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Anno: 2009

Avete rotto

Avete rotto

Abitualmente non nutro troppo entusiasmo per Gramellini, il suo stile troppo allisciante, saggio e piacionico, mette a dura prova il mio istinto di lettrice. Infatti oggi,  cercando altro, ho comperato La Stampa e  Questo  articolo , mi  ha molto indignata. Ecco perchè :

Io non so se sopravviva un genere di maschio chiamiamolo da terza via, quello cioè che considera la seduzione come un fatto intimo, in cui gl’interessati – e non le masse sapientemente addomesticate da periodici e trasmissioni specializzate – si accordano più o meno tacitamente, senza ricorso a formule precotte di tacchi, ritocchi, spacchi e minigonne. Soprattutto senza moralistici incasellamenti e discriminazioni, e, per piacere, senza nemmeno troppo dispiego di terminologia d’antàn,  misteri  femminili e coltivazioni intensive di sogni oltre la passerella. Concetti ammuffiti.

Insomma, se nemmeno nel settore e in quelle circostanze, si può essere se stessi e dunque liberi, allora quando?

Per storia personale e forse educazione, a me costa un grande impegno rimanere indifferente rispetto a quel che sta succedendo. Usi, costumi, abbigliamenti e/o atteggiamenti sopra  e fuori le righe, niente è nuovo e tuttavia sono le particolari circostanze a determinare meraviglia e in alcuni casi, scandalo.

Ad ogni buon conto, penso anche che sia sin troppo facile bollare come volgari, ignoranti e sguaiate quelle ragazze. C’è  di più in queste storie, tanto da far apparire le mise o l’eloquio come un fatto di assoluta marginalità. 

Credo che almeno un tentativo di uscire fuori dalle modalità del giudizio sommario, vada compiuto, particolarmente quando ciò che appare così invariabilmente  clichè da imporre, al contrario, la buona abitudine del sospetto. E poi l’accusa di volgarità è un vecchio trucco, un buon paravento dietro al quale si nasconde il timore di passar per moralisti. Tutti maestri di stile al cospetto della ragazzotta di provincia overdressed. 

Mentre invece mi  sembra tanto più volgare e sguaiato chi coglie l’occasione per i discorsetti di circostanza, chi  contrappone a quel modello femminile, un altro ritenuto più virtuoso e intrigante – a me una raccolta di firme per abolire il termine dal vocabolario, per piacere – solo perchè lascia intravedere la coscia invece che sbattertela in faccia. O perchè entra in Comunione ( si, e Liberazione) invece di presentare richiesta di concessione edilizia per i propri terreni al paesello. 

E meno male che una volta c’era da scegliere tra essere madonne o puttane. Adesso pare proprio che non ci si salvi, con tanto di prontuario per sedurre l’uomo colto e raffinato che – sappiatelo –  è taaaanto diverso da quei cafoni al potere. Niente microgonne prego, meglio lo spacco, un po’ di stile, che diamine. Spè che mi ripulisco gli occhi.

A nessuno viene in mente che la donna che ti cammina accanto in genere, tra lavoro casa e pupo da portare a pianoforte o dove va lui, c’ha altro per la testa che stare a compiacere, spacchi o non spacchi, il maschio intellettualmente sensibile di turno. Ogni tanto, cari signori,  perchè non provate l’ebbrezza di farvi piacere una, così com’è? Ovvero come le va di essere. O come può.

Magari lasciare a casa  fantasie prepuberali, si rivela un’esperienza più eccitante del tacco dodici. Su, che ce la potete fare.

E magari, se si sparge la voce, anche quelle volgari lo diventano un po’ meno.

Avete rotto con queste storie. Poi sappiamo come va. Giacchè lo spacco o l’intravedo e non vedo dei miei sgabelli, altro non è se non  la ciliegina sulla torta che si tira in ballo quando la torta non c’è. Crescete una volta per tutte. E, se del caso, curatevi. Ne trarremo tutti, donne e uomini, gran beneficio.

Nell’illustrazione un particolare da  Madame Marcotte de Sainte Marie di Ingres.Un grande dipinto ( Louvre)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

 


Dietro una porticina segreta  nella nuova casa in cui Coraline & Famiglia si sono da poco trasferiti, si apre un tunnel  e in fondo al tunnel , si scopre l’esistenza di una dimensione parallela, un universo speculare in cui tutto appare più bello. Un mondo   perfetto, che sarà divertente conoscere, del quale sarà facile entusiasmarsi, ma che – come in ogni favola che si rispetti –  non tarderà a rivelarsi in tutta la sua  pericolosa illusorietà.

Coraline vi troverà genitori più premurosi, condiscendenti e simpatici dei suoi, vicini di casa più cordiali  e persino un paesaggio dai  colori più vividi. Ma per poter  rimanere in questa dimensione felice, le verrà richiesto un pegno terribile. 

La ragazzina dovrà così far ricorso a tutta la sua inventiva e  al suo coraggio per liberarsi dalla trappola in cui si è lasciata trascinare.

Alice nel paese delle meraviglie ma anche l’Invasione degli ultracorpi e tanto altro ancora, in questa favola confezionata con modalità avveniristiche mescolate a tecniche artigianali -  potenziate dallo stereo 3D più  animazione stop motion – ma tradizionalisssima nei suoi aspetti narrativi terribili e nel suo messaggio edificante sul coraggio, sulle false illusioni e sulle aspettative indotte. Un contrasto di grande impatto per definire meglio  il tema chiave del guardare il mondo ad occhi aperti. Spalancati.

Tratta dall’omonimo libro del prolifico Neil Gaiman, Coraline è un film raffinatissimo, lavorato con cura minuziosa. Da vedere e rivedere possibilmente nei cinema attrezzati.

(In questo  Trailer  vengono spiegati i trucchi del film.)

Coraline e la porta magica è un film di Henry Selick. Con Dakota Fanning, Teri Hatcher, Ian McShane, Keith David, Jennifer Saunders, John Hodgman, Dawn French, Robert Bailey Jr., Aankha Neal, George Selick, Hannah Kaiser, Harry Selick, Marina Budovsky, Emerson Hatcher, Jerome Ranft. Genere Animazione, colore 100 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Universal Pictures

 

Disastri & Disastri

Disastri & Disastri

Un film che parla di morte, destino e felicità con ironica delicatezza, riuscendo a non  essere mai deprimente, merita ogni considerazione. Così devono aver pensato anche le giurie dei numerosi concorsi sparsi per il mondo che nei ben quattro anni di attesa – il film è del 2005 – prima di arrivare nelle nostre sale, hanno decretato a questo Look booth ways dell’australiana Sarah Watt, ogni possibile riconoscimento. 

 Look booth ways –  Amori e disastri –  titolo metaforico ispirato da un cartello stradale. In un torrido  week end ad Adelaide, s’incrociano i destini del fotografo  che scopre di avere un cancro, dello scrittore scavezzacollo che apprende  della sua terza paternità, dell’artista ossessionata dagli incidenti che ha appena perso suo padre e di un giovane uomo che giocando col suo cane finisce sotto un treno il cui macchinista sebbene incolpevole rischia egualmente un crollo nervoso .

Guarda in entrambe le direzioni  prima di passare, suggerisce il cartello di cui sopra. Preziosa indicazione, qualsiasi sia l’attraversamento da compiere, anche se non è precisamente alla prudenza che  allude l’invito . Piuttosto alle diverse angolature, ai differenti punti di vista e alla stupidità di certi interrogativi  a senso unico che capita di porsi rispetto alle strettoie della vita e che coinvolgono un malinteso concetto di destino e di felicità.

Anche le immagini si adeguano ai diversi registri e così l’estroso talento della Watt si cimenta con inserti di  brani animati e sequenze fotografiche in un mix di realtà e fantasia estremamente piacevole.

Peccato la tardiva distrubuzione in sole diciannove copie – dunque affrettarsi –  questo film meriterebbe di essere visto per alcune sue piccole virtù, non ultima quella di risollevare lo spirito

Look Both Ways – Amori e Disastri (Look Both Ways) è un film a colori di genere drammatico della durata di 100 min. diretto da Sarah Watt e interpretato da Justine Clarke, William McInnes, Anthony Hayes, Lisa Flanagan, Andrew S. Gilbert, Daniella Farinacci, Maggie Dence, Edwin Hodgeman, Robbie Hoad, Leon Teague.
Prodotto nel 2005 in Australia e distribuito in Italia da Fandango

La supercazzola (mamma, m’ero persa lo schema)

La supercazzola (mamma, m’ero persa lo schema)

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L’intervista è un capolavoro da capo a piè, dunque  vale la pena di leggersela tutta. Ma il punto in cui Mavalà, supera se stesso nella nobile arte  di dire assolutamente  nulla – eccettuate un paio di castronerie di natura tecnico giuridica, come sosterrebbe lui con il sussiego che il caso richiede  – è il seguente :
Scusi, avvocato, ma come le è venuto in mente di parlare di «utilizzatore finale» quando c’è  di mezzo una donna?

 

Il termine ‘utilizzatore finale’ era riferito a una domanda di natu­ra tecnico giuridica. Il codice utiliz­za in materia varie dizioni — tra cui prostituzione, pornografia, ma­teriale pornografico — tutte conno­tate da disvalore giuridico e riferite a norme che distinguono con gran­de chiarezza diverse responsabili­tà. Ecco, si trattava dell’esemplifica­zione di uno schema giuridico.
Ecco.
Resta inteso che la domanda di natura tecnico-giuridica era semplicemente se Berlusconi fosse innocente o colpevole e che il resto è aria fritta, fumo negli occhi, cavoli a merenda. Lo schema giuridico è servito. Mavalà, mavalà, mavalà….insomma.

 

Tu nun canusce ‘e ffemmene

Tu nun canusce ‘e ffemmene

Palazzo Grazioli 0840

Giuliano Ferrara almeno in una cosa ha ragione :  affidare la propria difesa al quadrangolare  amici – alleati –  legali – dipendenti,
è stato da parte del premier  una imperdonabile leggerezza. Un po’ perchè un personaggio istituzionalmente rappresentativo certe faccende le sbriga in prima persona – dov’è finito il rapporto privilegiato- col- popolo-offresi-no- intermediari? –  un po’ perchè il teorema Mavalà – cadute di stile a parte – presenta qualche crepa.

Per  eccesso di congettura, vedi l’interpretazione in chiave Rossella – il premier non ha bisogno di pagare –  insomma come dire : tutte si sentirebbero onorate – sia quando il taglio Mavalà, diventa, ma solo apparentemente, un po’ troppo forense – il premier non sarebbe penalmente perseguibile anche nel caso che la sua accusatrice dicesse il vero –

Resta inteso che nessun legale avveduto metterebbe le mani avanti in questo modo.

In entrambe le circostanze, nell’ansia di negare un addebito se ne suggeriscono altri, ovvero il quadro di conduzione diciamo spensierata – tra pizza e champagne, divani, voli di stato e motoscafi scortati dai carabinieri – dell’ esistenza del Presidente, non viene minimamente scalfito. 

Che poi a ben vedere è quel che conta. E laddove, sotto qualsiasi costellazione tranne quelle dittatoriali, all’uomo di governo viene richiesta sobrietà, qui tutti coloro  che sono impegnati nella difesa strenua dell’innocenza del cavaliere, in realtà non fanno altro che confermarne lo stile di vita, diciamo sopra le righe. Che male c’è a circondarsi di gente giovane?

Non è stravagante vedere personaggi che delle strategie comunicative hanno fatto la ragion d’essere di questa politica, annaspare in uno spericolato gioco da caduta dei gravi  : più giustificano, minimizzano, argomentano e peggio è? 

Ma la più grossa la raccontano – uomini di mondo, fini conoscitori dell’animo femminile, intellettuali organici, direttori editoriali e via dicendo –   quando alludono alla donna origine di questa nuova tornata di scandali.

C’è una cosa che non capi­sco: come sia possibile che a una donna va­da bene il passare per sempre come quella dei mille più mille, cena e dopocena…d’ora in avanti chiunque parlerà di lei, sarà su quello. Devono averla pagata parecchio. Insinua Carlo Rossella in un intervista al Corriere

Eccome no. Prima le paghiamo, anche per partecipare ad una cena e poi ci lamentiamo di quanto siano mercenarie, corruttibili e ispiratrici di grandi complotti.

Ovviamente qui sfugge completamente la portata di un movente fondamentale  : la consapevolezza, di essere stata usata oltre il consentito e senza adeguata contropartita.

Nella testa di questa signora sono venuti meno i termini di un accordo che la vedeva merce di scambio. Alla luce dello stravolgimento in atto di valori, rapporti, usi e costumi,  come darle torto ? Sarà mica lei l’inventrice di questa nuova cultura?

Vendetta? Anche. Ma quello casomai è un effetto. La causa è soprattutto l’orgoglio ferito. E di quello ognuno ha un personale concetto. Non solo la letteratura pullula di donne che per rivalsa arrivano a distruggere se stesse.

Qui si tratta di molto meno, tutto sommato.

Ma come si fa a mettere a repentaglio il proprio ruolo istituzionale  di custode di segreti di ogni fatta, con tale leggerezza? Problema centrale diventa quello della ricattabilità del premier. Non si scappa.

Ad ogni nuovo passaggio, rivelazione, intervista, tornano in mente  parola dopo parola, le dichiarazioni di Miriam Bartolini, la moglie offesa in altra dignità cui si deve l’apertura di questa crisi.

Tutto quadra dunque, ben oltre Noemi. Difficile far passare il Presidente del Consiglio come un ingenuo farfallone in balia delle virago approfittatrici. Anche questa, nel caso,  sarebbe letteratura. E non delle migliori.

Nell’illustrazione : bandiera su Palazzo Grazioli di Dave Coombs