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Mese: Dicembre 2007

Quei ragazzini sulle tavole volanti

Quei ragazzini sulle tavole volanti

Il prototipo è Dogtown and Z – Boys, documentario che raccontò lo skateboard e la sua filosofi affascinando gente del calibro di Sean Penn e David Fincher nonché le
giurie del Sundance Festival e degli Independent Spirit Awards, il regista invece è  Gus Van Sant , tra i narratori più convincenti del disagio dei giovanissimi. Paranoid Park si avvale di una linea narrativa continuamente spezzata che crea un doppio effetto di suspence e straniamento fornendo a poco a poco allo spettatore, elementi di ricostruzione della trama mentre cresce l’empatia con il protagonista, un adolescente borghese appassionato di skateboard che ha compiuto una bravata dalle drammatiche conseguenze.Nessun giudizio etico accompagna la storia ma un senso di malessere dato da inquadrature che indagano i giovani con manifesta ed intensa curiosità .Alex è solo un adolescente di fronte ad un punto critico della sua vita mentre guarda  il mondo adulto come una giungla dal quale difendersi. Per rendere il tutto – empatia, malessere, giovani scatenati,delitti senza Dostoevskij –  efficace quanto mai , Gus Van Sant passa alle vie di fatto : cinepresa super 8 montata sullo skate  mentre disegna spirali sequenze mixate con sequenze girate in 35 mm , immagini di fantastici (veri)  ragazzini volanti a suon di musiche by radio Portland, il tutto suggellato dalla fotografia di Chris Doyle che molto del suo talento ha profuso in opere di cineasti cinesi dai nomi irricordabili.Interprete principale angelico arruolato su my space e tanto per essere in tema ,strizzate d’occhio qb ai nuovi media e ai videogame.Sfida al presente armati di uno skate. Centesimo film dell’anno per me (compresi corti documentari e tour de force romano venete.Escluse home vision)

Per piacere non chiamatela icona

Per piacere non chiamatela icona

..perché  è   viva e senza languori o cedimenti verso il passato, diva  antagonista e non riconciliata. Marianne Faithfull non è stata . E’ ancora . E non puzza di naftalina come i miti ribolliti  dei 60th e dei 70th che non conoscono rassegnazione ne’ pudore . E a sessant’anni manco le passa per il capo di continuare a cantare come quando ne aveva diciassette As tears good bye  ammiccando al pubblico nostalgico, ma è ancora in gioco interpretando film pregevoli in ruoli congeniali al suo temperamento e alla sua estrema duttilità di attrice, A chi dunque affidare  l’interpretazione di Maggie, una casalinga solitaria, una  nonna che ha bisogno di soldi per curare il nipotino e che all’uopo ,dopo essersi trascinata alla ricerca di un lavoro che nessuno le offre , diventa pornostar ? A lei, a Marianne Faithfull che conferirà al personaggio tutte le perplessità, la rabbia ,la determinazione e l’ironia che occorrono. Nessuna vicenda al limite del sordido e dello scellerato può sembrar tale se è lei a porgerla, a  maneggiarla al punto di renderla delicata e per niente melensa, storia di quasi amore.Irina Palm è tra i migliori film della stagione, grazie anche ad un regista bravo e intuitivo  Sam Garbasky e ad un efficace coprotagonista , Miki Manoilovich.

Tina

Tina

Tina, ospite di Matrix in collegamento dalla sua abitazione ,  racconta la sua storia con la schiena appoggiata ad un mobile sul quale è stato sistemato un presepe che i bambini le avevano chiesto in anticipo sulla data prescritta. La sua severità non lascia spazio ad indagini inappropriate sugli stati d’animo che accompagnano il lutto. Così, tirerà diritto fino alla fine della trasmissione con gli occhi asciutti parlando il necessario, dunque dicendo molto con quel porre al centro del suo racconto i fatti. La condizione di Tina, vedova recente di Antonio, e della sua famiglia, a noi viene generalmente  raccontata per spot ripetitivi ai margini di talk show di ministri ed esperti  – salari i più bassi in Europa ! La benedetta quarta settimana. Dismissioni. Flessibilità. Precariato. Sicurezza . Ecco perchè, da ieri sera ,  al di fuori degli enunciati e delle semplificazioni, la strage alla Thyssenkrupp assume altri connotati. Ed è Tina con la sua rinuncia alla terminologia e agli atteggiamenti di circostanza a tirarci per la manica e a ricondurci alla realtà delle cose, per fare questo sono sufficienti la sua compostezza ed  alcuni stralci di vita quotidiana : dai contrasti col marito che lavorava troppo alle apprensioni per il rientro o l’andata sul tratto di strada che separa casa sua dalla Thyssenkrupp. Settanta chilometri . Le conclusioni di chi sta ad ascoltare sono semplici : Da qualche parte, noi consentiamo che la dismissione di un impianto delle acciaierie , avvenga senza alcuna programmazione, come fosse un’attività  da poter destinare a  naturale esito senza procurare danno. Eppure sono note ai dotti capitani d’industria tedeschi  e non e ai loro consulenti, le ricadute che insistono su simili eventi, sfilacciamento dell’organizzazione del lavoro,quantitativi di ore di straordinario dissennate fino al raddoppio del singolo turno,abbandono di ogni pratica di manutenzione e sicurezza anche la più elementare.Tanto si deve chiudere, a che serve investire ? Così come stanno i fatti sarebbe stato un miracolo se l’incidente NON fosse avvenuto. Allora un Consiglio dei Ministri, i decreti attuativi, l’inasprimento delle pene ai trasgressori , lo stanziamento di fondi per le famiglie delle vittime, non bastano.Ai tavoli e ai tavolini governativi manca il Convitato di Pietra, il maggior interlocutore e in molti casi Responsabile : manca la Confindustria alla quale rammentare che i benefits ricevuti  da questo Governo, erano destinati alle Imprese per creare Sviluppo, non funerali. Sotto questo aspetto il lancio di uova all’indirizzo dell’Unione Industriali ieri a Torino è francamente il minimo che potesse accadere .Tina ha fatto bene a mostrarsi in pubblico e a dire dolorosamente la sua, compresa,allentato solo per un attimo il riserbo, l’unica preoccupazione : quella di essere dimenticata.

Antonio, Roberto, Angelo, Bruno (Acciai Speciali Terni )

Antonio, Roberto, Angelo, Bruno (Acciai Speciali Terni )

AntonioDi lavoro non si deve più morire.Certo.Ma di lavoro non si dovrebbe nemmeno vivere perché non c’è estintore carico e norme di sicurezza che tengano..alla quarta ora di straordinario cioè alla dodicesima di servizio, Ferriere , ThyssenKrupp in dismissione, a tirare gl’impianti più che si può , fino a farli scoppiare, ore due del mattino, criminale è il modello produttivo, quello economico e quello sociale. E allora più insultante della retorica è chi appunta l’attenzione sulle Regole che ci sono e sulle quali semmai sorvegliare,spostando il tiro su uno degli effetti , rimuovendo così dalla coscienza la Causa. Adesso arriveranno i risarcimenti e le donazioni (chissà se una volta spente le luci invece, ci scapperà una pensione) perchè questi quattro ragazzi sono morti sul palcoscenico giusto,al momento opportuno ma che ne è delle novecentottanta famiglie alle quali quest’anno il Lavoro ha sottratto  un congiunto ?

Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino e Bruno Santino,per trovare i loro nomi e cognomi sui giornali ho durato fatica, mentre invece abbonda tutto il resto del corredo.

Antidoti minoritari

Antidoti minoritari

Impegnata com’è a dar conto delle nascite di nuove formazioni,nuove ipotesi di riforme elettorali,nuove dichiarazioni e nuovi possibili scenari,la stampa ha quasi sorvolato sul rapporto annuale del Censis. Men che meno, se ne è accorta la Politica (antagonista,di governo, più o meno impegnata in assise , esecutivi e convegni ) che a fronte di espressioni forti ed allarmanti  che definiscono la società  poltiglia di massa impastata di pulsioni, emozioni, esperienze e, di conseguenza, particolarmente indifferente a fini e obiettivi di futuro, quindi ripiegata su se stessa, non ha fatto una piega incassando l’inevitabile conclusione e cioè che l’intera società civile non è migliore della sua politica e della sua economia.Ma non basta : il benessere piccoloborghese degli ultimi decenni ha creato un monstrum alchemicum che ci rende impotenti come ad una generale entropia.Tant’è.E mai come questa volta il linguaggio del Rapporto trova rispondenza nella sensazione diffusa di una deriva verso il peggio in ogni campo della vita sia individuale che collettiva. Ne’ è lecito sperare in antidoti poichè  – prosegue il Censis – l’offerta culturale e politica che oggi tiene banco è un’offerta taroccata dalla logica vuota degli schieramenti. L’unica cosa che si salva ,sempre secondo il Censis, in questa mucillagine oscura è il silenzioso boom di una minoranza industriale : cresce l’export manufatturiero,il fatturato delle imprese e il PIL, peccato però che tutto ciò non riesca a creare Sviluppo. Pertanto in una società così inconcludente appare difficile attendersi l’emergere di una qualsivoglia capacità o ripresa di sviluppo di massa, di “sviluppo di popolo” come si diceva una volta; e le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive, ovvero:

–  la minoranza che fa ricerca scientifica e innovazione tecnica è orientata all’avventura dell’uomo e alla sua potenzialità biologica;

–  la minoranza che, nella scia della minoranza industriale oggi rampante, fa avventura personale e sviluppo delle relazioni internazionali (si pensi ai giovani che studiano o lavorano all’estero, ai professionisti orientati ad esplorare nuovi mercati, agli operatori turistici di ogni tipo, ecc.);

–  la minoranza che ha compiuto un’opzione comunitaria, cioè ha scelto di vivere in realtà locali ad alta qualità della vita;

–  la minoranza che vive il rapporto con l’immigrazione come un rapporto capace di evolvere in termini di integrazione e coesione sociale;

–  la minoranza che si ostina a credere in una esperienza religio­sa insieme attenta alla persona e alla complessità dello sviluppo ai vari livelli;

– e le tante minoranze che hanno scelto l’appartenenza a strutture collettive (gruppi, movimenti, associazioni, sindacati, ecc.) come forma di nuova coesione sociale e di ricerca di senso della vita.

Si tratta senz’altro di una sfida faticosa, che le citate diverse minoranze dovranno verosimilmente gestire da sole. Ma sfida desiderabile, per continuare a crescere forse anche con un po’ di divertimento; sfida realistica, perché non si tratta di inventare nulla di nuovo ma di mettersi nel solco di modernità che pervade tutti i Paesi avanzati. Non so dire se una simile visione contenga la chiave per uscire dall’impasse,la sensazione piuttosto è che forse non rimanga altro da fare. Le piccole realtà virtuose e volenterose,vadano avanti comunque, da sole, incuranti della generale disgregazione, incoraggia il Censis…E’ possibile ? Nel frattempo la fiducia nella Politica sfiora i suoi livelli più bassi ne’ si può dar torto ai cittadini disinteressati ad un dibattito nazionale che non riesce a uscire fuori dalle secche dell’autoreferenzialità o da un Calendario dell’Iniziativa gestito esclusivamente dall’Emergenza – ieri la Sicurezza a fronte di un omicidio  oggi la Sicurezza sul Lavoro a fronte di altri , quasi novecento all’anno oramai, omicidi sul lavoro.Senza che, in nessuno dei due casi, pur negli strepiti emozionali, si riesca comunque a far altro che tappare una falla.