Gente che lotta
Visti da vicino, in questi giorni in cui è impossibile andare in giro senza imbattersi in cortei, lezioni in piazza, occupazioni e sit in, il sospetto di essere di fronte ad una solida determinazione, ha trovato ieri sera a Città della Musica, immediata conferma. E sia ben chiaro : se si è evitato il peggio, lo si deve a loro. Quelli che l’informazione sciatta, pretende per forza di imbrigliare in una qualche definizione e che hanno dimostrato una preziosa qualità politico-strategica : nervi saldi.
Sarà anche una protesta fondata su bisogni elementari e come tale, aliena dal volare alto delle battaglie d’antàn o come impropriamente viene scritto non politicizzata, ma sono i partiti con le loro strutture ossificate e la loro conduzione, a non essere apprezzati. Non la Politica, che dimostrano di conoscere e di maneggiare, nella ricerca ostinata di unità, di collegamenti con le altre componenti scolastiche, con altri movimenti che in città si battono per il diritto all'istruzione o per un tempo scuola dei contenuti o per un ennesimo spazio di libertà minacciato dal Comune. La ricerca dell’obiettivo che unifica, piuttosto che la tendenza sgretolante dei mille distinguo, è un tratto di maturità politica, degno di ogni riguardo.
Un’operazione di vero contrasto alla determinazione di questo governo di istigare i cittadini per porli gli uni contro gli altri.
Non ho sentito in questi giorni un solo slogan, ne’ visto un solo atteggiamento declinare verso il populismo, l’invidia di classe – e ne avrebbero ben donde – la demagogia, la qualunquistica ricerca della visibilità a tutti i costi. : nessuna delle pulsioni che ha animato i movimenti di piazza in questi ultimi tempi, è presente. Sono persino capaci di andare in televisione, evitando accuratamente le trappole dialettiche e il paternalismo di interlocutori che vorrebbero, con poca spesa, incutere rispetto. Ovvero di esporre innanzi al plotone di celerini schierato, lo striscione su cui è scritto che quella battaglia riguarda anche loro.
E tuttavia non è per mitezza che si sono, almeno fin qui, evitati, gli errori del passato. Casomai per dignità, per spirito di resistenza di fronte a una Minaccia che oramai investe tutti i settori della nostra vita e che rischia di spappolare ogni residua area del “pubblico".
Questo movimento merita il rispetto che si deve ad una voce autenticamente dissonante nel panorama piatto e consenziente della vita politica. Non trattiamoli come l’ultimo pezzo di folklore rimasto in città, non raccontiamone le magliette, non confrontiamo le loro abitudini di lotta con i movimenti del passato. Non facciamo torto alla loro intelligenza. Soprattutto non trattiamoli da bravi ragazzi. Sono persone che lottano. E che sarà difficile mettere a tacere
3 pensieri riguardo “Gente che lotta”
e soprattutto non hanno nulla da perdere perchè hanno già perso tutto. Questo governo ha cancellato persino il precariato.
c’è sempre il lavoro nero…
quello c’è sempre stato. Anche il premier lo consigliava, ricordi?