Lui , i personaggi dei suoi film, prima li disegna , un po’ come faceva Fellini con la Saraghina o la Gradisca. Il tratto è bello nitido, entusiasta, i colori brillanti e accanto ad ogni figurina, in tutto e per tutto somigliante all’attore cui sarà destinata quella parte, annotazioni e freccette puntate su particolari – colorazione innaturale – e la freccetta è orientata su una coda di cavallo biondo periferia di tutte le città – piercing al belico – (Livorno Livorno) – tatoo tribale tipo Michelle Huntzinger – e vai su un braccio esile – e poi ancora – borse sotto gli occhi – e finanche, meticoloso come si conviene ad un regista che tutto vede e al quale nulla potrebbe sfuggire – neo sopra le labbra – Là.. ecco definita nel miglior modo possibile, tal Sonia ragazza madre, impiegata in un call center . Sartoria, trucco e acconciatori possono dirsi a metà dell’opera. Ma Lui , non è abile solo a disegnare , è gaiardissimo pure con la scrittura. Dice una delle sue attrici preferite, ed è vero, che i suoi copioni sono pagine di letteratura. Che volemo de più? Niente. Magari solo avvertire che Lui è Paolo Virzì e che chi scrive ama molto il suo Modo di fare Cinema. Anche agli americani, del resto, non dev’essere sfuggita la cifra di un talento che si percepisce generoso in ogni sua manifestazione se il Moma di New York, ha allestito una mostra – Paolo Virzì in Mid-Career – dei suoi film, tutti meno l’ultimo su Napoleone, ma solo perchè era in programmazione nelle sale . Nessuna meraviglia dunque e in forza della stessa ragione per la quale se si volessero spiegare a chi non sa, vicende del nostro Paese quali la dismissione delle acciaierie di Piombino o definire il clima che ha spianato la strada a Berlusconi ovvero quanto sia senza scampo la trasversale crudeltà di certi ambienti borghesi differentemente orientati o ancora quanto subdolamente seducente sia la Logica del Tiranno, sarebbe decisivo, per una migliore comprensione, mostrare i film di Paolo Virzì che di tutto ciò raccontano, senza nulla omettere , semplicemente attraverso l’evolversi di piccole ma emblematiche storie.
Un grande cartello pubblicitario – Pellizza da Volpedo, il Quarto Stato – in una rivisitazione interpretata dagli attori del film Tutta la vita davanti suggerisce – e so anche perché – un ‘Idea di Futuro, quella attuale, resa irriconoscibile da radicali stravolgimenti socio economici. Per questo una qualsiasi Rappresentazione del Presente non può prescindere dall’indagine sulle Ricadute che questa epocale mutazione ha comportato : una Precarietà che diventa condizione esistenziale di individui e collettività, che tracima e dilaga contaminando qualsiasi settore . Vittime e carnefici in questo film, a ragione definito corale, sopraffatti dalla vita, sconfitti sin nelle aspirazioni più elementari , sono costretti a rimanere a galla nemmeno nella prospettiva di un contratto a termine ma per l’ottenimento del punteggio, del risultato, del premio . E mentre si consuma questa sorta di dramma generale del lavoro in cui centrali sono la Prestazione e la Gara, l’atmosfera è tutta un risuonare di canzoncine incentivanti , di applausi e riconoscimenti a quello che ha raggirato il maggior numero di vecchiette rifilando loro inutili elettrodomestici. Il film si apre con il sogno della protagonista : un mondo danzante che saltella al ritmo della musichetta del call center dove lavora e si chiude con un’ immagine di recuperata e vera serenità. In mezzo il racconto di un universo senza regole e certezze che in una lenta progressione di cinismo e crudeltà genera disperazione e follia. Salvi saranno solo quelli che avranno saputo far prevalere un briciolo di coscienza e di integrità : il sindacalista irriso da tutti e la laureata in filosofia che riesce a recuperare una visione più realistica delle cose. Si è scritto di citazioni da I Compagni di Monicelli, o da Viale del Tramonto di Wilder e in definitiva di quale strumento irrinunziabile d’indagine sociale sia la commedia e quale ruolo abbia svolto in passato, la commedia all’italiana in particolare . E’ tutto vero, ma altrettanto importante è mettere in luce, più che l’eredità acquisita, il tratto originale dell’Erede che qui realizza un film politico adottando registri comprensibili e alla portata di tutti. Attori bravissimi, a loro agio e in grande spolvero, perfettamente tratteggiati . Eccezionale Sabrina Ferilli nel ruolo (ingrato) della donna in carriera, abbigliata fetish – dominatrix , forse il più drammatico fin qui interpretato..
Tutta la vita davanti è un film di Paolo Virzì. Con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti. Genere Commedia, colore 117 minuti. – Produzione Italia 2008. – Distribuzione Medus