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Tag: da nanterre alla sapienza

Sotto al macadam

Sotto al macadam

Au moment de l’érection des barricades, on avait retrouvé sous le macadam l’ancien pavement de Paris, et sous les pavés – immédiatement utilisés de la façon que l’on devine – le lit de sable sur lequel ils étaient posés. Le symbole était vraiment trop beau !.

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Sous les pavés, la plage , sotto il selciato la spiaggia – fu ancheil titolo di un bel film – è uno degli slogan più significativi del maggio, ancor più dell’arcinoto e situazionista l’imagination au pouvoir o dell’anarchico il est interdit d’interdire. Cosa ci fosse sotto il selciato della rue  Gay Lussac la notte del 10 maggio, io non potevo sapere,  perché di quelle barricate tirate su abbattendo alberi e ammonticchiando pietre, ricordo solo gli studenti in un visibile stato di eccitazione, una sorta di coraggio fisico che bucava il video del televisore di casa davanti al quale ero seduta. L’illuminazione non sopraggiunse nemmeno trascorsi un paio d’anni quando, conquistata la quarta classe ginnasiale, quelle barricate e quel coraggio divennero affare anche mio. Ci volle un po’ più di tempo per comprendere la portata  formidabile di liberazione culturale, personale, sessuale che ha cambiato la faccia della società francese (ma anche di quella italiana,tedesca, americana.. )  e che si deve ai metodici disselciatori di rue Gay Lussac , agli occupanti dell’ Odéon  o dell’Ecole des Beaux Arts e ad altri disobbedienti sparsi per il mondo.  Nessuno avrebbe potuto immaginare che risultati duraturi  si sarebbero ottenuti  ben oltre  il semplice dato politico . Ed è  sotto questo aspetto che un altro slogan assume significato, se è vero che la  barricade ferme la rue mais ouvre la voie, diventa più chiaro anche cosa fosse nascosto sotto al macadam.

Le généralissime

Le généralissime

I manifesti del maggio parigino sono del tutto differenti per atmosfere , tratto e caratteri grafici da quelli del Flower Power di San Francisco , nessuna tentazione psichedelica, nessun compiacimento liberty o hippie, niente cioè di quanto aveva caratterizzato la grafica dei movimenti giovanili di protesta negli anni che avevano preceduto il 1968,  è presente in quelle locandine che , per linguaggio e realismo , assomigliano assai di più a quello degli anarchici di Barcellona del 1936. Uno dei bersagli preferiti del Movimento è il generale  De Gaulle che nel 1968 è al suo ennesimo mandato presidenziale. Onnipresente, la sua ombra incombe e padroneggia ad impedire libertà elementari :la sua immagine è chiamata a rappresentare il Potere nelle sue diverse perversioni :


 

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Re Sole con l’ossessione del manganello

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manovratore di una terribile macchina che pressa e maciulla la Francia ….

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Quei manifesti non mentivano . Il 28 giugno del 1968 dopo un’ intensa stagione di scioperi studenteschi e operai, la consultazione elettorale premierà il gollismo , una vittoria schiacciante della quale fece le spese soprattutto il partito comunista francese. Messi tutti insieme i voti della sinistra raggiungeranno gli otto milioni. Uno in meno dei partecipanti operai dello sciopero di maggio.

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Brisons les vieux engrenages (vive sa vie)

Brisons les vieux engrenages (vive sa vie)


Brisons

Che saremmo divenuti tutti notai lo aveva già detto Brel sei anni prima che Ionesco inscenasse l’ignobile gazzarra dalle finestre della sua casa parigina passando così alla Storia e nei talk show come lucida figura d’intellettuale preveggente. Da una manchette su  Libération vedo che  anche in Francia si celebra il quarantennale, mi piacerebbe sapere, Cohn Bendit a parte, che tipo di notaires sono diventati loro, l’oscura massa des indesiderables, come da fulminante ancorchè presidenziale definizione .Il presidente era De Gaulle mica storie. In Italia il 1968 durò dieci anni, come dire che nell’arco di tempo che va da  Vive sa vie  Saturday night fever, si agitarono diversi mondi . Fu un treno insomma,  sul quale riuscirono a  saltare almeno un paio di generazioni, il che oggi significa un moltiplicarsi di eventi commemorativi, quindi convegni e presentazioni a raffica di opere operine romanzi e pamphlet, taluni interessanti, nel lodevole tentativo di ricostruzione, altri versati all’ esercizio abusivo della professione di storico ma anche di  narratore, esegeta, cantore, altri ancora, dediti al pentitismo o all’anatema. E’ fatale che in tutto questo rimescolamento di suggestioni più che di analisi e riflessioni ,  si perda il dato portante dell’intero periodo, che fu di profonda e vitale critica alla società. Peccato perché, a ben vedere, gli unici punti fermi della vita di oggi, sono i bersagli prediletti di quella stagione : Dio Patria e Famiglia e persino il Potere che da ossessione del pensiero politico, è divenuto non più simbolo di sopraffazione ma di sicurezza per i cittadini. Nella società dominata dal marketing, in cui la rilevazione del gusto medio, detta legge indifferentemente, alla produzione industriale come alle scelte di governo, differenza e senso critico vengono vissute con ostilità, isolano e dividono.  L’anticonformismo del brisons des vieux ingranages è guardato con sospetto, esattamente come lo sono l’impegno politico e il rifiuto di modelli condivisi. Unici rifugi sono la Famiglia con tutta la pletora dei suoi rassicuranti rituali e la Fede, nelle sue manifestazioni più parossistiche ed improbabili. La rivoluzione è importante per esserci stata. La sua esistenza rivela ai contemporanei e a tutte le generazioni che seguiranno, la possibilità d’intervenire attivamente sulla storia e su un destino spezzando il dogma dell’ineluttabilità. Sono convinta che i giovani che ci chiedono di farci da parte, di abbandonare i privilegi ottenuti dalle lotte sindacali  e dei quali probabilmente saremo gli ultimi a godere, per far luogo alle nuove generazioni,  non abbiano idea in che tipo di società ci siamo mossi da ragazzi, non solo moralista e bacchettona ma ostile , priva di mobilità, con l’ingresso all’università  precluso a chi non veniva dai licei e con i licei frequentati solo dai figli dei ricchi. Nessuno ci ha detto Prego accomodatevi. Noi però siamo passati lo stesso. Ogni generazione deve fare la sua rivoluzione culturale. Per questo quegli anni col loro anacronismo ci dicono ancora : un ‘altra vita è possibile. Estrema, avventurosa, eccessiva, magari grottesca e ridicola . Ma mai noiosa, rassegnata, subita.