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Mese: Febbraio 2011

Non perdetelo

Non perdetelo

La stringente attualità non c’entra, assicura l’autore e ci si può credere anche se  richiami e collegamenti saranno inevitabili. E’ questione di un attimo però, giusto il tempo dei titoli di testa. Poichè, sia chiaro, qui siamo al cospetto di un problema di senilità da affrontare, esorcizzandola, attraverso relazioni con donne più giovani ma ad Arcore, queste gentili signore che compongono un universo femminile al quale si guarda con autentico rispetto – quando non con venerazione – questi  brindisi continuativi ,  queste ironiche atmosfere romane – anzi trasteverine – e soprattutto questa grazia narrativa, se le so- gna- no.


Che altro aggiungere? Tanto piacevole è la visione che ti passa persino la voglia di polemizzare sul cinema italiano, perennemente maltrattato o sulla commedia che  non ha alcun bisogno di puntare su classici quanto logori stereotipi, per divertire.

Non a caso Gianni con tutte le sue donne è a Berlino nella sezione Speciale : impossibile che passi inosservato.


Gianni e le donne è un film di Gianni Di Gregorio del 2010, con Gianni Di Gregorio, Valeria De Franciscis, Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini, Valeria Cavalli, Aylin Prandi, Kristina Cepraga, Michelangelo Ciminale, Teresa Di Gregorio, Lilia Silvi. Prodotto in Italia. Durata: 90 minuti. Distribuito in Italia da 01 Distribution

Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Il segretario Bersani però il passaggio sulle nostre mogli, amiche, compagne e figlie – mancavano le mamme e le sorelle, meno male –  che conosciamo e rispettiamo se lo poteva pure risparmiare.


E le altre?

Dev’essere l’aria che tira, la stessa che si respira negli appelli – Dico basta ! – che ho qualche resistenza a firmare e in cui ci si rivolge a quelle che non si prostituiscono,  mostrando, irreprensibili, le nostre facce nude o la nostra, non meglio identificata, rettitudine.

Va così che Impegno, Studio, Lavoro, Merito, diventano  modelli virtuosi da contrapporre a quelli esiziali delle altre. Dunque non una serie di valori  dai quali discendono comportamenti semplicemente scomparsi dalla scena – per motivi, tra l’altro, che non ci vedono nemmeno del tutto estranei o innocenti – magari da riportare in luce  attraverso un nuovo fare politico, evitando cataloghi, graduatorie e competizioni.


Ma il bello viene quando, per completare l’opera, negli stessi appelli si chiede per piacere agli uomini di  firmare, dichiarare, partecipare. Che dicano Basta pure loro,insomma.


E quelli corrono firmano dichiarano …del resto come si fa a non aderire ad una simile battaglia di civiltà? E anche se nessuno ci viene a raccontare le volte in cui il venir meno ai propri principi per carriera, per potere o per quattrini,  ha reso una prestazione di lavoro non dissimile ad una marchetta ( e questa faccenda, nel caso, coinvolgerebbe  anche  le irreprensibili), va bene lo stesso. Abbiamo anche gli uomini dalla nostra. Che bellezza.


Cattivi pensieri, tra un Bersani rispettoso e un Appello alla virtù, sono inevitabili. Per esempio che ci si ricorda delle donne solo quando si tratta di buttare giù, avendole provate quasi tutte, il capo del governo.

Ovvero come non sia ancora del tutto chiaro che il Problema si chiami Silvio –  stavolta non solo nella qualità – Mario, Pierluigi e non Nicole o Marystel o Karima. E che il nodo da sciogliere sta tutto nel modello di potere cioè di relazione tra i sessi di cui le notti di Arcore sono in effetti una lampante metafora.

Un comportamento non vale l’altro, pertanto credo sia legittima e anzi doverosa ogni forma d’indignazione ma so anche che nessuna battaglia culturale e  civile  le donne hanno mai vinto attraverso lo stigma astioso dei comportamenti delle altre.



(Per inciso : valeva la pena di fare una controprova del Rispetto, all’assemblea nazionale ultima scorsa e invece di scattare in piedi applaudendo alle mogli  alle figlie e alle amiche omaggiate dal segretario e dal resto del Partito,  gridare a gran voce : Rosy Bindi Premier! Così tanto per vedere)

Nell’illustrazione uno dei tanti Basta! degli ultimi anni a Roma. la foto l’ha scattata Max Vario


Irricevibile

Irricevibile

Siccome l’importante è averla vinta, le motivazioni per le quali il Decreto riguardante il federalismo fiscale è Irricevibile , diventano per Calderoli una questione di Bon ton e per Berlusconi una questione procedurale. Come essersi messi le dita nel naso. Come se alla Pratica mancasse un timbro, insomma.


Così non è. E a dirla tutta, la risposta del Quirinale, nei passaggi in cui richiama non solo la necessità di rinviare il testo all’Aula ma raccomanda la ricerca di soluzioni condivise, contiene un rilievo di carattere tecnico-sostanziale : il testo originario  licenziato dal Parlamento e inviato alla Commissione che lo ha respinto, ha subito non irrilevanti modifiche (peraltro esito di estenuanti trattative e mediazioni), dunque non può perfezionare il suo iter senza essere nuovamente sottoposto al’Aula.


Siamo dunque di fronte ad un ineludibile problema di democrazia. Mentre la decisione di convocare in tutta fretta un consiglio dei ministri senza ordine del giorno e senza avvertire la Presidenza della Repubblica, pur di trarsi d’impaccio col solito metodo della decretazione, è una stortura che sottace il timore di rappresentare alle attese dell’elettorato soprattutto leghista la situazione per quel che veramente è : Un fallimento di nome e di fatto dell’intera impalcatura.


Si possono sperare riforme condivise da un governo che antepone la Propaganda al Bene Comune? Si può avallare un metodo – e una cultura – che considera i passaggi democratici un impiccio?


Quel che si profila all’orizzonte è solo l’anteprima di ciò che il futuro ci riserva. Senza una maggioranza stabile, senza rispetto per le regole, senza ricerca del dialogo con le Opposizioni, animati dal solo intento di rimanere abbarbicati al Palazzo per ragioni, a parte il mantenimento del Potere tout court,  di carattere giudiziario , si può solo vivacchiare licenziando pessime leggi.


Irricevibile dunque, come la dizione federalismo municipale, come la pretesa di far funzionare il Federalismo senza autonomia impositiva, senza Senato Federale senz’altra iniziativa se non l’innesco di dispositivi che portano solo ad aumentare le tasse, in una situazione penosa in cui i comuni sono al collasso per i tagli subiti negli ultimi anni.

Irricevibile. Alle volte il linguaggio burocratico può essere  più significativo di quel che sembri

Nell’illustrazione piazza del Quirinale