Certo che spendere milioni di euro per mantenere in piedi una baracca che, tra gli altri compiti, dovrebbe avere quello di sostenere il governo afghano nella riorganizzazione della Giustizia e poi sentirsi rispondere che da quelle parti il fermo di polizia ha la durata di quindici giorni, è davvero il colmo.
Del resto l’attivissima Farnesina dev’essere in linea con la filosofia dell’Ineluttabile se ai rilievi di scarsa efficienza, spiega che durante il fermo le garanzie (niente avvocati, visite, nemmeno quelle dell’ambasciata, ne’ contestazione ufficiale dei reati) sono sospese. Grazie tante. O magari pensa di essere già nella Patria del Diritto, trascorsi i quindici giorni, via libera a visite e negoziati.
Data la scarsa tensione mostrata nella fase che resta interlocutoria, verrebbe da chiedersi a cosa servano la Politica e la Diplomazia, ma le domande troppo tendenziose non aiutano come viene ripetuto – anche da sedi autorevoli – a mò di cantilena.
Si dovesse stranire Karzai.
Nel frattempo tra i tanti punti oscuri, sarebbe da chiarire se il governo italiano fosse o meno al corrente dell’operazione di polizia, come lo erano i militari inglesi, per esempio, e, in caso positivo, perchè non abbia chiesto conto al governo afghano di una simile iniziativa, cioè del fermo – inopinato almeno finchè non vengono almeno chiarite le accuse – da parte dei servizi segreti, dei tre esponenti di Emergency .
Se questo è il metodo procedurale che da cooperanti internazionali, abbiamo insegnato agli afghani, tanto valeva che costoro si fossero tenuti la legge del taglione.
E ancora, se questa è la – molto sbandierata nelle sedi più convenienti – considerazione di cui godiamo nel Paese che molto deve ad Emergency, tanto vale togliere le tende. Non solo quelle dell’ospedale.
Del resto nemmeno il Governo Italiano offre gran prova di cultura giuridica quando adombra sospetti di colpevolezza dei tre cooperanti, dimenticando che in qualsiasi Consorzio Civile ciascun indiziato è innocente fino a prova contraria.
Tutto questo speriamo nell’infondatezza dei sospetti dei nostri ministri, è semplicemente un modo inopportuno, sconveniente ed irrituale che rende l’ intervento presso il governo afghano, inutilmente sommesso e comunque inefficace oltre a sottacere scarsa volontà nei confronti di un’Organizzazione Umanitaria che non fa mistero delle proprie opinioni di ripudio della guerra come soluzione unica delle controversie, ne’ della propria missione di soccorso svolta a prescindere dall’appartenenza delle vittime.
Il fatto di avere o meno trovato materiale esplosivo nei magazzini dell’ospedale non autorizza alcuna autorità locale ad operare in un vuoto di Diritto contro il quale il governo italiano avrebbe il dovere di protestare con maggior forza di quanto non abbia fin qui dimostrato.
La verità non può essere ricercata in assenza di garanzie. Se così non è, significa che siamo ancora più lontani dalla sconfitta del terrorismo di quanto non si possa pensare.
Ciò detto, anche io sto con Emergency, gli eventuali se e ma che comunque riguardano le condizioni delle associazioni non governative in genere, me li tengo, ovvero scompaiono di fronte a questa ennesima aperta violazione dei diritti delle persone.
Se di fronte alle opinioni di un paese libero, Karzai dovesse stranirsi ancora un po’, peggio per lui.
Nell’illustrazione, quello che in gergo militare si chiama fighting kit. La foto è di un soldato di stanza in Helmand