Una lezione ricevuta
Prima di pubblicare le impressioni sulla Mostra, dirò che il Cinema è tutt’altro che fuga evasione, full immersion in altre realtà e anche quando se ne consuma molto, come accade in queste circostanze in cui il rischio rimbambimento da immagine è sempre dietro l’angolo,induce automaticamente a riflessioni più profonde di quanto si possa credere.Prova ne è che la visione prolungata e continuata di circa cinquanta opere ( su duecento ..ma bisognava essere ubiqui) non ha mai prodotto nei miei compagni di avventura ne’ in me,alcuna sorta di astrazione, mantenendo intatta l’abitudine di leggere un quotidiano o ascoltare un notiziario per seguire i fatti politici o di cronaca o quel che è.Sempre mi colpisce come sia possibile essere un paio d’ore in Minnesota nell’ottocento, al buio di una sala e ritrovarsi a riflettere pensiero dopo pensiero sulla più bruciante attualità.Come in una sorta di reazione a catena che dopo averti fatto compiere un triplo salto mortale con avvitamento, ti catapulta attraverso due secoli nel presente e, se hai colto il senso del viaggio,nel futuro.Ha detto Alexander Kluge presente alla Mostra con una ricchissima rassegna :
L’attualità ossessione del mondo (e del cinema): la realtà presente si dà delle arie come se fosse vera.Essa lo diventa tuttavia solo quando include il passato,il futuro e soprattutto i desideri e il senso del possibile.
Eccoci al dunque : Allora perchè la nostra scelta deve essere tra sicurezza (reale o percepita) e solidarietà .Tra sviluppo e stato sociale.Tra arte e mercato e tra tutta quella infinita gamma di quesiti binari a scelta obbligata.O l’uno o l’altro.A cosa ci servono la Politica,le Tecnologie il Progresso,la Cultura se non a formulare soluzioni che contengano anche il senso del possibile e il desiderio di mondo migliore? Che cavolo di guerra è, quella fratricida tra chi protegge i poveretti e chi desidera città più sicure?E con questi anacronistici e sterili schematismi come pensiamo di affrontare un futuro che sempre di più sospingerà i poveri ad emigrare ad inurbarsi a campare di espedienti? O una massa di diseredati in movimento ogni mattina per risolvere il problema della sopravvivenza o gli squadroni della morte?Questa non è la realtà è una realtà che, in entrambi i casi, si dà arie.Ha ragione il maestro Alexander Kluge.