Qualcosa di nuovo, di diverso (rompendo qualche schema)

Qualcosa di nuovo, di diverso (rompendo qualche schema)

Cannes 2015 Mia madre

 

Ai film di Moretti c’è sempre poco da aggiungere.Sono lì. Raccontano storie che puntualmente parlano della tua. Si dirà che il meccanismo di identificazione è tipica sindrome da sala di proiezione ma  qualcosa di ulteriore, di esatto e di forte nei suoi film svela quale sia il valore aggiunto e il tratto indistinguibile del suo talento.

Prima di tutto una visione delle cose  in cui ogni elemento convive in un sistema di connessioni logiche e una capacità di raccontare con naturalezza anche le più complicate e assurde vicende. Mostrando senza dimostrare, laddove il mostrare sottende una evidente pedanteria di scrittura,scenografia luci,recitazione e infine regia da tutto sotto controllo, ci porta al centro della storia, ce ne fa comprendere sin gli aspetti più segreti.

Dunque nell’affrontare il passaggio doloroso del distacco, peraltro annunciato – chi ha provato, sa – non ha bisogno di altro effetto se non la normalità dei gesti di cura.Tutto è lì pronto per passare ad una successiva fase chiamata con termine assai riduttivo di elaborazione del lutto .

Quindi è vero quel che è stato detto sul senso d’inadeguatezza comprimario di molti suoi film e  che in simili casi conosce una delle sue maggiori fasi di esaltazione.

Storia di una perdita e di tutto quanto sta nella cognizione del dolore e nelle dinamiche che si attivano intorno al distacco mentre,come si dice cantilenando in questi casi, è necessario che la vita continui.Grandissima Giulia Lazzarini

 

Nell’illustrazione  Buy,Moretti e la fila davanti al cinema Capranichetta. (Un’altra sala chiusa)

 

 

 

Mia madre è un film di Nanni Moretti. Con Margherita BuyJohn TurturroGiulia LazzariniNanni MorettiBeatrice Mancini Drammatico,durata 106 min. – Italia, Francia, Germania 2015. – 01 Distribution 

 

12 pensieri riguardo “Qualcosa di nuovo, di diverso (rompendo qualche schema)

  1. L’ho visto ieri sera. Un buon film, anche – secondo me – inferiore ai suoi migliori. In particolare le vicende legate alla realizzazione del film della Buy (peraltro bravissima) e al protagonista americano cialtrone e smemorato mi sono sembrate un pò banalotte. Capisco l’intento di alleggerire l’atmosfera, ma mi aspettavo qualcosa di meno “già visto”. Perfetta invece la storia principale che riguarda la malattia della madre, trattata con grande garbo e misura.

    1. In realtà è esattamente quel che capita mentre accompagni la fine di qualcuno.Si consuma un dramma,il tuo con la perdita, quello della persona che se ne va con tutto quello che significa assenza definitiva, e..il resto scorre normalmente dunque anche banalmente.Non è tanto alleggerimento quanto visione realistica e ovviamente esemplificata.
      E comunque per quanto apprezzato all’estero più dei suoi standard, nessuna Palma.Peccato.
      Consola magari il fatto che il vincitore è – mannaggia a lui – un regista immenso.

  2. Eh si… anche Sorrentino (che mi andrò a vedere quanto prima anche se con qualche apprensione, dato che è da dopo “Il Divo” che non mi convince più del tutto) è rimasto a bocca asciutta. Di Audiard ho visto “Il profeta” che non mi è dispiaciuto, anche se non l’ho trovato il capolavoro di cui sentivo parlare. Questo che ha vinto a Cannes pare interessante…

  3. (Ma…Audiard ha diretto la cara Marion in Quel sapore Ruggine ed ossa.Vedere Vedere.. e vedere pure Tutti i battiti del mio cuore)
    Sorrentino non piace ai francesi,la critica lo ha maltrattato fino a sfiorare la volgarità e l’insulto.Immeritatamente.
    In compenso ha sbancato il Marché raddoppiando e quasi triplicando i già brillanti risultati di Moretti.I premi sono importanti e un Oscar è un Oscar.
    Del resto ha ragione Moretti,certe occasioni non si possono lasciare al caso,il nostro cinema ha bisogno di farsi sistema, di essere difeso e promosso con più determinazione.
    Lì è una guerra : ogni giornale schiera i propri addetti,sei sette…per testata.Significa che te li ritrovi dappertutto,che vedono tutto e scrivono su tutto.E non parlo della pattuglia Variety che si sa…ma anche delle testate di media tiratura.Noi siamo meno attrezzati,più lamentosi e meno sciovinisti senza che questo significhi più obiettivi.
    Tre film e manco un italiano in giuria.E allora ditelo…

  4. Certamente ha ragione Moretti, anche se – diciamolo – il fatto di avere tre registi a Cannes è impresa episodica che certo non ha nulla a che fare con la qualità media del nostro Cinema. Sicuramente occorre un “sistema” come giustamente osservi tu a difesa dei nostri autori migliori, ma bisogna anche crescere in termini di proposta complessiva.

  5. Non è che gli altri sfornino tutti capolavori,dei sei film francesi presenti se ne salvavano due o tre.Solo che lì la macchina gira,grazie a buone leggi – che dovremmo imitare – e a tasse di scopo, si fanno più film e poi, dato fondamentale,da quelle parti la gente ha mantenuto l’abitudine di andare al cinema.Poi per i premi conta molto il gusto della giuria.Va a sapè quanti ettolitri di champagne e Kg di fois gras hanno recapitato ai Coen…(un po’ di grillismo via…)

  6. Ricordo con piacere un paio di anni fa in vacanza a Parigi le lunghe code per strada di persone che aspettavano di entrare al Cinema. Cosa che da noi è un ricordo, almeno in quelle proporzoni. Vanno al Cinema e non vanno a vedere solo i soliti blockbuster americani o il corrispettivo delle nostre commediole leggere leggere (ammesso che vi siano), ma anche film impegnati e appartenenti a cinematografie emergenti. Qualche anno fa avevo scritto un post che sottolineava come, ad esempio, l’iraniano Una Separazione in Francia avesse avuto un pubblico dieci volte superiore a quello italiano…

    1. Si e a Londra in un cinema d’essai hanno fatto la fila per vedere la Dolce Vita al modico prezzo di 23 sterline.
      Roba di un anno fa.
      Lì poi per mantenere in piedi le sale s’inventano qualsiasi cosa : visioni in Jacuzzi,cinema all’aperto pure se nevica,canti e balli in sale adiacenti a quelle delle visioni. Se consulti i programmi di cinema e teatri c’è da perdere la testa.Eppure la televisione inglese non è affatto da buttare via…

  7. Insomma, tanto per cambiare quando si parla di queste cose siamo sempre l’ultima ruota del carro. Sono andato a rileggermi quel mio post di cui ti parlavo, e fra i vari commenti ho trovato questo di una certa Sed che mi pare particolarmente condivisibile:
    “Se si parla di videocrazia, gli anni del dominio salgono a 30. L’avvento delle televisioni ha modificato il movie habit,l’abitudine di andare al cinema – con la fidanzata,la famiglia, gli amici – buona parte del decadimento culturale s’è avviato da quel momento.
    Non voglio dire che prima eravamo un popolo di “colti” ma il fatto stesso di scegliere uno spettacolo, muoversi da casa, compiere il tragitto e pagare il biglietto costituiva approccio ben diverso che subire passivamente quel che propinava il convento del piccolo schermo soprattutto in termini di “visione del mondo”.
    Da ragazzina ho incontrato un drappello di commesse della Rinascente che s’era dato convegno davanti ad un elegante cinema della mia città per vedere “il Gattopardo”. Mai lo dimenticherò.
    Le persone semplici che hanno avuto come riferimento culturale il cinema,sono differenti.
    Perchè comunque un film ci parla di quel che accade,è accaduto o accadrà, ecco perchè da qualche anno a questa parte, la programmazione cinematografica è sparita anche dalla televisione (con qualche eccezione a orari impossibili).
    Penso che la televisione sia uno strumento prezioso ma penso anche che, quantomeno il servizio pubblico, dovrebbe svolgere altra missione che quella di diseducare gli spettatori alla…visione
    E non tanto per le farfalline o gli scosciamenti che in un ambito di pluralità di programmazione possono tranquillamente continuare ad andare in onda ma per quel che invece manca in termini di format originali, fiction ben fatte,intrattenimento intelligente e soprattutto informazione non edulcolorata ne’ manipolata.
    In questo momento di crisi non soltanto economica, l’Arte potrebbe svolgere un importante ruolo – lo ha sempre fatto del resto – in ambito di ricostruzione e se la televisione si facesse carico di veicolarne il portato, faremmo prima e meglio e se ne avvantaggerebbe anche il nostro povero – ma solo di mezzi – cinema.”

    1. Ma chi è ‘sta Sed che è tanto vecchia da ricordarsi il Gattopardo?
      (Hai già visto la serie prodotta e interpretata da madame Coen, Olive Kitteridge?
      Vedere,Vedere e se si ha tempo financo leggere il libro…)

  8. L’ho vista perchè me lo ha chiesto mia moglie che aveva letto il libro. Mi è piaciuta molto. E’ piaciuta molto anche a Simona, anche se dice che il personaggio si è “perso” un pò rispetto al romanzo… forse una voce narrante avrebbe aiutato a delinearlo meglio…

    1. Sono convinta che le trasposizioni cinematografiche possono cogliere lo spirito dei libri cui si ispirano ma non sono in grado di andare troppo oltre.I registi che sono assillati dal rifare il libro normalmente falliscono.La parola e l’immagine sono mezzi sono troppo diversi, prova ne è che monumenti della letteratura non hanno mai conosciuto rifacimenti.
      Olive è passato a Venezia lo scorso anno sottoponendo gli spettatori ad un bel tour de force – è il limite delle fiction ai festival..ci passi la giornata – ho trovato l’intera operazione di grande intelligenza e acume rivelando Frances Mc Dormand oltre il normale talento di attrice – che tanto normale non è – anche un certo qual piglio imprenditoriale che nell’artista mi fa sempre piacere trovare.Ha pure beccato un premio non leonino finanziato dalla Persol (occhiali?)

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