Per piacere non chiamatela icona
..perché è viva e senza languori o cedimenti verso il passato, diva antagonista e non riconciliata. Marianne Faithfull non è stata . E’ ancora . E non puzza di naftalina come i miti ribolliti dei 60th e dei 70th che non conoscono rassegnazione ne’ pudore . E a sessant’anni manco le passa per il capo di continuare a cantare come quando ne aveva diciassette As tears good bye ammiccando al pubblico nostalgico, ma è ancora in gioco interpretando film pregevoli in ruoli congeniali al suo temperamento e alla sua estrema duttilità di attrice, A chi dunque affidare l’interpretazione di Maggie, una casalinga solitaria, una nonna che ha bisogno di soldi per curare il nipotino e che all’uopo ,dopo essersi trascinata alla ricerca di un lavoro che nessuno le offre , diventa pornostar ? A lei, a Marianne Faithfull che conferirà al personaggio tutte le perplessità, la rabbia ,la determinazione e l’ironia che occorrono. Nessuna vicenda al limite del sordido e dello scellerato può sembrar tale se è lei a porgerla, a maneggiarla al punto di renderla delicata e per niente melensa, storia di quasi amore.Irina Palm è tra i migliori film della stagione, grazie anche ad un regista bravo e intuitivo Sam Garbasky e ad un efficace coprotagonista , Miki Manoilovich.
Un pensiero su “Per piacere non chiamatela icona”
Questo sarà il prossimo.
Dello stesso regista ho visto in questi giorni al Festival Sotto18 un delicato e simpatico corto: “Joyeux Noel, Rachid” del 2000. e già prometteva bene.
Bye bye Sed.