Costruire democrazia
C’è un detto in uso a Washington che più o meno recita così : solo in due circostanze puoi far sgombrare un eletto dal seggio che occupa al Congresso : se viene sorpreso a letto o con una donna molto morta o con un bambino molto vivo.Tanto per dire come per la bianca ( e bellissima) testa di Ted Kennedy, non sia un fatto inconsueto, come pure non lo sono per altri, gli 11 mandati, corrispondenti a diversi lustri di onorato servizio, che poi, a dirla tutta, si risolve nel ricevere schiere di lobbisti, distribuire favori, riceverne e raccogliere fondi elettorali quando ve ne sia necessità. Cioè di frequente.
Tutto questo mentre i due principali partiti che in campagna elettorale sembrano macchine imponenti, partecipate ed oliatissime, per il resto del tempo si riducono ad entità evanescenti e a tratti, sin poco distinguibili l’uno dall’altro.
Non per niente, e da anni, la fiducia che i cittadini ripongono nel Congresso di Camera e Senato è sotto al 20%
Dico ciò a beneficio dei recenti entusiasmi filoamericani, spesso legati ai fautori della politica vicina alla gente – ma poi se domandi loro come ci si deve regolare quando ti accorgi che la gente vuole impiccare l’immigrato al palo più alto, non sanno rispondere – o di quelli del rinnovamento – ma se poi domandi loro di quali contenuti riempire il nuovo,ti parlano di ricambio della classe dirigente in termini anagrafici, ovvero fanno come Berselli nel suo ultimo Sinistrati che in 181 pagine al netto dell’indice dei nomi, ne destina solo 23 ad un che fare più disperato e discutibile del resto della sua storia sentimentale di una catastrofe politica, (libro invero piacevole, quantunque apocalittico) –
Insomma tutti coloro che guardano all’America, pensando di poterne replicare i modelli qui da noi, dovrebbero invece riflettere sulla connaturata propensione al cambiamento di quel popolo, tratto caratteristico che coniugato con l’ effettiva possibilità di liberarsi di quello che si ritiene, non funzioni, è tra i motivi del successo di Obama.
In tutto questo, un ruolo speciale l’hanno svolto le Primarie, consentendo agli elettori di esercitare un reale potere nella designazione del candidato. Tant’è che in entrambi i campi, si sono verificati risultati in controtedenza rispetto alle volontà dei partiti. Anche Mc Cain era un outsider in casa repubblicana.
Eh sì, gli Stati Uniti sono proprio una grande democrazia, (la più grande che il denaro possa comprare, per dirla con Greg Palast ) comunque la si pensi però, una democrazia incardinata su regole che la maggior parte dei cittadini segue perchè condivide, trova utili e su di un Sistema in grado di punire severamente i grandi e i piccoli trasgressori. E’ tutta lì la certezza di potersi liberare di quello che non funziona.
Ora, noi perdiamo molto tempo per correre dietro ai rialzi, alle tinture, alle battute, ai loft e al discutere sul come si deve discutere e soprattutto come si deve comunicare quel che si è discusso ( cioè nulla) ma nemmeno un briciolo di tutte queste energie ci viene in mente di investire nel pretendere che si costruisca anche da noi una democrazia tale da consentire al figlio dell’operaio di diventare presidente della repubblica.
A partire da vicino vicino, da quella legge elettorale che ci vede poco coinvolti ma che così com’è, ci sottrae potere decisionale. Stabilire come si smazzano le poltrone non è un passo verso il famoso ricambio ? Proporre primarie istituzionalizzate, non realizza nei partiti maggior democrazia? E ancora sul federalismo, sulla riduzione del numero degli eletti in camera e senato, sull’abolizione del bicameralismo perfetto e su tutto quanto fu l’asse portante, non solo della campagna elettorale del PD, ma della sua stessa costituzione.
Perchè siamo sempre pronti a denunziare la nostra scarsa mobilità, il malfunzionamento dell’ascensore sociale, ma non c’interroghiamo mai veramente sul perchè dal parlamento, alle banche, alle aziende, all’università, il nepotismo è così radicato?Davvero siamo convinti che un’opportuna regolazione non riesca a contrastare il fenomeno?
Forse in quanto detto non c’è tutto il rinnovamento che molti si aspettano, certo che però avviare una simile riflessione sarebbe un buon inizio. A meno di pensare che tutto ciò sia meno interessante del vuoto rivendicare più spazio negli organismi dirigenti o dei dibattiti sul trilocale di Veltroni a Manhattan.