La boccata d’aria ( ghe pensi mì )
In un’azienda normale, che normalmente perde un milione al giorno e che oltre ad essere sull’orlo del fallimento, non è un modello di efficienza e nemmeno quello che comunemente viene definito un buon affare, si sarebbe allontanato l’unico compratore credibile ( rimasto) e chiesto un finanziamento ad un istituto bancario per tirare a campare la produzione , solo se una cordata di emiri sperperoni (ed improvvidi ) avesse stipulato un patto di sangue con la proprietà e messo sul piatto un’offerta da capogiro a fronte di un piano industriale da maghi del know how. Ma Alitalia, si sa, di normale non ha nemmeno la spillatrice dell’ufficio acquisti. Dunque, continua la saga, il tempo passa e il conto da pagare sale. In compenso, al posto della cordata degli emiri sperperoni, abbiamo la boccata d’aria – come l’ha definita Fini – 300 milioni di Euro ( 150 in più del previsto su richiesta di Berlusconi) del Prestito Ponte, necessaria a garantire il funzionamento del servizio fino a conclusione di nuove trattative. E questo intanto smentisce la favoletta di campagna elettorale sull’entità; del cash flow e sul largo margine di autonomia che, da una parte avrebbe spostato di qualche mese l’ombra di un fallimento, dai più ritenuto imminente, e dall’altra, consentito di trattare col massimo della tranquillità e, se del caso, di esaminare offerte di altri acquirenti . Offerte e acquirenti che allo stato ancora non si sono materializzati. Oggi invece lo Stato interviene in tutta fretta, attivando una procedura che per motivi di ordine pubblico (ovvero a fronte del prosieguo di un servizio essenziale) deve essere richiesta a Bruxelles per l’avallo e finanziata dal Ministero degli Interni per non risultare come un aiuto statale alle imprese, e per questo, stigmatizzato dalle normative comunitarie. Niente paura però, il prestito sarà restituito a fine anno a condizioni di mercato, cioè al tasso d’ interesse corrente. Una bella consolazione . Peccato che essendo lo Stato proprietario di Alitalia al cinquantanove per cento ( e se s’indaga sul resto della proprietà, forse anche qualcosina di più) ogni perdita, interesse passivo o dissesto, gravi comunque sulle spalle del contribuente appunto per quel cinquantanove per cento. Resta inteso che questo oneroso pannicello caldo, non ha effetto alcuno sulla perdita che noi continueremo a sostenere con quattrini nostri che nessuno mai ci restituirà. In compenso il premier in doppiopectore scravattato Caraceni, potrà far colazione con Cossiga e con tutti quelli che riterrà, facendo vanto di efficienza meneghina ” ghe pensi mi “. E chissà perchè, proprio per questo, più che una rassicurazione, ha il sapore di una minaccia.
6 pensieri riguardo “La boccata d’aria ( ghe pensi mì )”
Questo sarà il primo di una lunga serie di pantani vietnamiti in cui icapperà il governo Berlusconi, perchè se fosse solo una questione di prendere decisioni lo avrebbe fatto anche il governo precedente.
Ma dietro a ciascuna di queste decisioni ci sono persone. Che votano.
E quando gli dici che potrebbe essere tagliato il loro posto di lavoro, poi non ti votano più.
Chiedete ad Alemanno cosa ne pensa.
Non capisco questi salvatori della Patria che prima ancora di cominciare tagliano sulle risorse umane.
Così il risanamento è capace di farlo anche il mio cane.
Non c’è la compagine,non si sa con quali soldi si farà l’acquisizione e quale sarà il piano industriale …però si sa che taglieranno “dolorosamente” sul personale.
Geniali.
Alemanno dice che lo Stato già paga la cassa integrazione a parte dei lavoratori Alitalia, io da casa mia rispondo che come contribuente preferisco investire sugli ammortizzatori sociali che buttare quattrini per dare il tempo al Premier in doppio pectore scravattato Caraceni di fare le sue passerelle e le sue trattative.
ambè… Alemanno nel frattempo ha affittato un call center e fa chiedere in giro se votano per lui. Una avvocato riferisce che le hanno chiesto se non teme di essere violentata.
Poi per coerenza, il nostro va a fare campagna nelle caserme dei carabinieri.
Per la cordata spunta il primo nome: Ligresti. Ed è quanto dire.
Domani Piero Marrazzo fa affiggere un manifesto a firma sua :
“Alitalia si Alipadania no
Giu le mani da Fiumicino”
Capito? Del resto questi ,non c’è niente da fare,hanno deciso di vendicarsi.Se vince il postfascistaccio stai a vedere cosa fanno a Fiumicino.
Quanto ai magnati della famosa cordata, tutti fanno parole e nessuno muove un passo.
E spunta anche il nome di… Ligresti! (da dire velocemente come fosse un’esclamazione/rumore di fulmine/luce in scena/buio).
I conti sono presto fatti: 2-3000 esuberi a 35-50000 euro lordi all’anno fanno fanno circa 150 milioni di euro di costi in meno solo per il personale, senza annessi e connessi.
Ma mi sa che non bastano ugualmente per far diventare Alitalia una azienda in attivo.
Non bastano nemmeno a coprire il solo buco che produceva Malpensa.