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Mancano 4.050.000 euro (non può finire qui)

Mancano 4.050.000 euro (non può finire qui)


…..che poi sarebbero i quattrini del contributo pubblico relativo al 2008 che Il Manifesto, grazie al decreto Tremonti, non riceverà. 

Quanto costa la nostra libertà  è l’articolo  del Manifesto di ieri che spiega non solo le  difficoltà ma anche le iniziative  assunte – al di là della consueta campagna di sottoscrizione e abbonamenti –  per sostenere la cooperativa in un momento che sarebbe di difficoltà per chiunque, figuriamoci per chi, geloso della propria indipendenza, ha sempre navigato in acque poco tranquille. E’ importante che si sappia che il Manifesto, pur confidando moltissimo sul sostegno dei lettori, continua –  e lo fa da tempo – ad affrontare la crisi  attraverso misure, spesso dolorose, di contenimento, senza  con ciò  intaccare minimamente la qualità dell’informazione che il giornale continua ad offrire, nonostante tutto. E guardate che non è per niente semplice. Qui sotto copio tutti i modi attraverso i quali attivare la vostra generosità, con avvertenza che ogni centesimo ci verrà restituito in termini di indipendenza e di libertà d’informazione. Non può finire qui.

On line, versamenti con carta di credito sul sito ed è il metodo più veloce ed efficace.

-telefonicamente, sempre con carta di credito, al numero 06-68719888, o via fax al numero 06-68719689. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10,30 alle 18,30. Dove potete telefonare anche per segnalare, suggerire e organizzare iniziative di sostegno.

-Con bonifico bancario presso la Banca popolare etica – Agenzia di Roma – intestato a il manifesto – IBAN IT40K0501803200000000535353.

-Con Conto corrente postale numero 708016, intestato a il manifesto Coop. Ed. Arl. – via Bargoni 8 – 00153 Roma.

 

Semplificare….

Semplificare….

Lina Merlin

Ieri sera a Matrix,  Concita De Gregorio a confronto con due sindaci di differente collocazione geografica ed estrazione politica, ha tentato di spiegare che il divieto di prostituirsi per le strade, così come è stato formulato, non risolve problema alcuno. Nemmeno quello della prostituzione per le strade. Tant’è che qualche minuto dopo, la telecamera di un annesso servizio, mostrava ragazze di nazionalità varia, mascherate da utenti del trasporto pubblico, battere alle fermate dei bus di Roma e di Milano, mentre una di loro, intervistata, offriva ai telespettatori, un ripasso – completo di casistica minuta e ipotesi di scuola –  sul Reato di Adescamento. Come dire : siamo culturalmente attrezzate ad affrontare qualunque incognita il futuro ci proponga.   Ora, a parte che la prostituzione sopravvive non ai Governi ma ai Sistemi, era interessante osservare come i sindaci presenti fossero interessati  esclusivamente ad un problema di decoro urbano,  mentre Concita De Gregorio tentava invano di affontare , oltre che gli sguardi di sufficienza dei convenuti , l’argomento con le sue molte sfumature, nell’ipotesi che una visione complessiva dei fenomeni sia di necessario sostegno alla rimozione  degli inconvenienti. Una visione questa, offuscata oramai dal pensiero dominante – o sbrigativo come lo definisce Michele Serra – secondo il quale le analisi alla luce dei tradizionali strumenti – scienze sociali, psicologia etc – altro non sono, con la loro declinazione di principi, bisogni, diritti, se non un retaggio del passato (ovviamente sessantottino) e che invariabilmente si traducono – con tutto quel digredire su questo e quello –  in immobilismo politico. Un ostacolo insomma, posto sulla via del fare, da intellettuali chiacchieroni e un po’ retrò. Da tutto ciò, deriva una visione semplificata della realtà, molto efficace dal punto di vista della comunicazione spicciola, ma quantomai lontana dalla realtà stessa, cioè dal come stanno effettivamente le cose .Va da sè che anche il fare  trasformato da etica in estetica, allo scopo di essere somministrato più facilmente via etere , ne risente in termini di provvedimenti inefficaci, perchè spiccioli, settoriali, tendenti a rimuovere l’effetto. Mai la causa. Tutta qui la formula vincente. Credo abbiano ragione coloro i quali – e sono molti – ritengono che la politica stia adeguando i suoi registri al Format. Quello che, per definizione del vocabolario, è un apparato di regole che determina lo svolgersi di un programma televisivo. E che il successo delle misure avanzate dai Ministri Gelmini, Brunetta, Carfagna, nonchè l’inalterato consenso che il premier stesso riscuote, sia fondato su di un modello comunicativo che nega l’elemento di complessità. Così è per l’immigrazione – fenomeno, di fatto, incontenibile, nel mondo intero – che si pretende di limitare rendendo difficoltose le pratiche per la regolarizzazione. Per la scuola, che ci si propone di riqualificare attraverso il contenimento della spesa e un ritorno all’autoritarismo. Per la sicurezza,  che si vorrebbe rafforzata da un moltiplicarsi dei presidi militari. Per la messa in efficienza della pubblica amministrazione, in cui basterebbe cacciare i fannulloni e premiare i laboriosi. Per Alitalia, laddove un invito presidenziale sarebbe stato sufficiente ad ogni imprenditore italiano, per buttare lì una fiche buona a far sventolare di nuovo, le bandierine sulla flotta . Si, certo, i provvedimenti di questo governo sono più articolati, a ben vedere, ma i messaggi rivolti agli elettori, sono stati  confezionati in tal senso ed ogni passaggio colpisce nel segno, non solo perchè  agisce su una legittima aspirazione di ordine ed efficienza, ma perchè lo fa  sollecitando spinte squisitamente emozionali, individuando in ogni circostanza un capro espiatorio – le prostitute, i rom, gl’immigrati – un soggetto cioè che non essendo più la conseguenza di un problema, diventa automaticamente il problema . Poi magari succede che il teppista xyz – non so nulla del suo caso specifico, me ne servo solo come esempio –  se la cavi con patteggiamento e sospensione della pena e tutti si scandalizzino perchè pensavano bastasse agitare il principio di Tolleranza Zero per indurre il magistrato a NON applicare la legge. Perchè sia ben chiaro : patteggiamento e sospensione, sono nel Codice – in molti codici del mondo – ed escludo che questo governo voglia rimuoverne gl’istituti,  anche se trattasi di fattori che mettono fortemente in discussione il concetto di certezza della pena così come viene generalmente avvertito. Ed ecco che la complessità ricacciata dalla porta, rientra dalla finestra attraverso una realtà quotidiana che è semplice solo perchè conviene raccontarla così. Così le prostitute continuano a circolare per le strade, i rom ad abitare accampamenti improvvisati, gl’immigrati clandestini a lavorare in nero o a delinquere.  Resta da vedere cosa accadrà quando ci si renderà davvero conto che nessuno dei provvedimenti è davvero in grado di rimuovere i disagi, tutto questo mentre l’ inflazione galoppa, i consumi flettono e parti sempre più consistenti della società italiana avvertono il peso di un andamento economico sfavorevole.Le immagini e le parole prevalgono sui fatti. Un triste compito per l’Opposizione, altalenante tra il ricalcare, ancorchè priva di potenti mezzi di diffusione, il modello corrente o mostrare un’identità diversa.  E’ possibile, che come nella commedia degli equivoci, infine la verità trionfi rivelando gli errori e ripristinando l’ordine delle cose. Ma si tratta ancora di formule di spettacolo,  terreno in cui l’avversario si muove con maggior disinvoltura. Io non ci conterei troppo.

Sfoltire…

Sfoltire…

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L’idea che il taglio dei posti di lavoro –  Alitalia, scuola, pubblica amministrazione in genere – non susciti alcun sentimento di solidarietà o preoccupazione nel grosso dell’opinione pubblica, mi pare un dato assai più vistoso ed inquietante  delle eterne fissazioni, confindustriali o governative, sul cucire a filo doppio salari e produttività, razionalizzazione e tagli. Come se in Italia non si producesse abbastanza unicamente perchè il lavoro costa troppo e sono in troppi a lavorare e non perchè una classe imprenditoriale furbetta investe poco in tecnologie e laddove ci sono risultati positivi ne evita accuratamente la "capitalizzazione" . Da molto tempo licenziare è diventato un Bene, una misura di igienica efficienza, se poi ai licenziamenti  si affianca la parola  merito : è fatta, il tutto assume immediatamente  i contorni dell’operazione indifferibile e che oltretutto ripristina pure un criterio di  giustizia.  L’eliminazione brutale di 87.000 posti di lavoro della scuola, viene presentata come necessaria per una miglior  resa del servizio ma in realtà nessuno è in grado di dire di quali superflue mansioni si tratti, se della decima maestra che insiste su di una classe o della terza che insegna inglese su due. Lo stesso vale per Alitalia, con il suo altalenante – ma sempre in crescita – numero di esuberi. Chi sono costoro? Meccanici? Personale di terra? Assistenti di volo?. Alla fine viene il fondato sospetto che le misure di razionalizzazione con i piani industriali c’entrino ben poco e che i tagli siano un’operazione puramente contabile che investe brutalmente solo e sempre i senza tutela, cioè i precari che numerosi, oramai abitano tutte le categorie: venuti via quelli, chi rimane, va a sostituire le mansioni che rimangono scoperte. Alla faccia del merito.  In questo metodo risiede tutta l’efficienza. Ma è esattamente così che si uccide un servizio. Che dei piani industriali o delle riforme dovrebbe essere il cuore. Tuttavia, non si ottiene un imbarazzante consenso che spiana la strada al massacro dell’idea stessa di Occupazione, senza un’adeguata rivoluzione culturale : oramai  i lavoratori quando non sono esuberanti zavorre, vengono descritti come esseri abietti, malati immaginari, parassiti protetti dai sindacati che, più fannulloni ancora di chi rappresentano, se la godono approfittando di appetibili distacchi. Senza considerare la criminalizzazione di chi spera in un posto fisso o di chi ambisce a costruirsi un futuro semplicemente attraverso la propria professionalità, senza doversi trasformare in un social climber, uno di quegli sgomitanti individui che per abbrancare la cima, venderebbero la propria madre al primo che gliela chiede. Brunetta, Gelmini e l’ineffabile Presidente del Consiglio – che-pensa-solo-a-lavorare-  sanno di parlare ad un paese  impoverito, arrabbiato e in virtù di questo, poco incline, non solo a sentimenti di solidarietà ma anche semplicemente a soffermarsi per riflettere sul reale stato delle cose. Così  viene alimentato, di proposito,  un Immaginario fondato sui più vieti luoghi comuni, dove nemmeno il  sano buon senso del non generalizzare, ha più cittadinanza, : i lavoratori Alitalia sono tutti privilegiatissimi piloti, gl’insegnanti lavorano solo quattro ore e hanno un numero imprecisato di mesi di ferie, i pubblici dipendenti sono tutti fannulloni.   Ed è fomentando e rendendosi interpreti di questo sentire comune, improntato più allo spirito di vendetta che a quello di giustizia, che preparano il terreno  ad un progetto di restaurazione . E di tale progetto, l’umiliazione del lavoro è uno dei cardini. Anche per questo,  il nuovo "modello contrattuale" che si sta discutendo con Confindustria e che di questa cultura è l’esito, deve essere ricusato con fermezza. Non usa più  dire che a fronte di ogni lavoratore che perde il posto, si articolano drammi. Fa buonismo esprimere umana comprensione di fronte alle foto che pure circolano in quantità, delle lavoratrici in lacrime  e non si pensa più che quei drammi non rimangono al chiuso delle rispettive famiglie ma si ripercuotono sulla società e sull’economia. E che i risultati si chiamino nuovi disadattamenti o spirali deflattive, tutto è destinato a riguardarci.

Chris delle terre estreme (Happiness only real when shared)

Chris delle terre estreme (Happiness only real when shared)

Certo Chris (o se si preferisce, Alexander) era proprio un personaggio intenso, struggente, uno che dell’istinto di fuga e dell’Allontanamento, aveva fatto ragione di vita  .Scelta coraggiosa quanto autodistruttiva la sua. Ma questa, alle volte, è una ricaduta dello stesso avere coraggio . Ora, la faccenda che Chris potesse essere indicato come esempio ai giovani frequentatori di una scuola di partito, non stava in piedi nemmeno se la si fosse presa  a martellate. Ci mancherebbe altro che dopo un ciclo di lezioni il cui scopo è l’approfondimento della realtà per giungere a  modificarne gli aspetti deteriori, l’oratore prenda e metta sul piatto a mò di comparazione, la visione del mondo di un Grande Fuggitivo. Come dire : abbiamo scherzato. Ma poi cos’è questa storia dell’esempio? Si trattava  della scuola di Sinalunga mica di una sezione distaccata dell’ asilo Mariuccia. Infatti a leggere il discorso di Veltroni tutto diventa più chiaro. La citazione introduceva un passaggio sul valore dell’esperienza collettiva. Già…a leggere  il discorso di Veltroni ….quello che se non fosse per questo aspetto di assoluta marginalità, sollevato  da una giornalista, sarebbe stato totalmente ignorato dalla stampa .Veramente un Veltroni,quella sera, era in cima alle classifiche delle pagine elettroniche  più visitate del Corriere ma si trattava del papà di Martina, neoproprietario di 60 mq coperti a New York City. Non proprio la memorabile transazione di uno spericolato  finanziere. E passi che essendo l’acquirente un personaggio pubblico ed ex amministratore si voglia sapere dove ha preso tutti quei soldi. E che le spiegazioni siano giunte tempestivamente : Rizzoli ha ben onorato un contratto che in fin dei conti gli ha fruttato 250.000 copie e un apertura verso altri mercati.

L'unico maestro ( avanti un'altra )

L'unico maestro ( avanti un'altra )

Premetto che a me del grembiule e del ripristino dei voti non interessa granchè. Piuttosto trovo interessante, nella querelle,  il tipo di argomentazione a carico. In un caso, la pretesa di rendere i ragazzi  tutti uguali attraverso la divisa, dalla quale però sono escluse le scarpe e le calze, veri, inoppugnabili indicatori della presenza o meno di esponenti della classe agiata e  nell’altro, questa sventolata esigenza di chiarezza, nella pratica quotidiana,  già assolta dalle insegnanti che da sempre forniscono alle perplessità dei genitori, riferimenti numerici di tipo tradizionale da applicare ai vari ottimo, distinto etc.. Si trattasse solo di questo e delle fandonie sul merito, la si potrebbe pure lasciar fare, la decisionista Gelmini in vetta alle classifiche del gradimento con quell’aria  segaligna da sciuretta   –  che peraltro denota una certa somiglianza con  …lipstick on a pig,  come dire che dall’Alaska al bresciano, la grinta è grinta -  Il dato veramente inquietante di questa vicenda però, concerne il ripristino del maestro unico, una misura puramente  economica  ( vedi tagli ) mascherata  da intenti pedagogici. Insomma, quale sarebbe l’impero del male, il nemico da abbattere, la madre di tutti i disastri? Semplicemente il fatto che all’epoca dell’istituzione del tempo pieno e quindi della pluralità docente, l’esigenza di offrire ai ragazzi quanta più competenza specifica possibile, si combinava perfettamente con un’altra esigenza che oggi viene considerata una bestemmia :  quella occupazionale. Apriti cielo : tutto diventa, immediatamente stipendificio ovvero una triste eredità sessantottina . Di qui, quello che la stampa di supporto chiama ritorno all’antico e che tanto piacerebbe agl’italiani intervistati nei sondaggi. Dice infatti Gelmini che col maestro unico, il bimbo lascerebbe la mamma per ritrovare nella scuola, senza scossoni, analoga, unica, figura di riferimento. Ora tutti sanno che il bimbo oggi viene accudito  dalla mamma, dal papà, dai nonni e/o  dalla baby sitter al quale viene affidato quando i genitori sono al lavoro. E questo nel caso in cui non ci sono separazioni, altrimenti al tradizionale quadretto vanno aggiunti i fidanzati di mamma e papà ed eventuali altri fratellini di vario letto, con altri nonni, cuginetti e zii a piacere : questa è la famiglia italiana in molti casi. Manco nelle fiction d’importazione sudamericana, sopravvive l’idea  di rapporto esclusivo tra madre e figlio, così proficuo tra l’altro, da acquisire necessità  di un prosieguo all’esterno del contesto famigliare. E poi dove sta scritto che una pluralità di figure di riferimento scolastiche generi malessere ? Milioni di ragazzini sono usciti dal tempo pieno senza, per questo, dover passare dallo psichiatra. Cambia la visione del mondo, c’è poco da fare e dove, fino a pochi anni fa, il concetto di maestra / mamma, anche in ossequio alla professionalità dell’insegnante, oltre che alla necessità di una distinzione dei ruoli, veniva indicato come nefasto, oggi tranquillamente si parla di continuità. Come dire che per questi ragazzini non c’è via di scampo : mamme ovunque.

Sono i primi passi della rivoluzione conservatrice sognata e teorizzata nel centro destra più di 15 anni fa?….Il decollo della nuova Alitalia e la riforma della scuola saranno due banchi di prova per i decisionisti. La storia italiana è come la battaglia tra gli antichi e i moderni, dove falsamente si pensava che il bene fosse tutto nel nuovo e non anche nella tradizione.Gli italiani apprezzano il nuovo che sa recuperarla.

E questo è l’ultimo numero di Panorama, elogiante le imprese del governo e che rimprovera agl’italiani di non aver letto i fondamentali saggi di Schmitt sul decisionismo . Che il cielo perdoni l’intera redazione.

Nell’illustrazione Gelmini e Palin (senza la tradizionale cofana in testa)