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Categoria: Venezia 2007

Epilogo

Epilogo

lust

Attenzione alla voluttà o (a scelta) alla lussuria . Do you something to me … la voce di Marlene Dietrich a introdurre il fim di Ang Lee Lust Caution che infine si è aggiudicato il Leone d’oro per miglior film e migliore fotografia. ..something that simply mystifies me . Cole Porter.Tanto per definire l’epoca, gli anni 40. Siamo a Shanghai : un gruppo di giovani (e simpatici)  cospiratori – attori dilettanti prestati alla lotta armata – trama per assassinare Yee Lee, un uomo politico venduto agl’invasori giapponesi.Il piano passa per una giovane donna che dovrà rendere più facile l’agguato, diventando l’amante del Perfido Traditore. Lei Wang Jiazhi  è del tutto inesperta in materia di sesso ed arti seduttive (sarà il suo punto di forza!) tanto che la cellula tenta finanche  un po’ di training. Un vero disastro. Di qui  (cioè dall’avventurismo più smaccato) parte la vicenda e scaturiscono quelle  scene erotiche definite da quasi tutti i commentatori torride, per via  di quel pò di bondage e di sadomaso che un simile tipo di relazione suggeriva già dai tempi del Portiere di notte . Anche qui infatti l’elemento maschile, di mestiere fa il torturatore . Va da sè, che in tutti questi incontri tra  cuscini,  frustate e odio-motore-della-passione-erotica, lo spettatore perde di vista l’obiettivo politico e si avventura nei meandri dell’ (imprevisto!) innamoramento,( lui della pudicizia di lei e lei delle solite cose), rimanendone irrimediabilmente invischiato causa straordinaria abilità del regista nel tessere, fotogramma dopo fotogramma, la sua trama (o trappola) . Un film meritevole di ogni attenzione, bravi gli attori, bella la fotografia, elegante l’insieme ( e non deve essere stato facile  con tutto quell’hard in giro).Conclusione : come il Maestro Kitano insegna, questo film è una felice contaminazione di molti generi thriller,politico,erotico,sentimentale (melò?)ben frullati, ottimo e adatto ad essere lanciato sul mercato globale, pur restando un prodotto di qualità. Incomprensibili invece le delusioni di chi si aspettava esiti diversi dalla giuria.

Il senno di poi  In realtà nessuno conosce i criteri di selezione che Marco Múller prima e la giuria dopo, hanno adottato nella selezione dei film. Per questo ogni discorso è vano, compreso quello secondo il quale i film italiani in gara nella sezione principale, fossero meno belli di quelli sparsi nelle sezioni minori, poichè la competizione diretta con i De Palma o gli Ang Lee o i Rohmer,  avrebbe rovesciato completamente le prospettive e messo in difficoltà anche La ragazza del lago o Non pensarci o Valzer  esattamente come è accaduto per i film in concorso ma questi sono gl’inconvenienti di una gara a carattere internazionale nella quale si amplificano, nel confronto, le differenze. Non solo di talento . Vero è anche che i nostri critici non credono nel cinema italiano, esattamente come i loro predecessori non hanno creduto nel neorealismo o in Antonioni o nel Bertolucci degli esordi e se da una parte non si fa che lamentarsi  della carenza nelle sceneggiature, di temi civili o di analisi approfondite della società, dall’altra ci si affretta a tacciare  di provincialismo tentativi anche ben riusciti di analisi su  mafia, corruzione e incomunicabilità.Le opere italiane in concorso di questo si sono occupate,onestamente, senza coloranti. Non meritavano le stroncature che hanno ricevuto.Troppe e troppo spesso gratuite

Bernardo Bertolucci  il suo cinema (impegno, talento, anima e poesia) e le sue battaglie per una legge di sistema.Rievoca Pasolini e Godard ma la nostalgia è qualcosa che non gli appartiene,perchè Pasolini e Godard  vivono nel suo cinema e con maestri simili non si può non guardare avanti .Maltratta senza mezzi termini la televisione (in un’ intervista televisiva) senza concedere attenuante alcuna ,non addolcisce la pillola,non premette,non si scusa,non offre mediazioni.Guarda dritto nell’obiettivo e alza persino leggermente la voce per chiarire che la responsabile delle derive sottoculturali è proprio lei,la televisione. E’ un sollievo ascoltarlo e infine una gioia veder premiato il suo lavoro.Leone d’oro del settantacinquesimo anno.E la promessa di un nuovo film.Speriamo.

I Mostri della Mostra (dall’ A alla Z)

I Mostri della Mostra (dall’ A alla Z)

A Ambra – Le madrine sanno di cresima e di strapaesano.Viste le ambizioni internazionali, meglio abolire il madrinato piuttosto che esporre la malcapitata di turno al fuoco di fila di “critiche" all’acido muriatico. Tanto  nessuna creatura, quantunque divina, potrebbe nobilitare un ruolo tanto insulso.

 

B – Bertolucci – Il suo cinema colto ,geniale cosmopolita, incarna lo spirito della Mostra. Per questo e non per celebrare un monumento nazionale (almeno si spera ) gli sarà consegnato un riconoscimento  legato alla settantacinquesima edizione.Due le copie di suoi film  restaurate e proiettate per  l’occasione : Strategia del Ragno e il documentario La via del Petrolio

B – Bianciardi ! – Probabillmente la fine prematura e il contenuto altamente eversivo dei suoi scritti hanno fatto sì che Bianciardi sia  stato, per il panorama letterario italiano come una meteora.Questo documentario racconta di lui, scrittore anarchico ma anche di una Milano che tra gli anni sessanta e settanta esprimeva  avanguardie letterarie, pittoriche, destabilizzanti e una società civile effervescente,in continuo subbuglio.La caduta del sogno rivoluzionario comporta inevitabilmente il ripiegare su se stessi in una lotta solitaria per la sopravvivenza.Questo il messaggio contenuto nella Vita agra,nel documentario si parla anche di istigazione alla rivolta.Il che non è mai male.

B – Bush – Ce l’hanno tutti con lui. Sul piano delle contumelie oramai Michael Moore può considerarsi un dilettante. Non c’è regista diva,starlet , direttore della fotografia, produttore di Hollywood che non approfitti dei microfoni di Venezia per dirgliene un sacco e una sporta. I detrattori ,caricati a palla, non smettono nemmeno quando irrompono sulla scena mondiale le sue lacrime.Quelle versate direttamente sulla spalla di Dio.

C – Cinema Italiano a Venezia – Il Cinema Italiano sta bene. Grazie. Soprattutto è determinato e ha smesso di  piangersi addosso (Sabina Guzzanti a parte ).E’ presente con prodotti di qualità,fa discutere,ispira polemiche (Galli della Loggia contro tutti) si mobilita (i Cento Autori che nel frattempo sono diventati duemilatrecento) e ha infine capito che guardare al passato rimpiangendo il neorealismo o la commedia all’italiana non serve.E’ un primo passo verso una nuova coscienza  e quel fare massa, gruppo, intorno ad un progetto di rinnovamento che,come dice Lizzani ,è l’unica cosa che manca ai nostri operatori culturali.

C – Competizione – A Venezia ha molto giovato l’incombente Festa del cinema di Roma e quella di Torino che sarà organizzata per la prima volta dall’imprevedibile Moretti .Dopo i languori soporiferi degli scorsi anni, finalmente la vetrina s’è arricchita di novità e retrospettive, di esordienti, di avanguardie e di talenti.Rimane intatta solo l’esosa disorganizzazione e l’ineccepibile Cacciari che continua a ripetere il mantra Venezia é dello Stato (e di una serie di sponsor niente affatto discreti)

C – Corti  – International Short Film Festival.Un’avventura nell’avventura (bisogna spostarsi a San Servolo per vedere la sezione cortometraggi.Le perle però,i film sperimentali,i generi più disparati e interessanti ,si trovano qui.Rovistando nella programmazione (e incrociando le dita).

C – Critici si dividono in quelli che vedono i film e quelli che non li vedono.Poi c’è una terza schiera di eletti che meriterebbe Sezione Speciale e Premio alla carriera .Sono quelli che non vedono il film ma ne scrivono meglio di quelli che l’hanno visto.

D – Dive – Norma Desmond non è più tra noi – non ci sono più le dive di una volta e  bla bla bla –  Tuttavia Ardant, Redgrave ,Theron,  Hannah,Jolie… brave, intense, belle  e intelligenti sono la migliore espressione della diva nel terzo millennio ( o nel caso di Vanessa da un millennio…) Tutte d’accordo : Per un cinema e per un mondo migliori .

D – Death in the Land of Encantos – Il torrenziale documentario di Lav Diaz sulle Filippine, amatissima Patria, devastata dal più violento tifone della storia .Il racconto di un poeta che ritorna per seppellire la famiglia e l’amante.Otto ore di splendido cinema. Basta resistere.

D – Django, Ringo, Gringo, Sartana e gli altri. Fu per riempire un vuoto lasciato dagli americani che negli anni tra i  sessanta e i settanta, avevano preferito dedicarsi ai Kolossal come Lawrence d’Arabia, relegando il genere western alla produzione televisiva, che un gruppo di cineasti italiani, partendo da un mucchio di cambiali, creò un genere che fece la fortuna del cinema di quegli anni.E fu così che tra fondali di cartone e praterie comprese tra Manziana  e l’Almeria, cavalcarono Clint Eastwood,Franco Nero,Giuliano Gemma, Klaus Kinski,Gianmaria Volontè e persino Pierpaolo Pasolini diretto da Carlo Lizzani nel memorabile Requiescant.Un decennio di creatività ed inventiva a briglia sciolta,poichè per chi non se ne fosse accorto,il western è una specie di coltura in cui si adattano magnificamente a vivere , storie di samurai e tragedie greche.Una vera pacchia per l’italico talento.Spaghetti Western è la  ricchissima  retrospettiva presente alla Mostra (Grazie Muller.Grazie Tarantino . Grazie telecom)

D – Il Dolce e l’amaro – da una microstoria alla storia. Non la vicenda di un Padrino ma quella di un Picciotto che ha nel DNA un futuro da manovale della mafia.Un malavitoso che aspetta la sua grande occasione – il dolce-  e non si aspetta l’amaro.

E – Espiazione – Cioè sensi di colpa . E’  il leit motiv della Mostra (secondo Muller ) nonchè il titolo del film che l’ha inaugurata.Un kolossal con i controcavoli, molto classico e pertanto vincente sul mercato globale.Impeccabile prodotto per cerimonie inaugurali. Ai critici con la puzza sotto al naso non è molto piaciuto.E a noi nemmeno tutto sommato ma senza particolari schiamazzi.

F – Fellini (e Ferretti) – Per via della sfera incastonata sulla parete del Palazzo del Cinema.Un monito, una minaccia,un avvertimento un simbolo di questo e di quell’altro. Se ne è cominciato a scrivere dall’epoca di Prova d’Orchestra (e Fellini ridacchiava).Ancora non si è smesso.

F – La fille coupee en deux – Metti in mano al maestro Chabrol un menage a troi e lui ti mostra come il più scontato dei soggetti può diventare l’occasione per un buon film dal quale emergono cuori puri e nessuna volgare ambiguità.Con un finale che è un omaggio al cinema e alla scommessa di un futuro meno prevedibile in cui c’è sempre qualcosa capace di stupire.

G – Gere – Iperattivo, bello, fascinoso e bianco per canuto pelo. : Al Lido ha  compiuto  gli anni, presentato  due film (entrambi meritevoli) se l’è presa con chi ha eletto due volte Bush ,con i criminali di guerra impuniti, con i giornalisti che non fanno il loro mestiere, infine ha reclamato il rispetto dei diritti umani in Cina . Senza perdere nemmeno per un secondo nulla della serenità tibetana d’obbligo nei concorsi (Bertolucci docet) 

G – La graine et le mulet .Vale a dire il cous cous di pesce . Fosse per me, darei a questo film due o tre leoni :  Il mito di quelli che ce l’hanno fatta s’infrange contro la realtà .Voglio mostrare i sentimenti che hanno vissuto questi uomini, la nostalgia, lo sradicamento, la voglia di rivincita, i sogni d’amore. Mi interessa la loro vita, di cui il razzismo è un momento, e nulla è cambiato tra la prima e la terza generazione, per quanto riguarda la diffidenza dei nativi francesi». La graine et le mulet inizia piano , nella definizione dell’ambiente e dei personaggi, con l’ausilio di una macchina da presa coinvolta, spesso stretta sulle facce degli attori. Poi aumenta il ritmo, segue il crescendo, anch’esso musicale, della storia, fino a un finale, un balletto, che tutto fa tremare. I tre monologhi delle donne, ,preparati – come dice il regista – per mesi, secondo un metodo teatrale, fanno da punteggiatura ad un insieme perfetto ed emozionante.

G – Grifi – Se ne sono andati Altman, Comencini, Bergman, Antonioni, Grifi e Gillo Pontecorvo. Alberto Grifi mancherà come gli altri registi al Cinema ma più degli altri, alla nostra vita.

H – Harold Pinter – Premio Nobel  e sceneggiatore di Sleuth, film munito di Tinseltown pedigree (anche se giudicato manierista e decadente).Due fuoriclasse gigioneggianti a buon diritto, Michael Caine e Jude Law,rischiano di prendersi tutto il merito del film ma…siamo ad una catena infinita di competizioni Se i personaggi combattono per  una donna ,se Caine gareggia idealmente con Laurence Olivier e Law con il Caine della prima versione che nella seconda veste i panni di Olivier e Branagh con Mankievicz (ma per carità che non si parli di remake) e se lo scontro è squisitamente di potere quindi una prova di forza delirante e maschile ,come si può pretendere una recitazione che non sia sopra le righe?

K – Kluge – L’utopia migliora sempre mentre cerco nelle immagini dei momenti di verità . Alexander Kluge ci ha proposto 480 minuti di proiezioni notturne alla Sala Grande,quasi tutte novità.Soprattutto ha regalato alla mia generazione e a quelle a venire  un cinema indimenticabile e la risposta a molte domande.Kluge ovvero Deutschland in Herbst o il nuovo cinema tedesco col Manifesto di Oberhausen ben figura in una Mostra con ambizioni culturali.

I – Iraq – Tutto quello che le news non raccontano sulla guerra. In film con inserti di documenti verità o in racconti che parlano di reduci misteriosamente assassinati .Un De Palma potente, tornato agli antichi splendori (Redacted) un Paul Haggins (Nella valle di Elah) che ispirandosi a storie realmente accadute, affronta il problema del rapporto tra cinema e coscienza collettiva.La parola più usata nelle interviste con produttori registi e star dentro e fuori Venezia è Verità.In America il paese che improvvisamente vuol sapere sono in uscita altri otto film sull’Iraq.

J – Jesse James – Un mito sudista già raccontato da Fuller,Lang,Kaufman, Walter Hill, Ray e da una pletora di telefilm. Cantato da Woody Guthrie,John Lee Hooker,Hank Williams e  Drop Dead Gorgeous solo per citarne alcuni .Nel caso di  The assassination of Jesse James by the coward Robert Ford , siamo però di fronte ad un film differente, più dialogo che azione, più indagine  del rapporto tra Jesse e il suo futuro assassino Robert, visto come lotta contro se stessi più che con l’altro.

L – Lido Philo – Lo spazio destinato ad un ciclo di conferenze per parlare di cinema con alcuni tra i più importanti esponenti del pensiero filosofico contemporaneo.E tutto sarebbe filato liscio (a parte l’impossibilità di conciliare anche questi orari con il resto) se Lina Sotis non avesse preso una cantonata colossale (ha scambiato il cenacolo per una rassegna ) prendendo anche un po’ in giro Stefano Bonaga (definito ex Parietti).Immediata risentita e vibrata la reazione e la solidarietà a Bonaga da parte di Massimo Cacciari e dei suoi colleghi filosofi come Giacomo Marramao e Giulio Giorello, il direttore della Mostra Marco Muller, i registi Emanuele Crialese e Giovanni Veronesi, Luciana Castellina e Franco Grillini, Alexander Kluge, Oleg Kireev, Umberto Curi e Paolo Fabbri…ma la cosa più divertente è stata il cartello con su scritto Lina Cafona esposto il giorno dopo da un gruppo di ragazzi nella sede del Lido Philo

L –  Lizzani – Alessandro Blasetti confessa in un biglietto di essere rimasto inchiodato alla poltrona per tutta la durata del film Mussolini Ultimo Atto – ma come hai fatto? -domanda a Lizzani, al quale è indirizzato lo scritto. A Giovanna Ralli ridono gli occhi quando rievoca la lavorazione del film la Vita agra di Bianciardi ( che fu presente sul set ) e la direzione di Carlo (che descrive..sempre uguale, alto col ciuffo .Sempre seconda liceo al Visconti ).Un grande narratore (e un eccellente scrittore), sostenuto da una passione civile che seppure  qualche volta sembra trascendere, non inclina mai al retorico ed è in ogni caso l’ impalcatura della storia.Dieci minuti di applausi (e una scarriolata di polemiche, compresa interpellanza parlamentare) per il suo bellissimo Hotel Meina.

L – Lust, Caution – Dal regista di Brokeback Mountain, Ang Lee. Ma ha ragione chi ha detto che quando si è trattato di indagare sul lacerante contrato tra ragione e sentimento,nell’ambito di un rapporto omosessuale,era tutta un’allusione,uno slacciare di pantaloni appena accennato , nel caso di rapporti etero, lo stesso contrasto viene esplicitato con scene erotiche e grande impiego di nudo.Senza accenni.

M – Michael Clayton – Lo strapotere delle multinazionali e il mestiere dell’avvocato raccontate da un esordiente di talento (Tony Gilroye) e interpretato da una delle intelligenze più lucide del cinema americano : George Clooney

N – Nessuna qualità agli eroi – Il regista Paolo Franchi oppone alla perplessità di critica e pubblico,la necessità di una lettura psicoanalitica del film ma tutto è molto esplicito e non c’è bisogno di scomodare la complessità dei rapporto col proprio senso di colpa o il riscatto della propria identità per apprezzare  la storia di un – necessario – parricidio.La recitazione di Elio Germano e di Bruno Todeschini sono il degno coronamento di questo buon film

O – Owen Wilson – nel film Darjeeling limited interpretava già un aspirante suicida – Ora sta meglio , gli abbiamo parlato,  aiutateci a proteggerlo - chiedono premurosi i suoi compagni di lavoro. Il film è stato definito lisergico (termine spesso inappropriato ma  assai di moda ) si tratta invece di molto di più : un film on the road che racconta il viaggio attraverso l’India  di tre fratelli che, dopo la morte del padre tentano di raggiungere la madre a bordo di un treno che è anche il titolo al film. Un’opera ricca di situazioni assemblate dal talento polimorfo del regista Wes Anderson.Tra fumettone, perdita d’identità e colori irreali, si consuma questa bizzarra e visionaria prova del regista supportato da attori molto in parte

O – L’ora di Punta – L’ambizione consuma le persone e le rende disponibili ad ogni compromesso e ad accettare le regole di una società senza morale.Vincenzo Marra tiene molto all’idea del cinema non didascalico ma che aiuti a riflettere.Missione compiuta, si potrebbe dire, fin dal suo “l’udienza è aperta” indagine lucida sul funzionamento della Giustizia attraverso il racconto verità  di un processo in corte d’Appello a Napoli.

P – Precariato – It’s a free world .Come si può perdere l’anima nel tentativo di sopravvivere al precariato e ai maltrattamenti che subiscono gl’ immigrati. Un Ken Loach classico che sfida l’opinione secondo la quale  per svilupparsi la nostra società deve lasciar spazio ad un’imprenditoria senza scrupoli.

P – Prometej  – il rompighiaccio di Alberta Ferretti ormeggiato al largo del Lido e sede di un party in onore di Richard Gere.Più famoso della corazzata Potemkin e dell’incrociatore Aurora messi insieme. Stracitato – dicono – finanche dal tiggì. Le feste a Venezia sono, loro sì, molto cambiate.Gli anfitrioni non tengono più all’esclusiva dell’evento e da qualsiasi parte arrivino, le richieste di invito sono ben accette .Il che unito al fenomeno degl’imbucati offre la misura di quel che sono diventati gli eventi cosidetti mondani.Passi un salone delle feste devastato da sovraffollamento ma su di un panfilo, l’effetto Titanic è il minimo garantito .Va detto che questa gente col cinema non c’entra niente.A parte lo spaesato Gere.

Q – Queer lion award – il Leone con le ali arcobaleno.La prima volta di un premio per le opere che promuovono la cultura gay lesbica e transgender.A Cannes si sono subito arrabbiati. Vorrà dire che faranno le due classiche fatiche.

R – Robert Allen Zinnerman – I’m not there, il più eccentrico dei film di Venezia.Parla di Bob Dylan senza nominarlo mai.Assente in carne ed ossa ma presente in spirito moltiplicato  per sei attori (ma non si chiamano Dylan) che ne ricostruiscono la vita del cantautore attraverso episodi ben riconoscibili.Il titolo I’m not there è tratto da un pezzo dei Basement Tapes mai inciso e reperibile solo nei bootleg dylaniani.Gli attori che interpretano Dylan sono Chris Bale,Richard Gere,Cate Blanchette, Heath Ledger,Ben Whishaw e Marcus Carl Franklin

R – Rohmer – La sensazione generale è un tuffo nella sensuale tranquillità dell’Arcadia.Tutta colpa del contrasto con le emozioni forti trasmesseci  in sala da temi civili d’assalto, noir sociologici , gialli col messaggio e accoppiamenti d’oriente quanto mai espliciti e scollacciati.Il maestro Rohmer invece qui si ispira ad un romanzo fiume di 5000 pagine l’Astrée, di Honorè d’Urfè .Nella Gallia dei Druidi un equivoco tra la bella Astrea e il pastore Céladon genera tentati suicidi e travestimenti.Il film è bellissimo e poi il maestro Rohmer a 87 anni può permettersi di fare quello che gli pare.

R – La ragazza del lago – Ovvero i segreti di una provincia che da Norvegese com’è nel romanzo di Karin Fossum dal quale è tratto il film,diventa del nord est italia,ricco e isolato. C’è un misterioso delitto e le indagini sono al solito , l’occasione per esplorare altri misteri : le infelicità rimosse o lo scontento delle persone che vivono nascosta in ville lussuose, in contesti che sembrano così lontani dal crimine e che man mano che il detective procede , ci appaiono deviati e complessi.Ancora una volta è il crimine lo strumento più utile a rivelare questi universi segreti  e le ragioni del delitto che sono sempre più forti del delitto stesso.Ritmo narrativo studiato (del resto Andrea Molaioli il regista è alla sua opera prima ma ha tanto di quel mestiere per le mani da non ignorare le regole del racconto) e un Toni Servillo nel ruolo del commissario anch’egli col suo bravo bagaglio di misteri ,al solito eccellente

S – Slanci  - In Italia se hai cose da dire, non puoi farlo. Le ali di qualsiasi slancio creativo vengono stroncate . Due film in due anni. Ma di che ali parla  Sabina Guzzanti?

S – Sukyiaki Western Django – Un sushi western by Miike Takashi.Omaggio a Django – Franco Nero – e a Sergio Corbucci.L’arrivo in una città percorsa da guerre tra bande, del castigamatti dal passato misterioso. Bel cameo di Tarantino.

T – Takeshi Kitano – Glory to the filmaker ! Avessi vent’anni m’iscriverei di corsa al fanclub di Kitano (molto coccolato dall’autore peraltro).Un gruppo di ragazzini dall’aria sveglia con una specie di elmetto in testa (distintivo del club e dono del Maestro) sembra faccia salti mortali per seguire  gli spostamenti del regista. Il film è di quelli da terremoto: per ottenere il successo planetario un film deve contenere tutti i generi horror ,comico ,musicale ,drammatico, commedia etc questa è la tesi di Kantoku Banzai! E Kitano – che ci vuole ? – realizza questo film definito cubista che a me è sembrato tra i più belli.

UGli Uomini  che mascalzoni – ovvero Parlami d’amore Mariù. Vittorio De Sica e Assia Noris in un incantevole film di Mario Camerini ,anno millenovecentotrentadue nello smagliante bianco e nero della copia restaurata di fresco.Telefoni Bianchi.

V – Valzer –  Un unico piano sequenza,un film senza montaggio.Tutta una tirata per il regista e per gli attori la tensione e concentrazione dei quali, è impressa nella pellicola insieme all immagini.

V – Veltroni – Műller, acidulo ha detto che il vero presidente di Romafilmfestival  è Veltroni che non sfigurerebbe nemmeno come  presidente del festival di  Cannes. Clooney invece ha apertamente sostenuto essere Walter Veltroni,il miglior leader politico a livello internazionale.Tiè.

V – Variety – E’ presente a Venezia la famosa rivista americana con un gruppo tostissimo di giornalisti che lavorano in continuazione.

W – Woody Allen – Delitto e (niente ) castigo ma  di sicuro colpa . C’è molto Dostoeskj, scrivono i giornali, in questo suo Cassandra’s Dream.In realtà questo film che non è piaciuto molto, non si discosta affatto dalle tematiche care ad Allen.Che poi si rida o meno è un particolare di poco conto.La sua visione del mondo è comunque disperata,pessimista non incline alla speranza.C’era assai poco da ridere del resto anche in Interiors,o in Settembre o in Crimini e Misfatti o in Un’altra donna i più europei dei suoi film.

Z Zuzzurelloni. Noi tutti che a forza di sciamare nel Paese dei Balocchi, guardare da Kluge a spaghetti western al cinema asiatico a quello italiano,  non ci riesce molto di ciondolare nei bar ,nei ristoranti, o alle feste come sarebbe giusto  ma che nonostante tutto , più che  quella dei cinéphile abbiamo mantenuto l’aria solita ,quella dei migliori allievi della Scuola Vitelloni.(ciao Federico).

Una lezione ricevuta

Una lezione ricevuta

Prima di pubblicare le impressioni sulla Mostra, dirò che il Cinema è tutt’altro che fuga evasione, full immersion in altre realtà e anche quando se ne consuma molto, come accade in queste circostanze in cui il rischio rimbambimento da immagine è sempre dietro l’angolo,induce automaticamente a riflessioni più profonde di quanto si possa credere.Prova ne è che la visione prolungata e continuata di circa cinquanta opere ( su duecento ..ma bisognava essere ubiqui) non ha mai prodotto nei miei compagni di avventura ne’ in me,alcuna sorta di astrazione, mantenendo intatta l’abitudine di leggere un quotidiano o ascoltare un notiziario per seguire i fatti politici o di cronaca o quel che è.Sempre mi colpisce come sia possibile essere un paio d’ore in Minnesota nell’ottocento, al buio di una sala e ritrovarsi a riflettere pensiero dopo pensiero sulla più bruciante attualità.Come in una sorta di reazione a catena che dopo averti fatto compiere un triplo salto mortale con avvitamento, ti catapulta attraverso due secoli nel presente e, se hai colto il senso del viaggio,nel futuro.Ha detto Alexander Kluge presente alla Mostra con una ricchissima rassegna :

L’attualità ossessione del mondo (e del cinema): la realtà presente si dà delle arie come se fosse vera.Essa lo diventa tuttavia solo quando include il passato,il futuro e soprattutto i desideri e il senso del possibile.

Eccoci al dunque : Allora perchè la nostra scelta deve essere tra sicurezza (reale o percepita) e solidarietà .Tra sviluppo e stato sociale.Tra arte e mercato e tra tutta quella infinita gamma di quesiti binari a scelta obbligata.O l’uno o l’altro.A cosa ci servono la Politica,le Tecnologie il Progresso,la Cultura se non a formulare soluzioni che contengano anche il senso del possibile e il desiderio di mondo migliore? Che cavolo di guerra è, quella fratricida tra chi protegge i poveretti e chi desidera città più sicure?E con questi anacronistici e sterili schematismi come pensiamo di affrontare un futuro che sempre di più sospingerà i poveri ad emigrare ad inurbarsi a campare di espedienti? O una massa di diseredati in movimento ogni mattina per risolvere il problema della sopravvivenza o gli squadroni della morte?Questa non è la realtà è una realtà che, in entrambi i casi,  si dà arie.Ha ragione il maestro Alexander Kluge.

Aspettando Venezia ( Roma,Torino etc)

Aspettando Venezia ( Roma,Torino etc)

Marco Múller alla fine del proprio mandato direttoriale (ma si spera nella riconferma),ha portato a casa , un sacco di bei risultati. Gli autori in concorso – Loach, Branagh, Rohmer  ed altri –  promettono una competizione avvincente dall’ esito niente affatto prevedibile .

Tra i ventidue in gara , tre nostri esordienti. Vincenzo Marra, Andrea Porporati e Paolo Franchi . Pochetti in verità  ma si potrebbe ripartire da lì. E da una nuova Legge . Finirla con le sterili polemiche (botteghino o qualità?) e mettersi a lavorare per il futuro.

Il movimento dei Cento Autori ci ha chiarito le idee : Lo Stato con la legge Urbani  finanzia il cinema con 79 milioni annui. Briciole, se si pensa ai 690 milioni di euro erogati all’editoria, per non parlare dell’attenzione che  Germania (250 milioni) Spagna (90 ) e Francia (un miliardo circa) destinano alla propria industria cinematografica.

Come se non bastasse, un meccanismo perverso porta a distribuire i pochi quattrini a disposizione su molti film : morale: oltre che esiguo, il finanziamento rischia di essere inutile.

Poi c’è il problema della distribuzione.Non tutti i film riescono ad uscire nelle sale, pertanto non tutti i finanziamenti vengono restituiti come previsto.

Serve una legge per finanziamenti più mirati, che accantoni  il reference system che finisce con l’assegnare i quattrini a chi non ne ha bisogno e che si adoperi per premiare gli esordienti e i film di qualità.

Nel cassetto qualche buona proposta da mettere a punto c’è : Negoziazione separata dei diritti relativi ai film, sgravi fiscali a chi investe in cinema e – finalmente ! –  l’Istituzione del Centro Nazionale per il Cinema & gli audiovisivi che dovrà assegnare i fondi attraverso criteri  – arifinalmente – certi e cioè al 75% automatici e al 25 % discrezionali.

Poi c’è la tanto decantata tassa di scopo, la quota di prelievo su tutta la filiera industriale del settore cinema ,che dovrebbe integrare la quota FUS per una cifra ipotizzata intorno ai 300 milioni di euro.

Simili ipotesi sono ispirate al modello organizzativo e legislativo  francese ,quindi molto sarà da adattare alla realtà italiana strutturalmente e soprattutto culturalmente tanto diversa a partire dalla considerazione che qui da noi si ha del cinema.

L’importante però è partire, soprattutto l’importante è tornare a fare cinema e cinema indipendente quanto più è possibile. Affrancarsi dal duopolio Rai Mediaset e dalla politica, sarà l’unico modo per  tornare all’Arte.

Nell’illustrazione la sfera di Dante Ferretti per Federico Fellini Prova d’Orchestra,simbolo di Venezia 2007