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Tag: La fabbrica del cinema

Alberto

Alberto

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Perchè da un sottoscala facemmo a pezzi Hollywood. Prefazione alla Verifica Incerta. La Prevost col piano di legno. Alberto Grifi

Alberto se ne è andato.A questo distacco ci aveva preperati la sua lunga malattia ma poi,come sempre capita, la partenza pure se annunciata, si carica egualmente di tristezza.Ho visto nella mia vita tanti film,ho vissuto con/per/nel cinema, gli anni più interessanti .Ho trascorso ore  a disputare e a contendere sui fotogrammi e sulle inquadrature  eppure nonostante questo cospicuo bagaglio visionario,  non so parlare, come vorrei, del cinema di Alberto.Le definizioni..underground, sperimentale, non sono sufficienti a comprendere un’opera tanto vasta.Per fortuna ci lascia una ricchissima eredità e dunque come è giusto,siano i suoi film e le sue parole a raccontare del suo cinema sovversivo e geniale.

Quattro assi (e un re)

Quattro assi (e un re)

comencini lo scopone scientifico

Mi sono sempre chiesta cosa spingesse star di Hollywood del calibro di Bette Davis e Joseph Cotten (ma anche Dustin Hoffman ,Jack Lemmon, Mickey Rooney) a lasciare l’efficiente organizzazione degli studios,i cachet miliardari  per correre a  lavorare con i Comencini,gli Scola i Monicelli sentendosi ogni volta professionalmente  arricchiti,da esperienze in cui  tra le altre cose, si raccontavano storie tanto diverse da quelle che erano abituati ad interpretare. Ingrid Bergman,all’apice della carriera,dopo aver visto Roma città aperta aveva scritto con tono deferente a Rossellini “Se ha bisogno di un’attrice…” Dustin Hoffman Dirk Bogarde Burt Lancaster Jodie Foster raccontavano del loro rapporto con Monicelli, Visconti, Citti con toni commossi e acutamente nostalgici.Il cinema italiano diretto da intellettuali raffinati seduceva attori e pubblico con la forza delle storie di gente qualsiasi vestita con l’abituccio e il cappottino di Antonia dalla  permanente un po’ troppo riccia come usava allora nelle borgate. Nell’immagine ,una star assoluta : Bette Davis, alle prese con il personaggio difficile di una piccola storia crudele : povertà e degrado sfidano a carte una fortuna inesorabile e  sfacciata.Alla macchina da presa un maestro della commedia all’italiana del post realismo e un mago del cinema di poesia: Luigi Comencini

Spettatori

Spettatori

Radio city326423122_b6f70e2e13_bCon quanti spettatori ho condiviso un’esperienza cinematografica e quanti ne ho spiati  nascosta in cabina di proiezione?Una volta Cary Grant disse a Peter Bogdanovich che per lui l’esperienza più bella era andare al Radio City, un cinema di New York che contiene seimilacinquecento posti,a sentir ridere gli spettatori per qualcosa di piccolo e semplice  che aveva fatto sullo schermo.   Film e pubblico sono un’ esperienza visiva ed emotiva singolare.Ridere a crepapelle o piangere a dirotto,un film è sostanzialmente un dispositivo per ottenere dal corpo il massimo delle reazioni.Una volta uno dei più noti registi contemporanei fu portato via di peso dalla saletta di un cineclub romano dove proiettavano una maratona di classici della comicità del muto:una crisi esilarante in piena regola.Inarrestabile.Per avere una risata di quelle fatte bene,occorrono almeno un centinaio di persone per volta, dicono gli esperti.Oggi i film raramente sono consumati in riti collettivi di questa proprorzione ed intensità.Le nuove tecnologie sembrano di gran lunga preferire una fruizione individuale e isolata.Il tipo che ieri sul treno, era attaccato ad una cuffietta, a sua volta attaccata ad un pc portatile, sorrideva appena all’esilarante Tony Curtis  di Some like it hot.Tuttavia ho osservato le sue reazioni a scartamento ridotto. C’è un ‘altra scena nascosta in un film : il pubblico in sala.I movimenti,le risate,uno spettatore che per prendere posto oscura per un attimo lo schermo e rende improvvisamente molto più interessante la proiezione.Sono questi i momenti in cui si scopre quanto il cinema abbia presa su di noi,basta un breve abbandono della pressione che esercita l’immagine e il desiderio si riaccende.Quando il film (tutti ne hanno) ha un punto debole,il pubblico esce dallo stato di trance,si sistema meglio sulla poltrona,tossisce,si tocca i capelli,comunica brevemente col vicino.Vista da lontano è come un’onda di movimenti e spostamenti che percorre la sala come se esistesse, in questo, un accordo segreto tra congiurati.Il cinema non è uguale al sogno.L’illusione non è mai assoluta, c’è sempre una parte di noi che sa di essere al cinema come in questi momenti di stanca del film  in cui ci si assenta,lo si guarda senza vederlo, per poi riprendere il nostro posto al suo interno, non appena la narrazione torna in  quota.

Nelle peggiori famiglie

Nelle peggiori famiglie

nue proprietè 04Come da letteratura antipsichiatrica dei 60th e giurisprudenzial criminologica di epoche recenti , la Famiglia, dispensa nevrosi a piene mani e il divorzio, non ne parliamo.Se poi a tutto questo si aggiunge la presenza di beni materiali da spartirsi, la frittata è fatta e l’infelicità garantita per tutti i membri .Coprotagonista di questa opera seconda di Joachim Lafosse, Proprietà Privata (Nuè proprietè) è la Casa di Famiglia, l’alienazione della quale, scatena contrasti feroci fino a turbare l’ordine precotto del post divorzio classico : Grande armonia tra mammà e prole, da una parte , gran conflitto con papà che passa ogni tanto rifila quattrini ai figli (gemelli,credibilissimi tra l’altro) e litiga con mamma.

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Per essere questa  un ‘opera seconda, contiene fin troppo mestiere (che  peraltro Lafosse ha esercitato in numerosi e apprezzati corti) per cui dalla scelta degli attori ad un uso delle inquadrature altamente drammatizzanti,si capisce bene che il senso di disagio che alla fine della proiezione si avverte in sala tra gli spettatori,l’ha confezionato ad arte proprio lui,il regista,in un crescendo di esplicitezze narrative che gli si possono tuttavia perdonare.Sebbene una mano felice come la sua non dovrebbe aver bisogno di effettacci,l’entusiasmo per un tema che da sempre cattura la sua attenzione di regista lo spinto appena un po’ più in là.Incredibile la Huppert.

Proprietà privata (Nue propriété) è un film a colori di genere drammatico della durata di 92 min. diretto da Joachim LaFosse e interpretato da Isabelle HuppertJérémie RénierYannick Renier,Kris CuppensRaphaëlle LubansuPatrick DescampsDidier De NeckDirk TuypensSabine Riche.
E’ anche noto con il titolo internazionale Private Property.
Prodotto nel 2006 in Francia, Belgio, Lussemburgo e distribuito in Italia da Bim Distribuzione

A guide to recognizing your saints

A guide to recognizing your saints

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Guida per riconoscere i tuoi santi è uno di quei  film con le carte in regola :dai produttori (Sting e signora) ai premi ottenuti (il Sundance di Robert Redford, ma è anche stato  miglior film per  la Settimana della Critica a Venezia) e poi ci sono gli attori Robert Downey jr,Chazz Palminteri e Diane Wiest nonchè il regista di talento Dito Montiel alla sua Opera Prima.Infine ci si è messo anche Nanni Moretti che, conquistato dalla pellicola, ne ha organizzato l’anteprima al cinema Sacher, presenti più o meno tutti i santi fin qui nominati.Sting in testa,il quale dichiara di non voler far più il produttore (ed è un peccato) e a sorpresa anche Chazz Palminteri .Tutto l’armamentario fa pensare al  tipico film  indie destinato però a divenire mainstream della qual cosa non si può che essere lieti :

Storia di un ragazzo che tagliando i ponti con famiglia d’immigrati e amici bulli laggiù nel Queens,approda a Los Angeles e diventa sceneggiatore di successo.Intensa calligrafia fatta di incroci di flashback a contrasto seppure in modalità rigorosamente atemporale : da una parte il presente con Doneway azzimato e di successo ,dall’altra il passato con lo stesso Doneway un po’ più degagèe, figlio dell’immigrazione nicaragueno- irlandese vittima di emarginazione e miseria.

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Il ritorno a casa per assistere il padre moribondo diventa un ‘occasione classica  di riflessione sul conflitto presente/passato,qui Monteil affronta necessariamente un sistema emozionale complesso anche se l’indubbio talento gli consente di dominare con destrezza una materia, delicata e sempre a rischio di sbavature.Bello il set,le atmosfere e soprattutto la descrizione degli amici sopravvissuti all’aids alle sparatorie e alla galera.Sono loro i santi da riconoscere.

Guida per riconoscere i tuoi santi (A Guide to Recognizing Your Saints) è un film a colori di genere drammatico, poliziesco della durata di 98 min. diretto da Dito Montiel e interpretato da Robert Downey Jr., Rosario Dawson, Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Eric Roberts, Channing Tatum, Scott Michael Campbell, Melonie Diaz.
Prodotto nel 2006 in USA e distribuito in Italia da Mikado