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Categoria: Modi e Mode

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

 

Caro lettorato,

 

Oggi niente reintegro , niente calcolo dei resti e premio al miglior perdente nel metodo teutonico-latino, niente film del week end belli ma  invariabilmente rovinati dall’ insulsaggine di eterne polemiche.

 

Ergo niente Monti,niente Camusso,niente Fornero, niente ABC. E niente Marco Tullio Giordana.

 

Il salvifico ricorso alla nuova campagna pubblicitaria targata Dior sotto la cupola  che sovrasta la faraonica sala delle conferenze del PCF  in place du Colonel Fabien, non suoni tuttavia come una defezione – e manco come segno dei tempi, pietà di me – ma se proprio di lettura dovesse esserci bisogno,si parli piuttosto d’insofferenza e tedio con caduta delle braccia.

 

In attesa che tutto torni come prima …voilà la dernière incarnation du sac Lady Dior, porté par l’actrice Marion Cotillard.Una scelta –  come avverte Libèration, fornitore della notizia di cui all’oggetto –  dettata più dall’ esthétique  che dalla politique (e vedi un po’), dato che i materiali  – rafia e coccodrillo – di evidente influence ethnique, richiamano il movimento delle tessere metalliche con le quali è ricoperta la cupola (bah). Un po’ di bêtise e d’aria fresca, non potranno che giovare agli animi esulcerati da dibattito pubblico compulsivo.(Georges, non ti agitare troppo nel sacello)

à bientôt 

 

Foto sopra da Libè,la cupola è realizzata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer.

Qui sotto, al naturale, fotografata da Bratan

 

 

 

 

 

Come on Irene

Come on Irene

Poiché quanto a  retorica della catastrofe , Hollywood aveva già mostrato il possibile –  non escluse navi russe alla rada della New York Public Library,  lato Quarantaduesima strada, statue della libertà  a zonzo  per la Quinta   o scenari di nubi dense a minacciare simboli e monumenti, –  molti notiziari  hanno ritenuto dover precisare che le immagini trasmesse non provenivano dagli Studios. Non si trattava di un film, insomma.



Poi,  immancabile,  quantunque –  che peccato –  senza avvertenze sovrimpresse,  è arrivata un’altra rappresentazione  classica  dell’ Attesa del Peggio, quella con il jogging in the rain, la  partitella  a hockey o calcetto  in Times Square e i surfisti  di Coney Island in significativa  – quanto vana – attesa dell’Onda Perfetta .

Niente di paragonabile, beninteso,  alla  poliziotta di colore, invariabilmente sovrappeso che sullo sfondo  dell’Hudson in piena, si definisce sopravvissuta all’11 settembre, pertanto non più disponibile ad impressionarsi. Figuriamoci per  un po’ d’acqua.


Se non ci fosse del vero (e del buono) in questo  modo  un po’ guascone e molto anglosassone di sfidare le avversità negando al nemico di turno qualunque chanche, tantomeno quella di modificare le abitudini più insignificanti, dopo l’indigestione di immagini e filmati, si potrebbe  concludere con un : aridatece the Green Berets.I soliti americani.


Invece più passa il tempo e più quello scrivere con la bomboletta Come on Irene sulle assi  inchiodate alle finestre, mi sembra l’approccio più logico ad affrontare il disastro. Ogni paragone con l’eterna lamentela, lo straccio delle vesti e l’immobilismo in altri luoghi della terra, è superfluo.

( foto Reuters )


Honi soit qui mal y pense

Honi soit qui mal y pense

Siccome una non va a farsi fare il cappello da Philip Treacy e la redingote da Vivienne Westwood  nella segreta speranza che tutti gli  intenditori di mode, protocolli, vini e pesci,  raccontino quanto perfetta fosse la cugina dello sposo, i commenti esageratamente schifati  sono sembrati francamente inutili come pure gli anatemi sulle mises di altre ospiti. I matrimoni, si sa, difficilmente sono luoghi d’inappuntabile  eleganza, quelli regali non fanno eccezione.



Tanto più che quel che ha fatto inooorridire stamane, è robetta  rispetto alle tiare, ai veli, ai ciaffi e alle meringhe sgualcite di qualche anno fa. Lo stesso luogo, un altro tempo. Diciamo che stavolta se la sono cavata.


Sotto questo aspetto, non si può dire che l’era Blair sia passata invano.Chiunque visiti l’Inghilterra può rendersene conto. Quando si dice il cambiamento che modifica la vita delle persone attraverso riforme e provvedimenti i cui benefici sono tangibili, manifestandosi nelle grandi come nelle piccole cose. Sempre che aver imparato a divertirsi a mangiare e a vestirsi, da parte degl’inglesi, possa essere considerata una questione di poco conto.


Che invidia vivere in una società che si evolve. Che vuole il cambiamento e l’ottiene. Ma sempre a proposito di invidia, c’è di più.


Esclusi Tony Blair e Gordon Brown  dalla cerimonia nuziale, ufficialmente  per la loro non appartenenza all’Ordine  più ambito, i labour  si sono guardati bene dal rilasciare dichiarazioni indignate, né hanno sollecitato i loro giornali a minimizzare l’ evento o a screditare chiunque. Si sono risentiti, al posto loro, i Tories,  gli avversari politici, rammentando a ognuno che gli elettori, quantunque di altro orientamento,meritano considerazione e rispetto.


Chiamiamolo fair play, chiamiamola ipocrisia, chiamiamola come ci pare, ma per chi, come noi, è abituato, da quasi un ventennio, a strilli, competizioni puramente verbali e svariati nulla di fatto, la finta sincerità del parlare con/alla cosidetta pancia, comincia a dare un senso di ripulsa.

E allora, Dio salvi la regina ( nipoti e cappelli compresi).

Prosit!

Prosit!

Insomma la mia scelta simbolico musical rappresentativa di fine d’anno dovrebbe giocarsi tra Johann Strauss padre e Nino Rota. Tra eserciti in marcia  e clownerie. E infine – tanto per andare al sodo –  tra Joseph Roth e Federico Fellini.


Mi sa che non ci siamo. Arte Memoria e Morte – in egual misura distribuite, tanto  in Otto e Mezzo quanto  in  Radetzky- Marsch – per Capodanno? Allora perchè l’una è adatta e l’altra no?



L’anno finisce con la stupidità, l’irrilevanza, la finta indignazione  e il meditabondismo a buon mercato. Come se non bastassero i fatti a rovinarci l’esistenza ci si  mettono pure i commentatori. Quelli che con buona pace e molto spregio di  storia e letteratura attribuiscono significati spiccioli (ed improbabili) ad ogni infinitesimale questione. Se lo sapessero, Roth e Fellini non si prenderebbero manco il disturbo di rivoltarsi nella tomba, così pure gli autori delle rispettive colonne sonore.


Prosit, signori miei,  Prosit. Con la Saraghina o col Feldmaresciallo, col Finis Austriae o di altro impero (che pende, che pende e che mai non vien giù). Ognuno ascolti ciò che più gli aggrada e si rechi ai concerti che gli piacciono. Il miglior augurio, in questo caso, è di godersi la musica.

Prosit.

E per cortesia, non chiamatele marcette. Un po’ d’orecchio (almeno quello)

Nell’illustrazione un ritratto del Feldmaresciallo Von Radetz.






Civiltà

Civiltà

Il fotografo – Samizdat7, un viaggiatore simpatico ed  infaticabile, a giudicare dall’album e dall’espressione  sorridente della bella compagna di scarpinate –  in questo caso, ha idealizzato un po’ troppo il soggetto che poi sarebbe lo smoking lounge dell’aereoporto di Phnom Phen.


Anche se ancora non conosco lo scalo, posso comprendere l’entusiasmo. Per il blu Klein, ma soprattutto per il luogo di assoluta – tollerante –  delizia che queste piccole oasi dislocate negli aereoporti – non tutti purtroppo – offrono al fumatore in attesa di partenza.


Ce ne sono di suggestivi  – quello di Narita Tokyo –   di sobri ed eleganti con comodi divani e ampie vetrate sulle piste – al Molo B di Fiumicino, gestito dalla British and American Tobacco, non perdetelo – in forma di giardino con e senza soffitto, come a Singapore  e persino nella Miami del proibizionismo alla moda.

O a Gatwick dove una smoking area esiste anche fuori dell’aereoporto in angolo appositamente allestito della pensilina.


Fumare non fa bene ma non è maltrattando i poveri fumatori che si risolve il problema. I metodi dissuasivi, quasi sconosciuti all’integralismo salutista, potrebbero assai di più.


Soprattutto nel passaggio  da una condizione di perseguitati semi-clandestini,  belli e pronti per la pubblica riprovazione a quella di esseri umani in grado di poter scegliere, guadagnerebbe un altro tipo di salute.


Per finire, poichè Samidaz7 si è anche prodotto in immagini del medesimo fumoir un po’ meno arcadiche eccone qua una di differente sobrietà.