Antidoti minoritari
Impegnata com’è a dar conto delle nascite di nuove formazioni,nuove ipotesi di riforme elettorali,nuove dichiarazioni e nuovi possibili scenari,la stampa ha quasi sorvolato sul rapporto annuale del Censis. Men che meno, se ne è accorta la Politica (antagonista,di governo, più o meno impegnata in assise , esecutivi e convegni ) che a fronte di espressioni forti ed allarmanti che definiscono la società poltiglia di massa impastata di pulsioni, emozioni, esperienze e, di conseguenza, particolarmente indifferente a fini e obiettivi di futuro, quindi ripiegata su se stessa, non ha fatto una piega incassando l’inevitabile conclusione e cioè che l’intera società civile non è migliore della sua politica e della sua economia.Ma non basta : il benessere piccoloborghese degli ultimi decenni ha creato un monstrum alchemicum che ci rende impotenti come ad una generale entropia.Tant’è.E mai come questa volta il linguaggio del Rapporto trova rispondenza nella sensazione diffusa di una deriva verso il peggio in ogni campo della vita sia individuale che collettiva. Ne’ è lecito sperare in antidoti poichè – prosegue il Censis – l’offerta culturale e politica che oggi tiene banco è un’offerta taroccata dalla logica vuota degli schieramenti. L’unica cosa che si salva ,sempre secondo il Censis, in questa mucillagine oscura è il silenzioso boom di una minoranza industriale : cresce l’export manufatturiero,il fatturato delle imprese e il PIL, peccato però che tutto ciò non riesca a creare Sviluppo. Pertanto in una società così inconcludente appare difficile attendersi l’emergere di una qualsivoglia capacità o ripresa di sviluppo di massa, di “sviluppo di popolo” come si diceva una volta; e le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive, ovvero:
– la minoranza che fa ricerca scientifica e innovazione tecnica è orientata all’avventura dell’uomo e alla sua potenzialità biologica;
– la minoranza che, nella scia della minoranza industriale oggi rampante, fa avventura personale e sviluppo delle relazioni internazionali (si pensi ai giovani che studiano o lavorano all’estero, ai professionisti orientati ad esplorare nuovi mercati, agli operatori turistici di ogni tipo, ecc.);
– la minoranza che ha compiuto un’opzione comunitaria, cioè ha scelto di vivere in realtà locali ad alta qualità della vita;
– la minoranza che vive il rapporto con l’immigrazione come un rapporto capace di evolvere in termini di integrazione e coesione sociale;
– la minoranza che si ostina a credere in una esperienza religiosa insieme attenta alla persona e alla complessità dello sviluppo ai vari livelli;
– e le tante minoranze che hanno scelto l’appartenenza a strutture collettive (gruppi, movimenti, associazioni, sindacati, ecc.) come forma di nuova coesione sociale e di ricerca di senso della vita.
Si tratta senz’altro di una sfida faticosa, che le citate diverse minoranze dovranno verosimilmente gestire da sole. Ma sfida desiderabile, per continuare a crescere forse anche con un po’ di divertimento; sfida realistica, perché non si tratta di inventare nulla di nuovo ma di mettersi nel solco di modernità che pervade tutti i Paesi avanzati. Non so dire se una simile visione contenga la chiave per uscire dall’impasse,la sensazione piuttosto è che forse non rimanga altro da fare. Le piccole realtà virtuose e volenterose,vadano avanti comunque, da sole, incuranti della generale disgregazione, incoraggia il Censis…E’ possibile ? Nel frattempo la fiducia nella Politica sfiora i suoi livelli più bassi ne’ si può dar torto ai cittadini disinteressati ad un dibattito nazionale che non riesce a uscire fuori dalle secche dell’autoreferenzialità o da un Calendario dell’Iniziativa gestito esclusivamente dall’Emergenza – ieri la Sicurezza a fronte di un omicidio oggi la Sicurezza sul Lavoro a fronte di altri , quasi novecento all’anno oramai, omicidi sul lavoro.Senza che, in nessuno dei due casi, pur negli strepiti emozionali, si riesca comunque a far altro che tappare una falla.