che sbarca a Telaviv per suonare all’inaugurazione di un centro culturale arabo e che per un banale errore di pronunzia, finisce in una piccola città isolata  nel deserto, si ritrova in un territorio estraneo più che ostile. Se però insieme alla necessità di comunicare entrano in campo l’empatia, il senso dell’umorismo e la musica, la storia prende tutta un’altra piega.

Ci saranno così scambi di confidenze tra la proprietaria dell’unico ristorante e il colonnello egiziano e finanche una sorta di education sentimentale  che il bellone del complesso musicale impartisce al  giovane imbranato del villaggio. Più che il messaggio di fratellanza che comunque è presente e non stona, il film è molto arguto e attento nell’indagine dei rapporti tra i personaggi. Per tutto il tempo mi sono tornate alla mente le parole di Yehoshua che ha definito il popolo israeliano stufo  ( ha detto proprio così) di guerra e difficili convivenze. In quelle espressioni ho ritrovato intero il desiderio del regista di fuggire  dal paradigma del conflitto per liberare un immaginario ironico, seduttivo, lontano dall’intransigenza che soffoca le culture.Omaggio del giovane regista al cinema egiziano di qualche tempo fa , a Omar Sharif  e Fatem Hamana e alle dolenti melodie di Om Kalshoun.Non perdete questo piccolo gioiello del nuovo cinema israeliano.

 

La banda è un film di Eran Kolirin. Con Sasson Gabai, Ronit Elkabetz, Saleh Bakri, Khalifa Natour. Genere Commedia, colore 90 minuti. – Produzione Israele, Francia 2007. – Distribuzione Mikado –

Contro le sbranate e il meteo…

Contro le sbranate e il meteo…

…e i successivi pentimenti , meglio saltare a piè pari l’abbacchio a scottadito e infilarsi in una ( due,tre..) sale cinematografiche. Senza troppo concedere, in termini di rivalutazione ( jamais ) al multiplex con quegli schermucci da figurine Panini ma approfittando degli indubbi vantaggi offerti dalla modernità. Se fuori c’è il nubifragio, è comodo, dopo aver stazionato nella prima , avere una seconda ed una terza sala da visitare…soprattutto se in una delle tante c’è …Cover Boy

 

Il precariato non ha nazione, si potrebbe dire e così se parti da Bucarest per sfuggire ad una condizione d’incertezza e instabilità , sbarchi a Roma e trovi le stesse difficoltà di sopravvivenza. Magari rese più drammatiche dalla mancanza di documenti o dall’offerta di lavori alienanti e mercificanti : il ragazzo copertina appunto . Film non banale e meno che meno retorico che tra l’altro affronta le sfumature dell’amicizia virile con una tal dose di realismo, da rendere inopportuna ed ingombrante  la presenza di qualsiasi personaggio femminile s’insinui nella trama. 

Azzeccata definizione del backround del ragazzo romeno attraverso le immagini della caduta di Cesaucescu .Splendida e commovente la citazione pasoliniana – il film è girato al Mandrione – espressa dalla corsa sullo stradone che delimita la periferia. Un lavoro che arriva in ritardo per le solite difficoltà di finanziamento ma che ha guadagnato il tempo perduto col pieno di riconoscimenti e premi ottenuti in oltre venti festival. Sempre lodevoli sono poi, i tentativi di far conoscere la cultura romena per quel che è, molto più vicina alla nostra di quanto pensiamo.

Cover Boy è un film di Carmine Amoroso. Con Eduard Gabia, Luca Lionello, Chiara Caselli, Francesco Dominedò, Gabriel Spahiu, Luciana Littizzetto. Genere Drammatico, colore 97 minuti. – Produzione Italia 2006. – Distribuzione Istituto Luce –

Before the devil…

Before the devil…


Before the devil knows you are dead  titolo originale del film Onora il padre e la madre,  è un tipico brindisi  irlandese. “Possa tu andare in paradiso mezz’ora prima che il diavolo venga a sapere della tua morte”.


Ma di paradiso manco l’ombra in questa storia in cui invece il diavolo sembra insinuarsi ovunque. In quanti modi si può raccontare il delitto con e senza castigo, l’imperscrutabile casualità che rovescia i destini di intere famiglie, l’autodistruzione ,la frantumazione dei rapporti? Non moltissimi dopo i maestri Bergman, Hitchcock, Visconti.. Qui Lumet risolve brillantemente il problema della grafia convenzionale che spesso sottrae fascino e mistero alle storie. Destrutturare un racconto evitando la noia del susseguirsi consueto – A B C – senza tregua, dal prologo all’epilogo, in un ritmo senza suggestioni ne’ sorprese ,non significa necessariamente ricorrere ai flashback .Qui il tema narrativo è  un puzzle dove passato e presente coesistono e s’incastrano per tracciare il quadro di una spaventosa catastrofe familiare. La narrazione si spezza e si ricompone mescolando le parti, agganciandosi di volta in volta allo sguardo dei protagonisti che da angolazioni diverse,  aggiungono a poco a poco informazioni e verità.Quale modo migliore per raccontare di perverse dinamiche famigliari? Un po’ tragedia greca, un po’ dramma  shakeaspeariano, comunque un film provocatorio, su empietà filiale, revanches , risentimenti, fallimenti e perdita di valori . L’ottantaduenne Sidney Lumet offre una pregiata lezione di stile, per un film innovativo quanto a tematiche , perfettamente in linea con le ultime tendenze Hollywoodiane.Una stagione in cui il delitto  non paga, sta per chiudersi negli Stati Uniti.Il cinema puntualmente ne racconta l’ orribile pregresso registrandone il declino.Bravissimi gli attori. Fantastica (al solito) Tomei.

Before the Devil Knows You’re Dead è un film di Sidney Lumet. Con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei, Aleksa Palladino, Michael Shannon, Amy Ryan, Sarah Livingston, Rosemary Harris. Genere Drammatico, colore 117 minuti. – Produzione USA 2007. – Distribuzione Medusa