La spinta propulsiva del (trascorso) ottobre
Ogni generazione dovrebbe aver diritto alla propria rivoluzione culturale. Ma di qui ad ammazzare ogni volta il Padre, diciamo che ce ne passa. Come dire che un lavorio così minuzioso, ed estenuante come quello di mettere in seria discussione ogni manifestazione del Potere, potrebbe essere compiuto ad ogni levata di slogan o scazzottata con immancabile squadraccia – qui squadretta, anche se egualmente proterva. E armata. Loro sì che non cambiano mai –
Vale la pena di ribadirlo, a causa dei reiterati paragoni con i movimenti dei tempi andati, in verità sfinenti, come il parallelo aritmeticamente stravagante dei carabinieri con i bidelli o la presunta connessione baroni – studenti. Roba da propaganda Fide, tanto per riempire i talk show della sera e per spostare l’attenzione dalla politica concretezza delle questioni che questo Movimento, autonominatosi Onda, pone, per trasferirla su argomenti forse più coloriti, ma di nessun interesse.
Piacerebbe a questo governo una seppur piccola degenerazione, altri scontri e nuove violenze. Ma la voragine tra chi vede al centro del proprio futuro il Lavoro e chi quello stesso tipo di futuro ideologicamente rifiutava, pensando ad altra società, importa atteggiamenti, non solo strategici, differenti.
Qui non si assalta il cielo. Si circonda il palazzo della Pubblica Istruzione nella speranza di un confronto politico che sortisca il risultato. Il che non minimizza affatto la spinta propulsiva dell’Onda ma al contrario ne garantisce la forza, il consenso, e, si spera, la longevità.
In tal senso questi giovani pur gelosi – e a buon diritto – della propria autonomia, hanno capito non solo di aver bisogno di alleanze ma anche quanto ricca di insidie sia questa stessa pratica. Lo hanno saputo, a loro spese, gli studenti di un municipio di Roma che il giorno antecedente gli scontri di piazza Navona, hanno inteso manifestare con gli studenti di destra, dai quali poi hanno saputo prendere le distanze, diversificando i cortei. Ancor di più ne sono consapevoli gli universitari, per quanto concerne il rischio di battaglia conservatrice che la protesta potrebbe assumere, se rimanesse tale, cioè senza l’elaborazione di proposte in alternativa.
A noi non resta, invece che rimembrare un passato che più passato non si potrebbe, trarne le lezioni del caso : un governo che grazie ad un netto consenso è poco incline a lasciare spazio al controllo democratico, rende, a tratti, inefficace, la sola pratica riformista d’Opposizione. La democrazia ne risulta così, azzoppata.
Salvo che nel Paese non si muova altro tipo di Opposizione in grado di riattivare l’intero meccanismo.Tutto ciò, in democrazia, corrisponde all’interesse dello stesso Paese. Niente di utopico o di rivoluzionario. Soprattutto niente di criminalizzabile. Anzi.