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Mese: Gennaio 2007

Ci sono e ci sono per vincere

Ci sono e ci sono per vincere

Voglio che voi vi uniate a me, non solo per la campagna ma per un confronto sul futuro del nostro paese, sulle riforme coraggiose ma concrete che sono necessarie per superare i sei anni di fallimenti dell’amministrazione Bush”. Per questo, “nei prossimi giorni voglio parlare direttamente con il popolo americano e iniziero’ invitandovi a unirvi a me in una serie di conversazioni sul web”.

Sarà una campagna elettorale all’insegna delle note di colore, dei sui tailleur e delle rassicuranti tappezzerie Laura Ashley con le quali saranno rivestiti i divani e le poltrone durante i futuri video o  le interviste che rilascerà da casa.E’ il prezzo che dovremo pagare e che include anche l’allusione pressocchè costante ai tradimenti del marito, probabile futuro first gentlemen d’America.Ma lei fa confezionare un video in cui annuncia che correrà per le presidenziali e non ce n’è più per nessuno : straccia ai sondaggi persino Barack Obama,il più amato dai media.La verità è che Hillary Rodham Clinton,curriculum da docente universitaria, da avvocato e da senatrice che fa tremare i polsi,non ha da proporre solo la stoffa dei suoi divani o l’elegante gestione della scappatella coniugale, quel che più conta è che darà filo da torcere all’avversario repubblicano chiunque esso sia.Sanità Ambiente Diritti e Iraq i temi forti del suo programma e del suo impegno per superare i fallimenti di Bush.Non c’è che da augurarle di farcela.

Nelle immagini il gay pride di New York City del 2005

Maximum City (si può tornare a casa?)

Maximum City (si può tornare a casa?)

Maximum city sottotitolo dell’edizione americana Bombay Lost and Found , Bombay perduta e ritrovata ( a noi è toccato Bombay città degli eccessi) è il bel libro di Suketu Mehta ,giornalista per eleganti riviste americane ( Harper’s,The voice of village,Granta), sceneggiatore per Bollywood, alla sua prima prova di scrittore.Riuscita,va subito detto, come meglio non si sarebbe potuto.Dopo ventun anni vissuti tra l’Europa e gli States Metha torna in qualità di NRI indiano non residente,(esponente dunque di una delle più grandi diaspore del mondo) e trova che nel frattempo la città è diventata eccessiva,intasatissima,immensa,divisa tra lusso e slums,tra potere e miseria,tra legalità ed illegalità,divisa tra passato estremo,presente altrettanto estremo e futuro conseguentemente estremo.Gli autori di razza sono invisibili,in questo caso la materia estremamente ricca e complessa, impone di essere dietro alle cose,di nascondersi dietro alle domande e, impercettibilmente, di ottenere le più incredibili risposte : ne fuoriesce a valanga il ritratto di una città esplosiva,la rappresentazione dell’incubo e della meraviglia urbana.Come si sopravive in una città in cui l’Alta Corte  ha decretato che le estorsioni sono deducibili dalle tasse?Quanto costa un killer?(35 dollari).Come sono le condizioni abitative in condomini in piena deregulation dove tutti, approfittando di una vetusta legge sul blocco degli affitti che scoraggia i proprietari da qualsiasi intervento manutentivo,fanno dispetti- elettrici,idraulici,strutturali – a tutti, spesso a rischio di crolli e disastri?Accanto al racconto di una quotidianità resa con distaccato umorismo,Mehta indaga la grande criminalità,i contrasti etnico religiosi e Bollywood e lo fa intervistando alti ufficiali di polizia,celebri per essere incorruttibili ma dalle maniere spicce (la tortura è una pratica corrente),o l’esponente di spicco del del Shiv Sena il partito nazionalista indiano che vanta i  musulmani assassinati nei moti del 1993 e che adesso fa affari con i sopravvissuti,gestisce una televisione via cavo,non fa mistero di nutrire una forte ammirazione per Hitler e manda la figlia in una scuola elegate e prestigiosa della città.Un libro pieno di cose e di storie in cui Mehta racconta tutto con la grande qualità dei giornalisti che non inquinano i fatti con le opinioni ma che puntano alla rappresentazione attraverso una scrittura densa ed efficace :al di là del Taj Mahal dell’India Gate zona in cui in genere i turisti si fermano c’è, come e per gran parte dell’India,un’altra città,un altro mondo:una sorta di laboratorio folle del futuro della convivenza urbana e forse della civiltà.

Maximum City – Bombay la città degli eccessi-   è un libro di Suketu Mehta tradotto da Fausto Galuzzi e Anna Nadotti.Edizioni Einaudi

Macchiavelli per imprenditori hip hop e altro

Macchiavelli per imprenditori hip hop e altro

 

Mi aveva meravigliato sapere che i due volumi di Robert Greene ,uno intitolato Le 48 leggi del Potere e l’altro Le 35 strategie della Guerra, facessero parte delle consultazioni abituali di Bill Gates, Fidel Castro, Tony Blair e di molti altri capi di stato.Visti da lontano quei due testi avevano tutta l’aria del tipico prodotto americano di stampo comportamentista – “Come lasciare vostro marito in tre giorni” o “Come trovare un lavoro che vi renderà ricchi e soddisfatti”-.La lettura di entrambi, ha rivelato tutt’altra natura,  confermando così, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto i pregiudizi (pseudo)culturali siano i peggiori nemici di chi insegue un po’ di conoscenza .Anzi a tal proposito  c’è solo di che dispiacersi che il terzo volume The art of Seduction non sia stato ancora tradotto.Somigliante in parte ad manuale Tao di quelli che facevano impazzire i managers di wall street negli anni ottanta,Le 48 leggi del potere è strutturato in altrettanti capitoli recanti ognuno la legge,la sentenza, l‘osservanza della legge, la chiave e l’opposto.Un ricco corredo di riferimenti e note a margine (il margine laterale …e in rosso per giunta)  derivanti da indagini storico filosofiche  svolte con accuratezza, arricchisce la trattazione contribuendo in maniera appropriata alla corretta lettura particolarmente delle sentenze.Il potere di cui trattasi non è considerato mai in chiave di  esclusivo tornaconto personale e seppur alla legge n 11 si può leggere : Rendete le persone dipendenti, la n 26 recita senza dubbio  Preservate pulite le vostre mani. Dice Greene che aspirare al potere non è male,tutti noi lo facciamo chiedendo semplicemente attenzione ma siamo anche molto ipocriti rimanendo così mezze volpi o mezzi leoni affetti da sentimenti biblici di gelosia ed avidità.Dice anche che il suo più grande desiderio è che la  legge n 22 l’arte di sapere quando fermarsi  possa servire a lasciare l’Iraq.Robert, democratico convinto, infatti con i suoi libri  sembra più voler contrastare la gestione distorta del potere e i suoi squali, indicando strade e comportamenti che non siano di piagnucolosa autodifesa.Non stupisce quindi apprendere come le quarantotto leggi siano diventate la bibbia dei rapper alle soglie della seconda evoluzione del hip hop .Superata la cultura gangsta o dello spaccone di strada, gli artisti neri hanno capito che per uscire dalla trappola dello sfruttamento discografico dovevano diventare imprenditori di se stessi,creando le loro etichette.Le 48 leggi che non richiedono una lettura lineare, facevano al caso loro.Tanto che l’ineffabile Robert sta lavorando all’edizione pocket delle 48 leggi per ragazzi di strada con la collaborazione del rapper e neoimprenditore 50 cent. Reintitoleranno l’opera le 50 leggi.

Uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono,

conviene rovini infra tanti che non sono buoni.Onde è necessario a

uno principe,volendosi mantenere,imparare a potere essere non

buono et usarlo secondo la necessità.

Il Principe  Niccolò Macchiavelli 1496 1527

Le 48 leggi del potere è un libro di Robert Greene  tradotto in italiano da Angelini,Bua Manganello,Menga ed edito da Baldini Gastoldi Dalai editore

 

Bloggare stanca ( a dull boy)

Bloggare stanca ( a dull boy)

Non il coltellaccio da cucina con il quale Jack,rincorre sua moglie,non il giardino labirintico,non l’Overloock Hotel affollato di orribili proiezioni e reminescenze.Il dramma di Jack è tutto in quella macchina da scrivere e nel ripetersi ossessivo della stessa frase : Molto lavoro e poco divertimento fanno di Jack un malaccorto.Solitudine e alienazione, in luogo del romanzo che tutti credevano stesse scrivendo.