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Tag: La fabbrica del cinema

Pausa

Pausa

Il set è quello di “A qualcuno piace caldo”, film in cui tutti – attori, sceneggiatori, regista, tecnici, trucco, parrucco – sembrano votati a dare il meglio. Riuscendo nell’impresa. La povera Marilyn è in pausa ma l’abito bianco non si può spiegazzare perché alla ripresa deve essere perfetto, come tutto il resto, come lei che attraversa nella vita uno dei suoi momenti peggiori eppure canta I wanna be loved by you come se niente fosse. Il momento di riposo che si può permettere è dunque così : in piedi sui tacchi, il capo sul petto, le braccia abbandonate lungo il corpo leggermente inclinato. Teneramente divina, sempre.

A qualcuno piace caldo è un film diretto da Billy Wilder con Jack LemmonBilly GrayJoan ShawleeMarilyn MonroeTony Curtis. Titolo originale: Some like it hot. Genere Commedia, – USA1959durata 120 minuti

oh..

oh..

Oh…  che è il titolo del libro di Philippe Djian da cui è tratto il film è diventato Elle. Tra esclamativo e pronome il passo non sarebbe breve se non ci fosse di mezzo appunto Lei – il personaggio ma anche l’attrice – che tutto monopolizza e su cui tutto s’incentra.

Dunque Elle non a caso, Paul Verhoeven regista molto abile nella trattazione di sentimenti estremi, ambiguità del desiderio e foschi  scenari dati da segreti stratagemmi dell’anima ha voluto il cambio e rimaneggiato la sceneggiatura senza che Djian,partecipe dell’impresa,  se la prendesse a male  Tutti d’accordo dunque anche  Saïd Ben Saïd il lungimirante produttore, per avere trovato un’onorevole  quadra tra un libro di non semplice trasposizione e un film non semplice tout court

Storia di una vittima di stupro che non vuol essere vittima. Michéle subisce violenza in casa propria da parte di un uomo con il volto coperto. Dopo non chiama la polizia ma ordina la cena per telefono. Il come se niente fosse ovviamente è  apparente : cinismo e indifferenza non sono i sentimenti dominanti anche se una storia personale  piuttosto travagliata e un presente da manager inflessibile e di successo con corollario di madre e figlio impossibili, possono deviare l’attenzione dalla volontà d’indagare un sentimento complesso le cui manifestazioni, pur ben descritte, non sono sempre spiegabili.

Incredibile Huppert per la sua capacità di interpretare qualunque personaggio.

Elle è un film con Isabelle HuppertLaurent LafitteAnne ConsignyCharles BerlingVirginie EfiraCast completo Titolo originale: Elle. Genere Drammatico, – Francia2016durata 130 minuti

Atmosfere curiali e vedovili (a tempo di rock)

Atmosfere curiali e vedovili (a tempo di rock)

C’era una volta la Democrazia Cristiana .Qualcuno con riferimento ai recenti fatti dirà ” ma c’è ancora” .Non date retta. La storia ultimamente non riesce a ripetersi nemmeno in forma di farsa : la DC finì col settimo mandato del Divo Giulio. Che se ne è andato proprio oggi a distanza di quattro anni da questo appunto di Cannes 2008 il 25 di maggio,  quando cioè Sorrentino con il Divo  e Garrone con Gomorra riuscirono nell’impresa di renderci entusiasti. Che film si fanno in questo Paese,alle volte :

 

 

 

 

Chissà il divo Giulio, quello vero, cosa penserà di questo inatteso successo del film di Paolo Sorrentino. Dell’anteprima di Roma, privatissima – tre,  forse quattro persone – si sa che è rimasto fino alla fine della proiezione ma che si è indispettito non riconoscendosi –  troppo cinismo – nel personaggio interpretato da Toni Servillo.

 

E pensare che Sorrentino al biopic,  all’inchiesta, alla stesura da  fim politico convenzionale, ha preferito l’astrazione, puntando direttamente a definire dell’uomo politico, un ritratto grottesco, mefistofelico e surreale. Una metafora del potere come si conviene al personaggio in questione che però riesce a non essere egualmente  generica e di maniera. Una scelta questa che sottrarrà, di sicuro, consenso almeno da parte di chi si aspettava un’ elencazione di fatti, qualche rivelazione e magari un giudizio sulla colpevolezza o l’innocenza.

 

Sorrentino del resto, di tutti i registi della sua generazione è il più innovatore, vuoi per tematiche, che per uso spericolato della macchina, il suo cinema è bellissimo dal punto di vista estetico e assai  curato ma non ammicca mai allo spettatore con l’offerta di soluzioni facili o ruffianesche. Qui abbiamo per sovrapprezzo un ritmo incalzante scandito  da mirabolante colonna sonora che a tratti segna l’andamento da clip rockettara.

 

Ma un’altra grande metafora – Todo modo – di Elio Petri, è nascosta tra le pieghe di questo film  che seppur non manifestata sottoforma di esplicita citazione ne incarna pienamente lo spirito. Il periodo che va dal 1991, data di avvio del settimo mandato da presidente del consiglio, al 1995 col processo di Palermo per collusioni mafiose, è quello che segna il declino della DC, dal punto di vista narrativo è il momento più denso di opportunità per raccontare, con la fine di un’ epoca, di mafia, strategia della tensione, omicidi eccellenti, in un intercalare di flash tra orribile passato e non meno orribile lascito nel presente, lasciando libero lo spettatore di riannodare tutti i fili della trama. 

 

Il film si apre con un ralenty, i fedelissimi Paolo Cirino Pomicino, Vittorio Sbardella, Franco Evangelisti, Giuseppe Ciarrapico, Salvo Lima, avanzano circondando il Capo, ignari  del terremoto che sta per travolgere la Prima Repubblica. Prologo di grande impatto. Ma di tutta quella lieta brigata, solo il Divo Giulio si salverà. Epilogo non meno drammatico.A Sorrentino va dato merito del tentativo riuscito di reinventare il cinema politico o civile e del duplice coraggio sia nel portare sullo schermo un potente (e vivente) uomo politico sia della scrittura anticonvenzionale . Efficace – al solito – interpretazione di Toni Servillo : inespressivo, silente, impassibile, rigido, ingobbito, notturno, più diabolico che mai e delle sue mani. Parlanti. (nelle interviste, sia Servillo che Sorrentino, hanno citato Giorgio Manganelli al quale si deve l’espressione curiale e vedovile riferita all’atmosfera di un congresso Democristiano. Il libro da cui è tratta si chiama Mammifero Italiano)

(Sed, 25 maggio 2008)

 

 

Il Divo è un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo. Genere Drammatico, colore 110 minuti. – Produzione Italia 2008. – Distribuzione Lucky Red

Ebenezer!!

Ebenezer!!

Delle cinquanta versioni televisive, più una ventina  per il cinema, questa è la più rivoluzionaria. Ma  – curiosamente – anche la più fedele a Dickens. Testo, spirito, ambientazione.
Nel corso del tempo, lo Scrooge più stilè  – e dunque poco credibile – fu  quello  interpretato da Michael  Caine. Meraviglioso egualmente, a patto di non pensare a Ebenezer.
Il più impeccabile,  zio Paperone
, perfettamente a suo agio  nel ruolo  del perfido usuraio, ovviamente affiancato dagli abitanti dell’intera Topolinia, ciascuno a vestire i panni più congeniali al proprio abituale personaggio . Mentre il palmares per la lettura più trucida del racconto, va senz’altro a Barbie che ha prestato il suo universo plastificato per l’immortale Barbie in a Christmas Carol .Ma c’è modo e modo di ritagliarsi un posto d’onore a Cartoonia e questo di prendere attori veri, far infilare loro una tuta sintetica, dopo averli cosparsi di sensori, passerà alla storia. Cartoonizzati gl’interpreti, eliminato materialmente il set, non restano  che il disegno di una prodigiosa scenografia e la recitazione esaltata da una macchina da presa inesorabile nel catturare l’espressione fin nelle pieghe più segrete. Si può immaginare cosa succede tra cinepresa e attore se questi è Jim Carrey trasformista, mobilissimo e più indiavolato che mai.Un vero Ebenezer. Tanto paradossale e fuori dalle righe da mettere, a tratti,  in crisi la macchina , rivelando qualche magagna in una nuova tecnica che  probabilmente  ha ancora bisogno di essere affinata Zemeckis dunque mette in piedi un racconto gotico in cui Scrooge e i tre fantasmi sono interpretati, come è giusto, da un unico attore. Del resto un tragitto  di civile redenzione com’è nel Canto di Natale,  non può prescindere dai Mostri incalzanti di Passato e Presente che invariabilmente suggeriscono una visione drammatica del Futuro.
Per bambini abituati a disimpegnarsi con le differenze tra finzione e realtà, diversamente  l’elemento orrorifico, potenziato dal 3D, prevale con la sensazione di essere al centro dell’ incubo.
E poi per  tutti gli altri perché ,sia ben chiaro,
Ebenezer – Chiuso controllato e solitario come un ‘ostrica siamo noi e l’universo di ingiustizia che lo circonda, cambiati alcuni dettagli, è ancora il nostro. Con differenti mostruosità e sempre meno speranza rispetto a Dickens.
A Christmas Carol è un film di Robert Zemeckis del 2009, con Jim Carrey, Gary Oldman, Robin Wright Penn, Colin Firth, Cary Elwes, Bob Hoskins, Daryl Sabara, Sammi Hanratty, Fay Masterson, Molly C. Quinn. Prodotto in USA. Durata: 96 minuti. Disponibile in formato 3D. Distribuito in Italia da Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

Mina & Bilal ( Welcome)

Mina & Bilal ( Welcome)

Con risultati alterni, qualche capolavoro ma anche diverse operazioni ambigue, melense quando non  ruffiane, il tema dell’immigrazione è oramai entrato a far parte della cinematografia di tutto il mondo.
Welcome del francese Loiret però è  un film diversissimo da tutti gli altri. A marcare la differenza una visione lucida – anzi ruvida –  sia degli  effetti devastanti di certe inutili leggi sull’immigrazione, sia del dispotismo di alcune tradizioni nella cultura musulmana dei matrimoni combinati e del non riconoscimento della libertà di scelta delle donne.
Ci troviamo a Calais, detta dai francesi  la frontiera messicana, dove la clandestinità è reato e dove vige il clima asfissiante del vero e proprio stato di polizia
Ma Calais è anche l’ ultima meta di un viaggio verso il Regno Unitoche dovrebbe offrire a Bilal, diciassettenne curdo, (presumibilmente ) un  futuro migliore ma soprattutto l’opportunità di raggiungere Mina, la ragazza che ama e che vorrebbe sottrarre appunto ad un matrimonio combinato.

Ma Bilal che s’è fatto quattromila chilometri a piedi per giungere fin lì,  non ha soldi da offrire ai contrabbandieri, ne’ documenti, tenta la sorte nascosto in un camion ma viene scoperto. Offrirgli ricovero o sostegno significa per gli abitanti del luogo rischiare la galera, per cui il ragazzo che sa appena stare a galla, decide per l’unica soluzione possibile : la traversata della manica a nuoto.


Perchè come tutti i poveri disgraziati che si ammassano a Calais o in qualunque altra zona di transito per Terre Promesse, pensa che tutto sia  meglio che la povertà, la guerra, l’essere escluso, criminalizzato, braccato. Tutto, possibilità di morire inclusa.
La storia ruota intorno all’incontro con Simon il maestro di nuoto anch’egli  bastonato,seppur per altri aspetti, dalla vita, che dovrà prepararlo alla traversata e al rapporto che a poco a poco nasce  tra i due. Ergo la denuncia pur evidente ed ineludibile,  non è che il sottofondo di questo incontro di solitudini.
Alla fine nulla si salva in questa vicenda in cui il lieto fine potrebbe anche non rivelarsi precisamente lieto. Niente dunque a parte la storia d’amore e determinazione di Bilal e il rapporto quasi paterno con Simon .
Un film solidamente orchestrato mentre si avvale di un linguaggio che se non è originale, stravolge egualmente l’ottica tradizionale con cui, anche con le migliori intenzioni,  guardiamo all’immigrazione.
Da portarci lo staff leghista al completo. Campione d’incassi in Francia dove il ministro per l’Immigrazione s’è innervosito parecchio. E ben gli sta.

Welcome è un film di Philippe Lioret del 2009, con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Olivier Rabourdin, Thierry Godard, Murat Subasi, Firat Celik, Selim Akgul, Yannick Renier. Prodotto in Francia. Durata: 110 minuti. Distribuito in Italia da Teodora