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Categoria: La fabbrica del cinema

Qualcosa di nuovo, di diverso (rompendo qualche schema)

Qualcosa di nuovo, di diverso (rompendo qualche schema)

Cannes 2015 Mia madre

 

Ai film di Moretti c’è sempre poco da aggiungere.Sono lì. Raccontano storie che puntualmente parlano della tua. Si dirà che il meccanismo di identificazione è tipica sindrome da sala di proiezione ma  qualcosa di ulteriore, di esatto e di forte nei suoi film svela quale sia il valore aggiunto e il tratto indistinguibile del suo talento.

Prima di tutto una visione delle cose  in cui ogni elemento convive in un sistema di connessioni logiche e una capacità di raccontare con naturalezza anche le più complicate e assurde vicende. Mostrando senza dimostrare, laddove il mostrare sottende una evidente pedanteria di scrittura,scenografia luci,recitazione e infine regia da tutto sotto controllo, ci porta al centro della storia, ce ne fa comprendere sin gli aspetti più segreti.

Dunque nell’affrontare il passaggio doloroso del distacco, peraltro annunciato – chi ha provato, sa – non ha bisogno di altro effetto se non la normalità dei gesti di cura.Tutto è lì pronto per passare ad una successiva fase chiamata con termine assai riduttivo di elaborazione del lutto .

Quindi è vero quel che è stato detto sul senso d’inadeguatezza comprimario di molti suoi film e  che in simili casi conosce una delle sue maggiori fasi di esaltazione.

Storia di una perdita e di tutto quanto sta nella cognizione del dolore e nelle dinamiche che si attivano intorno al distacco mentre,come si dice cantilenando in questi casi, è necessario che la vita continui.Grandissima Giulia Lazzarini

 

Nell’illustrazione  Buy,Moretti e la fila davanti al cinema Capranichetta. (Un’altra sala chiusa)

 

 

 

Mia madre è un film di Nanni Moretti. Con Margherita BuyJohn TurturroGiulia LazzariniNanni MorettiBeatrice Mancini Drammatico,durata 106 min. – Italia, Francia, Germania 2015. – 01 Distribution 

 

Every thing will be fine

Every thing will be fine

 berlinale2015 wenders

Il giorno 12 febbraio  Wim Wenders – insieme a Werner Herzog ed Alexander Kluge tra i più influenti registi tedeschi – riceveva dalla Berlinale 2015  il premio alla carriera mentre una nutrita retrospettiva comprendente anche (le di fresco restaurate copie di) Paris Texas e de  Il cielo sopra Berlino occupava il cartellone del festival.L’occasione della panoramica sull’evoluzione di una carriera che non si è fatta mancare niente o quasi è stata motivo di qualche battibecco sulla differenza tra il Wenders degli esordi, venerato dai cinefili e quello attuale, annotando i detrattori o devoti del tempo che fu, una certa qual commercializzazione, appiattimento,  imborghesimento etcetc del prodotto e dell’autore.Per conto mio trovo interessante ed originale ogni sua fase artistica, non fosse altro perché non fermarsi ad un solo stile o modalità è quanto di meglio ci si possa aspettare da un Uomo di Cinema.

Dal 1967 ad oggi : Cinquantasette opere da regista,più o meno altrettante da sceneggiatore cimentandosi  inoltre  con il mestiere dell’ attore,del produttore e del direttore della fotografia,Wim ci ha raccontato comunque storie  emozionanti. Sentimenti certo ma anche luoghi e contesti seguiti da una macchina da presa puntigliosa.Rivendicando al 3D la più spettacolare delle versatilità: quella d’indagare ancora più a fondo su persone e cose, ha realizzato il suo ultimo Every thing will be fine con tecnica già sperimentata felicemente in altro  documentario dedicato al talento di Pina Baush.

Un incidente mortale innesca, tra dolore, sensi di colpa e problemi irrisolti, concatenazioni di eventi intrecciando legami destinati a cambiare la vita di ognuno.Una trama che parla di elaborazione del lutto  ma soprattutto di perdono a se stessi come chiave risolutiva del dramma dei protagonisti.James Franco e Charlotte Gainsbourg interpreti quanto mai sensibili nel rendere con intensa sobrietà il faticoso percorso dello scrittore che s’interroga se sia più o meno lecito speculare sugli eventi  per migliorare il proprio lavoro e della madre che ha perso il figlio e che non smette di farsene una colpa.

Every thing will be fine anticipa il titolo.A quale prezzo può dirsi il cuore di questo bel racconto.

Tutto andrà bene,dunque, le braccia spalancate dell’abbraccio e il sorriso al  photocall. Come un’attesa,necessaria risposta rassicurante.

 

 Every Thing Will Be Fine is an upcoming German 3D drama film directed by Wim Wenders and written by Bjørn Olaf Johannessen. The film stars James FrancoCharlotte GainsbourgRachel McAdams and Marie-Josée Croze.[3] The film is scheduled to premiere out of competition at the 65th Berlin International Film Festival.

Who gave this son of the bich a green card?

Who gave this son of the bich a green card?

OSCAR 2015 alejandro-gonzalez-inarritu_3b8b088c4b4c8e66df29a7b9ce70171c

 

Dopo Cuarón anche  Iñarritu e giustamente qualcuno comincia a domandarsi dove andremo a finire con queste aperture agli Ispanici  ma Alejandro tira dritto sostenendo di indossare le mutande di Keaton – anche Neil Patrick del resto, e il divino Gaultier ai César ma lui per puro divertimento –  come portafortuna e nei quattro ringraziamenti, quattro quante sono le statuette che ha spazzolato il suo Birdman (o le imprevedibili virtù dell’ignoranza) , auspica una vita migliore agli immigrati e un governo più giusto per il Messico. E come disse Eva Longoria, straordinaria oratrice, alla convention di Denver pro ri-elezione di Obama :  Si.Se puede!

Kyle  contro Thompson, ovvero un redneck vendicativo contro una egotica star del box office in piena crisi identitaria. Eastwood non ce la poteva fare,il suo sniper allucinato, tra la repubblicana – Mc Caine.Ancora tu? – definizione di nobile guerriero e quella di icona contro la guerra, lasciava troppi spazi alle ambiguità dell’immaginario .Qui da noi, mentre il botteghino americano totalizzava  l’impossibile, ci stavamo già perdendo negli intelligenti arzigogoli della critica più raffinata col Doppio Mustafà-Kyle, con le obnubilanti tempeste di sabbia ma soprattutto con la macchina da presa che lavora come un’arma: inquadra, punta, spara.E lì,c’è poco da fare, a sparare siamo noi dalle nostre poltrone.Volevamo pure un Oscar?

E infatti solo gli spiccioli  di una statuetta minore : il sonoro. Ad ogni buon conto American Sniper resta uno dei film più significativi sulla dinamica della vendetta, le sue devastazioni, le sue inevitabili ritorsioni.La condanna dell’orrore non abbisogna di  una narrazione correttamente impostata, né una qualche voice over o stratagemma della sceneggiatura o del montaggio avrebbero potuto di più della tragica scorrettezza di quelle immagini.Oscar o non Oscar siamo al cospetto di un gran lavoro di cui Bradley Cooper è interprete ideale.Chi dice che è un film fascista, ri-veda.

Peccato per Timbuctu del maestro Sissako asso pigliatutto ai César per ragioni artistiche e non solo.Peccato per la sua importante tesi sull’integralismo che nega ogni frettolosa visione occidentale ma anche per l’estrema efficacia della struttura narrativa,per le immagini e per quel dato di cinema-cinema che fa la differenza.

E peccato anche per il Sale della terra del –  di recente premiato alla Berlinale –  Wim Wenders devoto e sincero omaggio alla bellezza del pianeta attraverso immagini che è difficile descrivere con aggettivi appropriati.

Insomma a dispetto di tutte le piccole trasgressioni in mutande,dei Diritti dei malati di malattie devastanti,della parità salariale – grande Patricia Arquette –  e di una certa qual propensione per il cinema un po’ meno  mainstream (con moderazione!), l’Academy rifugge dal mettere il dito nella piaga e mimetizza la tendenza premiando film di tutto rispetto ma che finiscono per scivolare nel convenzionale.Siamo alla piccola rottura degli schemi.Ignorare o quasi Boyhood o American Sniper ha un po’ significato questo.I tempi di Moore e della Bigelow sono lontani.

 

 

Love is strange ?

Love is strange ?

Love is strange Alfred-Molina-et-John-Lithgow-dans-Love-is-Strange-de-Ira-Sachs-e1410191367381


Love is strange. Salvo qui da noi dove l’eventuale stranezza si risolve nelle diverse tonalità di una sonata di Chopin .Il nesso è in parte oscuro ma tant’è, questo film nelle nostre sale è diventato  I toni dell’amore. Che si intuiscono variegati .E ciò  in aperto contrasto con  la  fanciullina  severamente redarguita dal proprio insegnante di pianoforte per interpretazione troppo audace e personalistica di un notturno.

L’amore avrà pure tanti toni ma lo spartito è lo spartito.

L’insegnante è George sposato con Ben dopo quasi quarant’anni di convivenza presumiamo felice. In realtà nemmeno tra Ben e George corrono troppe stranezze, la cerimonia è emozionante sin dai preparativi,il ricevimento con parenti e amici lieto e la luna di miele – che non si vede – romantica.

Strano invece è decisamente il mondo circostante che nel prosieguo e per opposti motivi, dimostrerà di non essere affatto preparato ad accettare fino in fondo Ben, George e le loro tardive nozze.

Strano il direttore della scuola di George che non può tollerare il riconoscimento ufficiale di una relazione a tutti nota.

Strana è la famiglia di Ben che gli offrirà,al momento del bisogno, un’ospitalità indifferente.Strani sono gli amici che altrettanto si adopereranno con George.

Apparentemente tutti accettano ma di fatto nessuno comprende la crudeltà di quella  separazione forzata. Quell’amore non è strano è ,dati i presupposti, fin troppo ovvio ma nessuno sembra accorgersene.

Ira Sachs regista stra-indipendente vezzeggiato, con ragione, da tutti i festival più oltranzisti di  questo mondo, dispiega tutta l’eleganza fuoriclasse e il talento   nel raccontare  una storia attraverso immagini di quotidianità non scontata, tenerezza senza melensaggini ,commozione senza ruffianeria.

Coprotagonisti assoluti : una dedizione e una passione  intonse attraverso gli anni e un quartiere di New York –  Chelsea – tutto, o quasi, in controluce, rarefatto, idealizzato fino ad avere quasi un’aria tranquilla e protettiva di paese. (un po’ è così, ma solo un po’)

Cast delle grandi occasioni indipendenti. Chopin come se piovesse.Da non perdere dal primo all’ultimo fotogramma.

 

I toni dell’amore è film di Ira Sachs. Con John LithgowAlfred MolinaMarisa TomeiCharlie TahanCheyenne Jackson
 Titolo originale Love is StrangeDrammatico durata 94 min. – USA Francia 2014.Distribuisce Koch Media

 

 

Marion (o del vincere la paura)

Marion (o del vincere la paura)

 

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Un po’ La parola ai giurati per la caparbietà di voler rovesciare un giudizio definito argomentando con gli altri, un po’ western per le sfide e i duelli, un po’ piccola storia dominata dal Ricatto e dalla ricerca di una  Solidarietà divenuta sentimento che non ci si può più permettere.

Nessun Quarto Stato però alle spalle di Sandra, il suo è un viaggio in quattordici stazioni da postulante solitaria mentre si adopera per convincere i colleghi ad una rinuncia cui è appesa la possibilità per lei di continuare a lavorare.

Dunque incarnazione della Fragilità messa a dura prova  quattordici differenti volte in cui ciascun interlocutore ha un buon motivo per rifiutarle l’assenso.

La fine è scontata, un po’ meno il Coraggio di cui sembrava in un primo momento  essere priva ma che  tappa dopo tappa  prende forma  divenendo Consapevolezza.La vera ragione di quel penoso mettersi in cammino è  in questa trasformazione.

Due giorni e una notte per raccontare senza trucco e senza inganno  un pezzo di contemporaneità intorno alla quale il cinema molto si sta adoperando.Ma la tradizionale assenza di toni melensi o di tentazioni socioculturali  con cui i Fratelli Dardenne riescono sempre ad avere la meglio su di una materia insidiosa e sulla ripetitività delle situazioni,nulla toglie al dramma  e alla coerenza del racconto. Una regia né dell’aggiungere né del togliere il cui unico scopo è cedere spazio a concatenate riflessioni.

 

Cotillard senza Dior,smartphone,gettoni e rullini ma in grande spolvero di occhi blu, magliette del mercato,occhiaie da sonno perduto dietro a indicibili preoccupazioni e scatole di Xanax come mezzo di contrasto alla disperazione.Sempre convincente per regale naturalezza.

Nella cinquina degli Oscar 2015 come miglior film straniero assieme al nostro (per nulla impensierito) Capitale Umano

 

 

Due giorni e una notte è un film di genere drammatico dei Fratelli Dardenne con Marion Cotillard Fabrizio Rongione,Olivier Gourmet,Catherine Saléet.Prodotto in Belgio nel 2014.Distribuisce Bim