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Mese: Marzo 2007

Piazza di Spagna 93

Piazza di Spagna 93

Pino Lancetti03E’ vero che Pino Lancetti nelle sue creazioni guardava, o come preferiva dire  lui, si appoggiava all’arte,lo si capiva dai riferimenti esplicitamente impressi nei tessuti aerei degli abiti da cocktail in cui rivivevano,Picasso,Kandinsky,Matisse, Klimt.Couturier atipico, alla francese, cioè disegnatore e tagliatore (per ogni abito, un centinaio di bozzetti) di una moda artigianale la cui magia nasceva rigorosamente in laboratorio tra ricamatrici e prèmieres e viveva, più che sulle copertine patinate o nelle pubblicità strillate, indosso ad indimenticabili clienti (e non testimonial) :la Begum Salima,Soraya,Audrey Hepburn e Silvana Mangano.Esempio di eccellenza e innovazione nel momento in cui la moda romana cercava un’autonomia dall’ Haute Couture di Parigi e Milano era di là da venire,Lancetti fece parte della nuova generazione di sarti, quella che come i grandi del passato – da Chanel a Schiaparelli – sapeva legare la moda alle diverse espressioni dell’arte.Con lui Mila Schön,Irene Galitzine,Fausto Sarli e un giovanissimo Valentino.Presuntuosi forse, ma in quella sfida c’è stata una ricerca minuziosa di riferimenti che il mondo della moda non ha mai più conosciuto.Nei tardi anni sessanta aveva lanciato per primo la moda militare e con due anni di anticipo su Saint Laurent lo stile Folk, pensando a donne la cui vita stava per cambiare e che non avrebbero mai più avuto il tempo per le classiche quattro prove dell’abito in sartoria . Pino Lancetti mancava dalle passerelle già da anni,con poca convinzione aveva partecipato alla nascita del made in italy,il prêt a porter non era nelle sue corde, come non lo erano le paillettes,gli eccessi,la religione del mercato e la massimizzazione dei profitti.Nel 1999 aveva venduto il suo marchio a due industriali milanesi dei profumi.Tornò alle sfilate  in occasione del Premio alla Carriera ricevuto nel 2000, nel vecchio Ospedale Santo Spirito in lungotevere in Sassia, gli abiti erano ancora belli ma il mito  un po’ appannato da quei jeans serigrafati,prezzo quattro milioni di lire,voluti dai nuovi proprietari.Quell’anno fu assegnato il premio anche a Jean Paul Gaultier e Vivienne Westwood altri due geni creativi poco inclini alle suggestioni dei profitti .Se l’idea di moda artigianale era tramontata, come del resto il suo mondo,tanto valeva tornare alla pittura.Così si ritirò nella sua casa di via del Babuino a pochi metri dallo storico atelier al primo piano di Piazza di Spagna 93.Sarebbe bello rivedere i suoi cento abiti, esposti al Vittoriano qualche tempo fa e assicurati,senza luccicare nemmeno un po’, per cento miliardi di lire.

pino lancetti

Questo è uno degli abiti folk firmati Pino Lancetti (notare la cintura fatta con cordone tapisserie).Ad altri sarebbe stato impossibile accostare simili colori (rosso rosa arancio viola) e ricavarne un insieme armonico.Lui ci riusciva.Crêpe de chine della gonna a intarsi orizzontali lucidi e opachi e taffetà in seta cruda del corpetto, fanno il resto.(notare la fodera della piccola giacca che non è double face, ma, rovesciata, risulta essere senza cuciture visibili, l’interno dell’abito veniva cucito con la medesima accuratezza dell’esterno e interamente foderato, tranne che per gli chiffon,i voiles,i plumetties ,le sete leggere delle gonne.Pino Lancetti01

Ed è tra gli ultimi bozzetti del maestro disegnati per la sfilata di lungotevere in Sassia.

Naturalezza dei diritti

Naturalezza dei diritti

E’ possibile che stanco degli equilibrismi lessicali, delle acrobazie normative, dei distinguo e delle carte in regola, che contraddistinguono il dibattito sui DICO, Michele Santoro giovedì sera, abbia preferito  mostrare la comunità omosessuale al Gay Pride di Roma 2000 e non intenta alla scrivania manageriale o in sala operatoria o in cattedra  a la Sorbonne,  tutti luoghi in cui si cimentano gli omosessuali di successo in favore di camera,ciò a dimostrazione, da una parte che ce l’hanno fatta anche loro e dall’altra che oramai sono tra di noi in grisaglia e non più a laccarsi le unghie nel segreto dei ghetti.Ben precisando il senso di quella scelta,il conduttore ha messo l’accento sul problema dell’Eccesso come sintomo di negata visibilità.Come dire che continuare a sventolare Dolce & Gabbana come esponenti del mondo gay vuol dire davvero poco, anzi nel caso in cui si dovessero esprimere entrambi,addirittura niente.A seguire la trasmissione si è avvalsa della presenza di un amministratore pubblico e del suo compagno notevolmente più giovane e di una coppia di lesbiche che grazie alla fecondazione assistita (in altro paese) e ai pacs (idem) ha messo su famiglia in Italia,con tanto di pupetta in età scolare.Un amore venticinquennale, a quanto si apprende.Arrivati a questo punto, se qualcuno ,incauto,avesse voluto, avrebbe potuto anche introdurre il piatto forte teodem del dibattito sui DICO  costituito dal richiamo al  diritto naturale peccato che,guardandosi intorno,chiunque avrebbe concluso come la naturalezza in realtà viaggi in tutt’altra direzione.Ed è  stato così che, irritato dal clima che nel frattempo Marco Travaglio aveva contribuito ad arroventare agitando lo spettro di Andreotti e del clero talvolta pedofilo,il Guardasigilli sdegnato è uscito per la comune prima ancora di poter sorridere compiaciuto (così usa tra gente di mondo, in questi casi) alle vignette di Vauro.La trappola tesa,perchè di questo si è trattato, si è rivelata fatale.Quel che stupisce è che il Ministro abbia dimostrato risentimento e finanche minacciato provvedimenti nei confronti della faziosità del conduttore (hai capito la novità).Insomma vanno bene le arene, i realities di scontro fisico e umiliazione,le torte in faccia e gli schiaffoni in diretta ma quello che davvero è intollerabile è un conduttore non addomesticato e un programma in cui si parli apertamente di Diritti, chiamando le cose con il proprio nome.Che mestiere fa un giornalista che concorda preventivamente con il suo ospite ancorchè ministro il taglio da dare alla trasmissione.E poi Santoro un problema reale l’ha evidenziato : il rifiuto dei politici di confrontarsi con i cittadini che poi è quel che determina l’ allontanamento degli stessi dalla politica.Per qualsiasi intimo motivo Michele Santoro lo abbia fatto (Gigioneria?Propensione all’arringa?Narcisismo spinto?) poco importa : egli ha detto la verità che oltre che essere,come qualcuno ricordava,rivoluzionaria,ha anche il gran pregio di avere consistentemente a che vedere con il mestiere che assai compiutamente,svolge.Può dire la stessa cosa il Guardasigilli?

A guide to recognizing your saints

A guide to recognizing your saints

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Guida per riconoscere i tuoi santi è uno di quei  film con le carte in regola :dai produttori (Sting e signora) ai premi ottenuti (il Sundance di Robert Redford, ma è anche stato  miglior film per  la Settimana della Critica a Venezia) e poi ci sono gli attori Robert Downey jr,Chazz Palminteri e Diane Wiest nonchè il regista di talento Dito Montiel alla sua Opera Prima.Infine ci si è messo anche Nanni Moretti che, conquistato dalla pellicola, ne ha organizzato l’anteprima al cinema Sacher, presenti più o meno tutti i santi fin qui nominati.Sting in testa,il quale dichiara di non voler far più il produttore (ed è un peccato) e a sorpresa anche Chazz Palminteri .Tutto l’armamentario fa pensare al  tipico film  indie destinato però a divenire mainstream della qual cosa non si può che essere lieti :

Storia di un ragazzo che tagliando i ponti con famiglia d’immigrati e amici bulli laggiù nel Queens,approda a Los Angeles e diventa sceneggiatore di successo.Intensa calligrafia fatta di incroci di flashback a contrasto seppure in modalità rigorosamente atemporale : da una parte il presente con Doneway azzimato e di successo ,dall’altra il passato con lo stesso Doneway un po’ più degagèe, figlio dell’immigrazione nicaragueno- irlandese vittima di emarginazione e miseria.

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Il ritorno a casa per assistere il padre moribondo diventa un ‘occasione classica  di riflessione sul conflitto presente/passato,qui Monteil affronta necessariamente un sistema emozionale complesso anche se l’indubbio talento gli consente di dominare con destrezza una materia, delicata e sempre a rischio di sbavature.Bello il set,le atmosfere e soprattutto la descrizione degli amici sopravvissuti all’aids alle sparatorie e alla galera.Sono loro i santi da riconoscere.

Guida per riconoscere i tuoi santi (A Guide to Recognizing Your Saints) è un film a colori di genere drammatico, poliziesco della durata di 98 min. diretto da Dito Montiel e interpretato da Robert Downey Jr., Rosario Dawson, Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Eric Roberts, Channing Tatum, Scott Michael Campbell, Melonie Diaz.
Prodotto nel 2006 in USA e distribuito in Italia da Mikado

  

Marc delle meraviglie

Marc delle meraviglie

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Un compendio di  sensualità dato dal bisticcio tra espressione di abbandono e  compostezza dell’intera mise – dalla capigliatura all’irreprensibile polsino –  di questa donna che con il suo sconcerto, sovrasta e quasi nasconde la figura dell’amante. Di lui  egualmente s’intuisce la passione : sono quelle braccia intorno al collo ma soprattutto è la leggera pressione della mano di lei sull’avambraccio a rivelarne l’intensità.Sullo sfondo il colore più adatto a rappresentare quel che sta accadendo tra questi due esseri.

Marc Chagall – Gli amanti in rosa – Complesso del Vittoriano.Mostra  Chagall delle meraviglie a cura di Claudia Beltramo e Meret Meyer.Fino al 1 luglio.

Reclusione portatile

Reclusione portatile

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La liberazione delle donne afghane dalla schiavitù del burqa, doveva diventare la success story dell’intervento militare occidentale.Sei anni dopo, nonostante alcuni significativi cambiamenti in campo legale ed istituzionale,la realtà è ancora molto critica e le donne che hanno il coraggio di esporsi,lo fanno a proprio rischio.Fuori da Kabul,là dove domina la santa alleanza tra i talebani,i signori della guerra e le milizie private,la vita delle donne procede tra insicurezza personale ed abusi quotidiani.I governi locali prendono impunemente decisioni che limitano la libertà femminile non molto diverse nella sostanza, da quelle dei talebani.L’onore della famiglia si misura attraverso il comportamento delle donne  e il burqa – reclusione portatile, come da brillante definizione dell’antropologa Hanna Papanek – è uno strumento per salvaguardare questi valori.Soprattutto è diventato una misura di sicurezza,un modo per uscire di casa senza essere aggredite.

foto Reuters

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