Le Ceneri

Le Ceneri

Il mercoledi delle Ceneri era cominciato con i titoli dei giornali ( Maggioranza oppure a casa) poi, un paio di indiscrezioni in tarda mattinata: una, secondo la quale Pininfarina si sarebbe recato al Senato su un’automobile messa a disposizione da Piero Fassino e l’altra che Cossiga, a suo stesso dire,tra le molte telefonate di pressione, alla vigilia del voto, avesse ricevuto, anche quella di Silvio Berlusconi,  preoccupato di un prematuro scivolone di Prodi.Delle due, solo la prima è stata smentita dalla segreteria di Fassino.Quanto alle ore successive, i passaggi salienti della relazione di D’Alema, poi la votazione, le dimissioni, nulla ci è potuto sfuggire : un fiume di parole,congetture, interviste, indiscrezioni e approfondimenti si è riversato su di noi  tentando l’impossibile quadratura  tra scenari futuri, dietrologia e caccia ai “colpevoli".E’ la legge elettorale,sono i dissidenti, è Pininfarina – ma no : è stato Andreotti – Grottescamente il governo cade su una  politica estera largamente condivisa,persino il titolare del dicastero è tra i più apprezzati. Che strazio le prove di forza : nessuno vince mai.Di sicuro non ha vinto l’ipotesi di exit strategy o il ritiro dall’Afghanistan che oramai diventerà merce di scambio di futuri accordi ,di sicuro non vincono i DICO, meno che mai i precari,i disoccupati,le comunità di Vicenza e tutte le aspettative riposte in questo governo che arriva dopo i cinque anni peggiori della vita di questo paese e che abbiamo giudicato fin dalla prima settimana d’insediamento, come se fosse in carica da anni.Non si può fare una legge contro il populismo e l’impolitica,non si può nemmeno fare un referendum per mandare a casa il qualunquismo e nemmeno decretare contro gli Ossimori, primo tra tutti quel “di lotta e di governo” che nessuno è stato fin qui capace di coniugare su di un piano diverso  da quello  della contrapposizione.Nei sondaggi,gli elettori che stentano a capire, vanno a collocarsi   tra gl’incerti oppure passano direttamente alla sponda avversaria.Dalla nostra oramai c’è solo il fatto che nessuno vuol andare a nuove elezioni.E il bello è che da questa impasse, solo Romano Prodi ha la capacità di tirarci fuori.

Star quality dittatoriale

Star quality dittatoriale

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L’Ultimo re di Scozia di Kevin Mc Donald ha l’imperdonabile difetto di essere stato girato dopo Gèneral Idi Amin Dada : Autoportrait di Barbet Schroeder del 1974,un sorprendente ritratto del dittatore che accettò di autodirigersi in un documentario di cui scelse le musiche e,narra la leggenda,visionò ogni fotogramma uscito dalla macchina da presa, ovviamente sfuggendogli la visione d’insieme data dal montaggio:l’inevitabile distillato di  patologia e delirio che  interviste, comizi con il popolo, riunioni di ministri (terrorizzati,uno di loro sarà persino ucciso qualche tempo dopo) contribuivano a rappresentare.Sentori di quella follia sono presenti anche nel film di Mc Donald che si avvale della efficacia interpretativa ( già premiata col Golden Globe e in odore di Oscar) di Forest Whitaker e che narra la storia dell’eterna malia che il potere esercita, nella fattispecie, nei confronti di un giovane medico  e del viaggio agl’inferi che egli compirà per ricredersi.Nessun particolare fil rouge con Schroeder e con il suo film – verità, quantunque anche Mc Donald sia un abile regista di documentari.Grande rilievo tra interpretazione e direzione alla star quality di Amin carismatico,iperbolico,fragile e sanguinario al punto giusto.

L’ultimo re di Scozia (The Last King of Scotland) è un film a colori di genere drammatico della durata di 121 min. diretto da Kevin Macdonald e interpretato da Forest WhitakerJames McAvoy,Kerry WashingtonGillian AndersonSimon McBurneyDavid OyelowoAbby Mukiibi NkaagaAdam KotzBarbara Rafferty,David Ashton.
Prodotto nel 2006 in Gran Bretagna e distribuito in Italia da 20th Century Fox il giorno 16 febbraio 2007.

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Lettere dal nemico

Lettere dal nemico

Quando la superiorità del nemico è schiacciante e la resa impossibile,il buon comandante è quello che sa interpretare gli ordini, mette in salvo i civili e  impegnando il nemico con intuizioni e invenzioni imprevedibili, ne rallenta l’avanzata,anche a costo di perdere tutti i suoi uomini.Un film di guerra,un po’ Fuller un po’ Peckinpah,bello e fluido con combattimenti psicologici più che con colpi di mortaio, raccontato con un linguaggio estremamente credibile  ma ,- sfida ed eresia  estrema –  : il punto di vista narrativo è quello del Nemico del quale oltretutto vengono celebrati onore ed etica.Attesissimo,applaudito e premiato intanto a Berlinale (ma poi ci sono anche quattro nominations a Los Angeles),Clint Eastwood firma questo  Letters from Iwo Jima,incentrato sulla vita del generale giapponese Kuribayashi, in cui  si smonta pezzo a pezzo,il mito dell’eroismo (a partire dallo spirito dei Kamikaze) chiudendo il dittico contro la guerra,il militarismo e lo sciovinismo iniziato da Flags of our fathers.Commovente ed emozionante nello splendore del bianco e nero e nella musicalità della lingua giapponese, naturalmente sottotitolata.

Il suonatore Jones

Il suonatore Jones

La terra ti suscita
vibrazioni nel cuore: sei tu.
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita.
Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
O un largo prato tra te e il fiume?
Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
perché i buoi saran pronti al mercato;
o ti accade di udire un fruscio di gonnelle
come al Boschetto quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una pila di polvere
o un vortice di foglie volevan dire siccità;
a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare le mie terre,
– non parliamo di ingrandirle –
con la ridda di corni, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
e il cigolìo di un molino a vento – solo questo?
Mai una volta diedi mani all’aratro,
che qualcuno non si fermasse nella strada
e mi chiedesse per un ballo o una merenda.
Finii con le stesse terre,
finii con un violino spaccato –
e un ridere rauco e ricordi,
e nemmeno un rimpianto

Fiddler Jones gli stava addosso come nessun altra identità , anche se dove finivano le sue dita cominciava una chitarra e non un violino (che per questioni di metrica poi diventò un flauto).Coltivare la propria visione del mondo oltre le cose era il suo tratto,il suo segno inconfondibile.Per questo,diversamente da un medico,un chimico ,un giudice ,non si tratta di un suonatore e basta.E’ proprio lui Jones, quello che dove altri vedevano siccità, faceva turbinare le gonne delle ragazze al ballo.E quel ridere rauco e ricordi e nemmeno un rimpianto è la risposta alla domanda inziale della Collina :

E dov’è Jones, quel vecchio suonatore
Che giocò con la vita per tutti i suoi novant’anni.
Affrontando la tormenta a petto nudo.
Bevendo e piantando casino.
Senza mai un pensiero
Né alla moglie, né ai parenti,
Né all’amore, né al denaro, né al cielo?…

Da Spoon River Antology (1915) di Edgar Lee Masters traduzione di Fernanda Pivano

L'Infinito creativo

L'Infinito creativo