Macchiavelli per imprenditori hip hop e altro
Mi aveva meravigliato sapere che i due volumi di Robert Greene ,uno intitolato Le 48 leggi del Potere e l’altro Le 35 strategie della Guerra, facessero parte delle consultazioni abituali di Bill Gates, Fidel Castro, Tony Blair e di molti altri capi di stato.Visti da lontano quei due testi avevano tutta l’aria del tipico prodotto americano di stampo comportamentista – “Come lasciare vostro marito in tre giorni” o “Come trovare un lavoro che vi renderà ricchi e soddisfatti”-.La lettura di entrambi, ha rivelato tutt’altra natura, confermando così, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto i pregiudizi (pseudo)culturali siano i peggiori nemici di chi insegue un po’ di conoscenza .Anzi a tal proposito c’è solo di che dispiacersi che il terzo volume The art of Seduction non sia stato ancora tradotto.Somigliante in parte ad manuale Tao di quelli che facevano impazzire i managers di wall street negli anni ottanta,Le 48 leggi del potere è strutturato in altrettanti capitoli recanti ognuno la legge,la sentenza, l‘osservanza della legge, la chiave e l’opposto.Un ricco corredo di riferimenti e note a margine (il margine laterale …e in rosso per giunta) derivanti da indagini storico filosofiche svolte con accuratezza, arricchisce la trattazione contribuendo in maniera appropriata alla corretta lettura particolarmente delle sentenze.Il potere di cui trattasi non è considerato mai in chiave di esclusivo tornaconto personale e seppur alla legge n 11 si può leggere : Rendete le persone dipendenti, la n 26 recita senza dubbio Preservate pulite le vostre mani. Dice Greene che aspirare al potere non è male,tutti noi lo facciamo chiedendo semplicemente attenzione ma siamo anche molto ipocriti rimanendo così mezze volpi o mezzi leoni affetti da sentimenti biblici di gelosia ed avidità.Dice anche che il suo più grande desiderio è che la legge n 22 l’arte di sapere quando fermarsi possa servire a lasciare l’Iraq.Robert, democratico convinto, infatti con i suoi libri sembra più voler contrastare la gestione distorta del potere e i suoi squali, indicando strade e comportamenti che non siano di piagnucolosa autodifesa.Non stupisce quindi apprendere come le quarantotto leggi siano diventate la bibbia dei rapper alle soglie della seconda evoluzione del hip hop .Superata la cultura gangsta o dello spaccone di strada, gli artisti neri hanno capito che per uscire dalla trappola dello sfruttamento discografico dovevano diventare imprenditori di se stessi,creando le loro etichette.Le 48 leggi che non richiedono una lettura lineare, facevano al caso loro.Tanto che l’ineffabile Robert sta lavorando all’edizione pocket delle 48 leggi per ragazzi di strada con la collaborazione del rapper e neoimprenditore 50 cent. Reintitoleranno l’opera le 50 leggi.
Uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono,
conviene rovini infra tanti che non sono buoni.Onde è necessario a
uno principe,volendosi mantenere,imparare a potere essere non
buono et usarlo secondo la necessità.
Il Principe Niccolò Macchiavelli 1496 1527
Le 48 leggi del potere è un libro di Robert Greene tradotto in italiano da Angelini,Bua Manganello,Menga ed edito da Baldini Gastoldi Dalai editore
2 pensieri riguardo “Macchiavelli per imprenditori hip hop e altro”
E’ Loriano Macchiavelli, il giallista bolognese, o Niccolò Machiavelli, il segretario di Stato fiorentino?
Ovviamente è un terzo uomo,lo stesso citato alla pagina 27 del libro in questione.Doppia C e brano in corsivo compresi.
Dovrei correggere?
Poi però dovrei anche cancellare il tuo commento che a quel punto sembrerebbe inopportuno.Che dirti …scelgo l’errore,non è poi così grave.