En attendant due (cartoline dall’impasse )

En attendant due (cartoline dall’impasse )

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Nel frattempo – sempre a proposito di quarte o quinte opzioni – Chiamparino ha rinunziato e Serracchiani ha formalizzato il suo appoggio a Franceschini. Nessuna di queste decisioni coglie alla sprovvista e  mentre prosperano lo stigma e l’incertezza,  la dimensione dell’attesa si arricchisce di nuove opportunità : Ignazio Marino. Emblema di laicità e garante di testamenti biologici. (e rianimazione..secondo una brillante battuta, meno male che Franco Marini c’è)

Sempreverde il settore Armiamoci e Partite che interamente si rivolge ai titubanti , assicurando loro appoggio morale  nella prospettiva di una bella morte o a scelta, di un’ entusiasmante sconfitta. Manca solo che si esorti : chi per la patria muor vissuto è assai e poi possiamo chiudere con l’allegria delle Massime Eterne.

La metafora del campo di battaglia, ha preso un po’ la mano a tutti. A qualcuno – più d’uno per la verità –  però sfugge che cosa sia davvero un Congresso, laddove presentare una mozione e candidature proprie, importa uno sforzo politico e organizzativo di non lieve entità, una presenza su territorio nazionale tale da assicurare le presentazioni in ogni circolo e consensi stimati intorno al 15 % solo per arrivare sani, dignitosi e salvi alla meta.

In mancanza, invece di essere fagocitati prima, lo si sarebbe dopo. Sempre che al vincitore interessino ancora le spoglie. Tanto per mantenere il linguaggio militare. Ci sarebbe poi un aspetto non propriamente politico e forse esistenziale a far da corollario al problema della sconfitta. Ma non è questa la stagione delle sottigliezze. Stai a guardà il capello se quello per cui hai lavorato mesi, rischia la dissoluzione.

In compenso c’è anche chi dice che grazie alla rete si potrebbe vincere ( come no, a briscola).

Non si può stare seduti su di una poltrona vent’anni ci è stato ripetuto da varie parti, in questi mesi. Sacrosanto. Ma per l’appunto in questi giorni è sotto gli occhi di tutti quanto sia difficile fare in modo che ciò non accada.

Senza considerare che l’antico duello che tanto affascina i retroscenisti, non sarebbe l’unico nodo da sciogliere. Quindi di sicuro l’abusata  dinamica risulterebbe scompaginata, grazie a ulteriori proposte, dopodichè servirebbe un’idea forte di società, di partito e di futuro. E visto che siamo in un Congresso e non all’assemblea di un’associazione culturale, occorrerebbe fosse detto con chiarezza  attraverso quali passaggi si vuol raggiungere ogni obiettivo.

Ce la vogliamo mettere un po’ di politica o conta solo chi sta dietro a chi ?

Un’ultima notazione inevitabilmente cinematografara:

 

Da qualche parte, uno dei siti collegati ai lingottini già piombini,  è spuntato  fuori anche Blade Runner. Sì d’accordo, è per la stracitata battuta di Roy, quella che tutti conoscono e sembra buona in ogni  occasione  I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion…

ma non è che sia poi di grande opportunità, dati i tempi soprattutto, rispolverare una pellicola sui replicanti che vogliono diventare umani,  che chiedono al creatore – o padre, per gli spettatori  più maligni – la chiave per la sopravvivenza oltre il previsto. Salvo che poi non se ne fa niente e tutti muoiono.

The light that burns twice as bright burns half as long…and you have burned so very, very brightly, Roy.

osserva Tyrell – il creatore – prima di morire per mano di Roy. Ecco appunto. Noi vediamo un po’ di bruciare da una parte sola e possibilmente di uscirne vivi.

Nell’illustrazione l’occhio di Roy. Da Blade Runner

2 pensieri riguardo “En attendant due (cartoline dall’impasse )

  1. Povero Marino, tenteranno di farne polpette e – ahimè – sarà inevitabile che il probabile insuccesso ricada sul buon esito della sua, che comunque è una battaglia di civiltà.

    Il meccanismo stritola e i distinguo sono quantomai difficili, di questi tempi.

    Tutto qui, se servirà e mi verrà richiesta, apporrò la firma per la presentazione della lista.

    Ma mi fermo lì, per essere “nuovi” costoro sono un po’ troppo a ricasco del vecchio.

    Trovo invece politicamente congrua la scelta di Serracchiani.

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