Oh siiii
Lo stadio che da curva a curva, incoraggia una sola squadra, è certamente un non- sense. Quindi hanno ragione tutti quelli che tra ieri sera e stamattina, hanno scritto argomentando di facili vittorie, morte dello sport e tifoserie investite di immenso, condizionante potere .
Devo dire che per quanto possa essere sembrato contronatura, lo spettacolo di ieri all’Olimpico, non mi ha del tutto meravigliata.
– Lo specchio del paese – qualcuno con il tic socio – psico etcetc, ha azzardato.
Diciamo piuttosto, un discreto pezzo di questo Paese.
Il nemico del mio nemico è mio amico. Un principio che può funzionare solo in guerra, dove l’obiettivo è la distruzione fisica dell’avversario con qualunque mezzo.
Nello sport, anche la mentalità meno decoubertiana di questo mondo, dovrà ammettere che vincere è importante ma per chi ama davvero il calcio il tema centrale resta la competizione, lo spettacolo : la bellezza del gioco di squadra, l’armonia, la qualità delle prestazioni dei singoli, l’intelligenza delle strategie e in particolare l’intuito, la capacità cioè di vedere l’azione dell’avversario prima che si materializzi.
Senza competizione dunque non c’è gioco e senza nemmeno quello, lo spazio vuoto si riempie d’altro. Quanto allo spettacolo di ieri, una partita a boccette sarebbe stata più elettrizzante. Ora si discute di responsabilità, se dei tifosi o dei giocatori della Lazio.
A me sembra che nessuna delle due compagini sia stata nemmeno per un minuto sfiorata da una semplicissima considerazione : cedere, o peggio, tifare l’avversario per impedire la vittoria ad altri, quando si è quint’ultimi in classifica, non fa parte di nessuna furberia o sottigliezza strategica, è solo un tipico dei perdenti per vocazione.
Una pagina funerea. Altro che nera. Quando tutto è perduto, restare se stessi e vivere il proprio ruolo con onestà è l’unica salvezza.
Il resto – le sanzioni, le polemiche, le squalifiche – sono chiacchiere a posteriori che lasciano il tempo che trovano. Tutti sapevano come sarebbe andata, i tifosi hanno spazi radiofonici quotidiani, in questa città. Qualcuno ha mosso un dito o polemizzato aspramente, prima che accadesse il peggio ? Macchè.
L’idea è tutt’altro che romantica, si rifà ad esperienze precise : per me la tifoseria sarà sempre rappresentata dall’immagine di Bruno Conti di spalle piccolo piccolo e solo, sotto una curva Sud esuberante e che trabocca di tutto un po’ : bandiere,sciarpe striscioni, affetto, gratitudine, canzoni oppure da tutto lo stadio Maracanà che canta cielito lindo. Impressionante, non non è una parola esaustiva.
Mercoledì prossimo, diciamola con Zampa : scende in campo la squadra della Capitale, contro il suo avversario naturale, l’Inter. E che sia almeno gioco , dal primo al dodicesimo uomo in campo.
Dopodichè vada come vada, una lezione di stile sarebbe – Oh siiiiiiiii – auspicabile.