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Mese: Luglio 2009

Carissimi cineasti italiani…

Carissimi cineasti italiani…

E’ andata come doveva e alla fine ha prevalso, non tanto il buon senso, quanto una strategia differente, più articolata ed incisiva. Niente  blocco della Mostra ma il trasferimento armi e bagagli,  della protesta al Lido. Niente black carpet (malaugurante) almeno per ora. Niente arrampicate sugli schermi per impedire la proiezione, niente tonanti invettive lanciate dai medesimi – Ieri a Parigi noi filmavamo con le nostre macchine da presa volti insanguinati di studenti e operai, e voi qui  continuate con le vostre piccole mondanità, con le vostre critiche meschine su opere imbecilli – che tutta quella roba lì, è acqua passata.

Mostra si, mostra no. Per analogo dilemma o quasi –  raccontano quelli che c’erano e ancora sono alla testa dei tumulti    -  si discusse, qui da noi,  quarant’anni fa, ma allora il fronte della contestazione era  spezzettato ed indebolito da perplessità illustri. Non fu Cannes. Lo si è ricordato in questi giorni di frenetiche assemblee, come un momento di autolesionismo, insomma una  mezza sconfitta.

Oggi al cospetto di una  situazione ben più grave, il Movimento Emergenza Cultura Spettacoli Lavoro, MoVem09, che coinvolge tutti i lavoratori dello spettacolo, non solo gli artisti e gli autori, punta al cuore del problema, reclamando non solo gl’investimenti necessari ma una legge di sistema che garantisca vitalità al settore  più trascurato e colpito dalla politica dei tagli, quello della cultura.

E così ieri l’altro, la conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia numero 66, temporaneamente occupata dai contestatori, è diventata  l’occasione  di durissimi comunicati –  prima letti e poi, ridotti a coriandoli, lanciati verso la platea – e di irresistibili gags. Come la pseudo lettera di Bondi recitata da Purgatori, o i contributi del gentile pubblico  – A Müller, si c’hai le palle, chiudi ‘a Mostra –

Ma se intanto Citto Maselli ha cambiato in corsa il titolo del suo film – che da Anni luce è diventato Ombre Rosse – se  Placido è intenzionato a trasformare la conferenza stampa de Il grande sogno in tribuna della protesta, se i precari occuperanno, per tutta la durata della Mostra, la spiaggia demaniale , se il titolo a Venezia una Mostra  rosso shocking risulta il preferito dalle gazzette, qualcosa sta accadendo davvero.

Ottenere risultati concreti non sarà semplice, con l’estate di mezzo e Tremonti irremovibile sul fronte del diniego. Tuttavia tra le altre opportunità, Venezia offrirebbe quella del confronto diretto con gli  spettatori che sono poi l’anello mancante della catena.

I film della Mostra? Ah quelli…avant de partir, al solito.

 

 

Fede pigliatutto

Fede pigliatutto

Fede 01

Quello di Federica non è stato precisamente un tragitto da favola bella in cui l’happy end end è parte integrante della trama, ma una corsa a ostacoli – anche se la specialità è un’altra – in cui  trionfi e sconfitte si sono alternati con cadenza estenuante. 

Forse una norma nello schema generale delle cose, salvo che a sedici anni  – tanti ne aveva quando ha cominciato con le gare importanti – l’andamento discontinuo di prestazioni cui si sono investiti tempo, energie ed aspettative, può diventare un handicap dagli esiti disastrosi. Lei però – e questa probabilmente è la chiave della sua forza – ha subito capito che il suo  problema era nella testa e con disinvoltura racconta di essersi avvalsa di un sostegno psicologico. Un’ esperienza non lieve da aggiungere alla fatica dell’allenamento e a quella di crescere.

Tralascio ogni retorica sull’esempio che Fede può incarnare in epoca di scorciatoie per ottenere il successo, la sua storia parla chiaro e non c’è bisogno di aggiungere altro. Val la pena, tuttavia, di
festeggiare Federica Pellegrini per il suo bel risultato, esito di un efficace e faticoso combinato di  intelligenza, impegno ed ambizione. Merita tutto perchè ha dato tutto. Ha ragione sua madre.

Fede09

Federica Pellegrini oro e record mondiali nei 400 stile libero. Prima donna a scendere sotto i quattro minuti.Le foto sono prese dal Corriere della Sera.

Renato Nicolini candidato

Renato Nicolini candidato

nicolini

Essendo partito con ritardo, è possibile che Renato Nicolini abbia difficoltà con la raccolta delle  firme per la presentazione della sua candidatura a segretario. Il dibattito congressuale, in caso di esito negativo, perderebbe così un contributo importante.

Se invece ce la dovesse fare, ogni riserva rispetto alla mia personale collocazione all’interno del Congresso, cadrebbe e non solo per il richiamo ad esperienze condivise o perchè  in quel che Nicolini dice  ritrovo la mia storia – che già non sarebbe poco – ma perchè nella sua proposta politica c’è quel che, a mio parere, assolutamente manca alla discussione:  un’idea precisa di cultura, di società e infine di futuro.

Nel suo blog sono reperibili indicazioni varie nonché ;il video con la presentazione della candidatura. Da ascoltare con attenzione. Comunque vada.

I nuovissimi mostri

I nuovissimi mostri

 

 

Se è vero che il cinema si fa col cuore e con le idee – e in queste circostanze sempre si trova qualche bell’ingegno che rifrigge l’antica tiritera – è altrettanto vero che senza quattrini, le idee rimangono nel cassetto e il cuore finisce , se sei fortunato, a battere solo per pochi intimi.

Capita dunque che il Fondo unico per lo spettacolo, da questo Esecutivo considerato – come del resto l’intera partita della Cultura –  voce di spesa e non  investimento, si assottiglia e su iniziativa di Tremonti passa dai 460 milioni del 2008  ai 378 di quest’anno, con buona pace –  anzi all’insaputa, così almeno si giustifica –    del ministro poeta, eternamente attonito, Bondi e degli addetti al ramo, Carlucci e Barbareschi. 

In compenso, nel più puro stile governativo detto della Dissociazione e della Sconnessione,  tax shelter e tax credit,  sono state acquisite. Benissimo. Ma senza adeguati fondi, ciò significa che saranno detassati gli utili di operazioni che non si potranno nemmeno avviare.

Bel colpo. Ricorda un’altra inutile detassazione prodotta all’ esordio di questo governo. E manco male che a Milano – rullino i tamburi e sia dato fiato ai (sempre allertati) tromboni – si aprono gli studi della Cinecittà del Nord. Che senza non se ne sarebbe potuto fare, pena l’avvilimento dato da overdose  di  visione romanescocentrica della vita, di tutti i cittadini di Quarto Oggiaro e dintorni.

Le speranze di veder almeno ripristinato l’antico stanziamento, sono così esigue da imporre la mobilitazione dell’intera categoria. A  rischio gli spettacoli, la cultura, una delle più forti possibilità di ripresa e  duecentomila posti di lavoro. Così, lunedì scorso, manifestazione con attori registi e maestranze davanti a Montecitorio ampiamente documentata dalla stampa e ieri sera, delegazione ( ristretta e prestigiosissima) a seguire i lavori Parlamentari.

Per il resto, i vari comitati dovranno discutere e concordare le iniziative, dunque lo sciopero a oltranza e si parla, pur con qualche perplessità di bloccare il festival di Venezia ( Roma, no? Essù.. due piccioni con una fava).

Ma il fatto che colpisce di più in questa chiamata alle armi sotto la canicola – lunedì a Roma, si bolliva –  è l’assoluta disinvoltura dei maestri Montaldo, Scola, Maselli, Lizzani, Monicelli.

Li si penserebbe  stanchi, non tanto per età – il cinema, come è noto, allunga la vita di chi lo fa e di chi lo ama – ma perchè di queste scalate a Montecitorio, per dirla con Montaldo, sono zeppe le cronache dagli anni 60 in poi. E invece niente, qualcuno di loro addirittura tira le fila dell’organizzazione, altri discutono animatamente, si fanno sentire, non mancando ad uno solo degli appuntamenti.

D’altronde come astenersi : sotto i loro (e i nostri occhi) sta accadendo qualcosa che oltrepassa e perfeziona il feroce Immaginario che portò diritto alla realizzazione di opere come i Mostri, Boccaccio 70 e di tante altre commedie dette all’italiana. Se dovessero sentirsi superati anche solo per un attimo, non potrebbe essere altro che per questa Realtà che ci è toccata in sorte e che ha scavalcato anche il peggiore degl’incubi a 26 fotogrammi il secondo.

Nell’illustrazione Citto Maselli, Cristina Comencini, Mario Monicelli nelle tribune di Montecitorio

Piacere alle donne

Piacere alle donne


Vero è che ascoltare le ultime  registrazioni dell’affaire D’Addario, è come ravanare nell’ Indifferenziata, come pure è vero che a voler separare quei rifiuti, ci si rende immediatamente conto di come le autentiche scorie tossiche siano quelle meno riconoscibili, celate come restano, nelle apparenze innocue di alcuni dettagli : dalla manifestazione di lui in accappatoio bianco abbagliante, al letto con le tende – e figurati se quell’altro burino ripulito dell’ amico  Putin, perdeva l’occasione di un omaggio fortemente allusivo ai charms del Buon Ricordo a forma di tartarughina o di farfalla – ma se ne hai già uno e questo è un doppione, cara,  lo puoi regalare a qualcuno –  fino ai  porta un’amica o ai telefonici  tesoro,bacio, bacione ciao, ciao.

Il resto del vomitevole  repertorio –  lui che si vanta, lei che ne asseconda il narcisismo –  è roba di normale amministrazione, dunque da stoccare nel collettore principale. Così fan tutti/e. A Palazzo, è il prezzo che si paga per un posto vicino al sole, in questo il premier è inflessibile e parzialmente indifferente ai generi  : da tutti pretende ammirazione e gratitudine  incondizionate.

Le esalazioni venefiche della stupidità provengono dunque da quel tipo di  discarica in cui, in una cornice assolutamente volgare, va in scena  come unica rappresentazione, il sottocutaneo disprezzo per il genere femminile, quello che, alla bisogna,  trascolora in galanteria pelosa, appiccicaticcia, melliflua.

Forte del proprio ruolo, il premier riceve in casa sua ragazzotte rese docili dall’ansia di riscatto sociale o dalla difficoltà a ritagliarsi un qualunque ruolo, per poi  speculare su questo effettivo stato di debolezza ovvero sull’ ignoranza di sè e  sulla scarsa fiducia nelle proprie capacità di farcela senza sponsor.

Possibile che un uomo che ha denaro, potere, consenso, abbia bisogno anche di questo tipo di conferme?

Scrive la stampa estera dopo le pubblicazioni di ieri : allora è tutto vero.C’è di che annegare  in un mare di imbarazzo. Sesso contro favori, denaro , quando non candidature o cariche, non è la massima espressione di etica pubblica che un presidente del consiglio possa rappresentare. Qualcuno ha ancora voglia di parlare di privacy violata?

Ovvio che Mavalà non trovi di meglio che negare addirittura il fatto. Ovvio che gli alleati strillino all’abuso, alla menzogna e al complotto. Strategie consumate ma di breve respiro. Fino alla prossima testimonianza, filmato, foto, registrazione, memoriale, instant book. Le ragazze sono una ventina, non c’è di che stare allegri. E i fatti sono fatti, al di là delle considerazioni di contorno.

Nel frattempo, ma era fatale, il consenso scivola via, attestandosi intorno al 50%. Un evento fisiologico, appena lambito dalla questione degli  scandali. Dicono. Ma uno studio, avverte che le prime defezioni sono di provenienza femminile. Il premier ama le donne, ci è stato ripetuto a mò di giustificazione, più volte in questi ultimi tempi. Magari è solo successo che qualcuna si sia accorta di non essere poi così amata.

Nell’illustrazione Iuppiter di Ingres