Un altro modo è possibile

Un altro modo è possibile

 

Il buono della politica come lo abbiamo conosciuto noi in altri tempi – non propriamente belli, cioè da raccontare ai nipotini o chi per essi con venature da mitologia greco-romana, ma egualmente interessanti e degni di essere vissuti con entusiasmo – ruotava intorno a due concetti chiave :  differenza e conflitto.

 

Categorie che erano però nella nostra testa,per dirla con Renato Nicolini,  irriducibili alla distruzione: occasioni di crescita collettiva nella non necessità di schierarsi né di rieducare masse alla maniera delle guardie rosse ma incanalate in direzione della tolleranza politicamente utile (e quasi mai corretta).

 

Chi avrebbe mai detto che di lì a pochi anni le differenze sarebbero esplose e il conflitto annullato in un unanimismo piatto e distruttivo.

 

Non so (anche se spero) se i nostri magnifici – non fosse altro perché rappresentano quasi tutti gli umori delle nostre comunità di progressisti e riformisti – cinque saranno in grado di segnare davvero la fine di un’epoca, ma una cosa è certa : ad aver rianimato il quadro politico deprimente ovvero ad aver contribuito a fabbricare un clima da vere primarie,sono riusciti perfettamente.

 

Tutti loro andrebbero ringraziati per le sfide messe in atto con coraggio e per aver reso possibile a noi elettori di operare una scelta, con l’aggiunta di un senso particolare di rispetto per la generosità del segretario Bersani.

 

Chi scrive,pensando al futuro premier, voterà per lui.

 

Despite differences

Despite differences

 

Combinati come siamo – due scandali a settimana, Parlamento sostanzialmente incapace di venire a capo di alcunché, dibattito politico ridotto a minimi autoreferenziali termini, più tutto un resto fatto di crisi e frantumazione sociale senza che se ne percepisca, in tempi brevi, l’ esito, quel che abbiamo visto la notte scorsa tra Chicago e Boston, ci sembra un irraggiungibile modello e ogni passaggio,dal sistema elettorale, alle dirette televisive, ai rituali della proclamazione, realizzato nel segno di una Grande Democrazia. Quello che, pur con inevitabili zone oscure e laceranti contraddizioni, gli USA effettivamente sono.

 

Ma al termine di una notte di incertezze e  fiato sospeso, Obama non ci ha regalato solo un legittimo momento d’entusiasmo. Nel discorso di ringraziamento – forse il migliore mai ascoltato negli ultimi anni –  ha racchiuso il senso da dare al futuro in un semplice proposito : lavorare insieme per il bene comune. Despite differences. Nonostante le differenze.

 

Al cospetto di un risultato elettorale che disegna un  paese diviso  a metà, a nulla vale inasprire le fratture, men che meno consegnarsi mani e piedi alla stagnazione, l’unica cosa da fare è coinvolgere l’ avversario nella costruzione dei programmi di governo.Come si conviene ad una democrazia compiuta.

Così e solo così può acquistare significato quel The best is yet to come che è piaciuto tanto da essere sulle prime pagine di molti giornali nel mondo.

Buona sorte a lui che ne ha bisogno e a noi che ne apprezziamo l’esempio.

 

(foto da Libération)

 

…e vedo ‘na lampa ‘e cretineria

…e vedo ‘na lampa ‘e cretineria

A che varrebbe una tirata su  sessismo, maschilismo e arretratezza quando poi li guardi negli occhi e, per dirla con  il cantante, semplicemente vedi … un lampo di cretineria – Ah ! – gli occhi.

Libera citazione da Danson Metropoli – Paolo Conte,  meglio ancora nella versione degli Avion Travel – altrettanto liberamente dedicata al beau geste del ticket Bugani – Piazza (meglio sole, Salsi, meglio sole)

Inevitabile

Inevitabile

 

Presentato a Cannes nel giorno di Loach e Bertolucci – ce ne sarebbe di che passare inosservati per chiunque ma, tra red carpet e photocall,  il parapiglia di teleobiettivi e striscioni adoranti, confermava la presenza inequivocabile di quel tratto da autentica star che Brad Pitt esibisce come se niente fosse –  esce nelle sale  in concomitanza con le presidenziali USA 2012, Cogan

 

E il fatto che  il precedente scontro elettorale, quello tra Obama e Bush, faccia da sfondo, nemmeno troppo accennato, alla storia insieme ad una città colpita dalla crisi con saracinesche dei negozi classicamente abbassate, non può essere casuale. Ma  lui, Pitt, è seriamente preoccupato che a raccontare la fine del sogno americano con metafore e parallelismi  tra Sporchi e Malavitosi Affari e Affari tout court, non giovi alla Rielezione : Obama for America, mica robetta.

 

Tutto questo mentre con tempismo perfetto dilaga la più incredibile ed invasiva campagna pubblicitaria Chanel. Testimonial bello, pensoso e vagheggiante. Unico uomo a vendere per il mondo l’archetipo dei profumi femminili, sempre lui : il futuro marito di Angelina.

 

Inevitabile. Il Number Five ma anche il fatto che il regista di Jesse James e quell’attore, produttore, sceneggiatore così engagé  rispettino un pezzo di tradizione che, dalla notte dei tempi,  tende a buttare in politica la gangster story o il noir, caricando di riferimenti lo script. Poco male : forse che crimine e finanza non si somigliano? (Talvolta. Renzi se ne faccia una ragione,la critica non se ne abbia a male  e Bersani non calchi troppo la mano).

 

Anche perché, in questo caso, la storia del killer professionale, fornitore di Consulenze & Servizi alle Imprese Criminali e che talvolta è costretto a subappaltare il lavoro   – che noia  ‘ste vittime … They cry, they plead, they beg, they piss themselves, they cry for their mothers. It gets embarrassing. I like to kill ‘em softly. From a distance –  scorre via tra dialoghi piuttosto articolati – e brillanti ! – per un film d’azione e attori ( Liotta e Gandolfini) consumati (si) a forza d’interpretare ruoli da godfellas, attempati, oramai sulla via del prepensionamento ma sempre fantastici. Insomma un piccolo trattato di antropologia criminale da mezza botta chè le storie dei grandi gangster dicono di meno e sfiorano un po’ troppo  il risaputo.

 

Vagamente tarantiniano  – Quentin, prontamente evocato  presentava quello stesso giorno  una decina di minuti del suo ultimo Django Unchained – sufficientemente violento nella visione apocalittica (troppo) suggerita dal tema di fondo : America is not a country it’s a business (essù..)

 

 

 

Cogan – Killing Them Softly (Killing Them Softly) è un film di generepoliziesco, thriller della durata di ) 97 min diretto da Andrew Dominik e interpretato da Brad PittScoot McNairyBen MendelsohnJames GandolfiniVincent CuratolaRichard JenkinsRay LiottaTrevor Long,Max CasellaSam Shepard.

Prodotto nel 2012 in USA e distribuito in Italia da Eagle Pictures 

Se non ora (filosofia della stecca para)

Se non ora (filosofia della stecca para)

 

Carlo Vanzina si è pubblicamente risentito per l’ accostamento delle ultime prodezze regionali col generone romano raccontato  dai suoi film. Giustamente. Luoghi comuni e Realtà che supera la Finzione,a parte, anche un film di cassetta ha una sua dignità mentre nel caso in questione si è finanche smarrito il senso del limite.

 

 

Circostanza acclarata nei tristi elenchi di cifre corrispondenti ad attività o categorie merceologiche improbabili in Politica ma anche nella vita di comuni cittadini, nelle scene madri della governatrice che, bretelle della lingerie in tinta e in vista, va in televisione a raccontare la favola bella dell’Insaputa (ma anche quella della sua campagna regionale costata sei milioni di euro, francamente troppi per portare a presidenza un’amministratrice che non si accorgeva). Da ultimo nei tagli che si vorrebbero purificatori ma che andranno in vigore dalla prossima consigliatura, nella completa assenza di provvedimenti di contrasto ovvero di meccanismi di controllo.Una sforbiciata qua una là mentre l’Ipocrisia impazza.

 

 

La Regione Lazio deve sette miliardi di euro ai propri fornitori, ha operato tagli consistenti a servizi essenziali  mentre l’addizionale, cospicua come si conviene ad una regione indebitata fino al collo, vola ad ogni alito di vento. Ovvio che non ci sia nesso contabile amministrativo tra finanziamento pubblico e quei debiti,tra lo champagne e i letti d’ospedale, tuttavia, populismo a parte, l’accostamento tra il malfunzionamento, i sacrifici richiesti e la disinvoltura della conduzione è inevitabile.

 

Non voglio credere alla veridicità di notizie circa un sistema denominato, con linguaggio prelevato direttamente dal vocabolario malavitoso, stecca para, secondo il quale si sarebbero sottratti  fondi a diversi capitoli di spesa per riversarli nel Finanziamento.Se così fosse, le responsabilità si allargherebbero e ci si dovrebbe interrogare anche sul comportamento dei pubblici funzionari.

 

Ma stecca para significa soprattutto che ce n’è per tutti in egual misura e pertanto se le forze politiche che affermano di fare un uso più virtuoso del finanziamento vogliono salvare un residuo di dignità,devono prendere le distanze dimettendosi : si torni a votare.

 

Una storia cominciata male con un’oscura vicenda di liste presentate in ritardo e finita peggio tra segnalazioni della Banca d’Italia, visite della Guardia di Finanza, iscrizione nel registro degli indagati, articoli di giornale a non finire e partecipazione ai talk show alla presenza dell’avvocato di fiducia.In mezzo : un governo degli affari regionali deprimente.E’ possibile che dal punto di vista contabile  puro e semplice o delle indagini davvero emerga che non ci siano state infrazioni, non così per quanto attiene il giudizio etico- politico : i fatti resterebbero comunque gravi a partire da quel famoso capitolo dei rapporti eletti – elettori che,per i cittadini del Lazio, per l’appunto resta solo un capitolo di spesa.