Il fatto che Ignazio Marino pensi ad un referendum abrogativo prima ancora che sia stata licenziata la legge, anzi, che ne sia reso noto addirittura il testo, esprime molto delle difficoltà e dell’atteggiamento sostanzialmente rinunziatario del fronte laico.
Primo fra tutti il PD che in realtà sulla questione dovrebbe organizzare un referendum interno, viste le plateali divisioni, evitando di nascondere le magagne dietro il rispetto di improbabili questioni di coscienza.
Coscienze che potrebbero agevolmente superare la prova del voto UNITARIO – cioè il NO alle proposte del PDL – e uscirne linde e immacolate, se solo la formulazione di una proposta alternativa, lasciasse libere le scelte individuali dei pazienti, attribuendo al rapporto di cura la dignità e l’importanza che compete al momento centrale di ogni decisione in materia di salute.
Per fare ciò non occorre mettere in campo grandi mediazioni, ne’ artifici politici o legislativi : si tratta semplicemente di modellare una posizione sul combinato disposto di quanto già è scritto nel nostro Ordinamento, il che consentirebbe oltretutto di liberare il dibattito politico dalle secche, per esempio, dei proVita vs i ProMorte ovvero del dar da bere agli assetati, prescrizione evangelica di tutto rispetto, ma che nella diatriba in questione si evidenzia speciosa e fuorviante. Poichè se è vero che ogni paziente costituisce un caso a sè, ogni valutazione del legislatore in tal senso, diviene automaticamente inadeguata.
Tutto quanto si trova entro i confini stabiliti dagli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, del Codice Deontologico, della Legge sul servizio sanitario nazionale e dei trattati internazionali sottoscritti, non può determinare Problema di Coscienza alcuno. Accertata la volontà del paziente nelle forme di legge, è il rapporto di cura a sciogliere le controversie sulla natura della malattia, o su cosa s’intende per cura e cosa no, evitando i rischi eutanasia, omicidio del consenziente o altre stravaganti fattispecie più volte agitate dal centro-destra. Mentre il votare leggi che limitino quanto disposto dal nostro Ordinamento, crea invece un problema politico concreto. Poichè al di fuori dei Principi stabiliti e del criterio di Scienza e Coscienza non si va proprio da nessuna parte.
In soldoni : va bene il partito pluriculturale senza che ciò implichi la mannaia della conta ma …o si posseggono strumenti per far convivere dignitosamente le molteplici sensibilità o forse conviene cogliere la palla al balzo delle minacciate scissioni.
Come si pensa di affrontare un referendum con un fronte interno così spezzettato? Soprattutto alla luce delle ultime esperienze di astensionismo alla prova referendaria sulla fecondazione assistita. Senza dimenticare che l’ampia compagine di telespettatori che ha preferito guardare il Grande Fratello piuttosto che i programmi di approfondimento o i talk, la sera in cui è morta Eluana Englaro, esprimono, all’interno dell’evidente disinteresse, la probabile volontà di delegare ad altri, la risoluzione di problemi che importano cognizioni scientifiche o giurisprudenziali.
Forse è bene non scaricare sui cittadini il peso dell’insipienza della politica. Se si dovesse perdere un simile referendum, sarebbe poi più difficile modificare la legge, ove si verificasse un cambio di maggioranza. Evento auspicabile, possibilmente in questa vita.
(la foto l’ha scattata Jimmyjazz . La mano è di una delle statue che sono innanzi alla Corte di Cassazione,)