C’è un giudice a Milano
Ad un certo punto – tra incastri di scadenze, liste, listini, ricorsi, bocciature, riammissioni – ho perso il filo. Poi all’idea già di per sè balzana, di una competizione senza l’avversario principale, s’è aggiunto l’incubo delle assemblee regionali che sarebbero potute uscire dalle urne, se l’elettore di centro destra, non trovando altra possibile collocazione, fosse stato costretto a votare quel che c’era.
Infine – qualsiasi fosse il risultato finale – quella di consigliature la cui credibilità sarebbe stata messa in discussione giorno dopo giorno per cinque anni. Altro che vincere – o perdere – facile. E altro che ingovernabilità.
Questo sarebbe uno di quei classici casi in cui l’idea che la decisione finale su regole e regolamenti spetti ad un Tribunale e la decisione eventualmente politica a Governo e Opposizione magari in accordo, benedicente il Capo dello Stato, dovrebbe rasserenare.
E invece non se ne parla.Il giudice nella migliore delle ipotesi è un talebano che favorisce certe liste a scapito di certe altre – m’è capitato sin di leggere che in Corte d’Appello di questi tempi soffrono di pruriti legalitari – il vittimismo, cospicua rendita di questo governo, dilaga, quanto al dialogo con l’Opposizione o il ricorso al Garante più che minacce all’una e gran tirate per la manica all’altro, non si è visto.
Ammettere gli – evidenti – errori? Jamais.
Così può capitare che nottetempo si ritenga di stiracchiare un – come ti sbagli – decreto interpretativo per sostenere i giudici nella difficile scelta di riammettere o meno liste ritardatarie o con firme senza bolli o apposte a matita nonchè tutto il resto del corredo degli strafalcioni. Non che sia una materia poi così complicata da scomodare un Consiglio dei Ministri, ma insomma così il giudice può decidere più agevolmente.
Perchè prima no? Se il decreto non introduce – ne’ potrebbe – novità, perchè mai il magistrato dovrebbe aver bisogno di questo prontuario – decreto – imbeccata ?
Inutile, l’indipendenza della magistratura è come il fumo agli occhi per certuni che fingono gran dibattiti tra forma e sostanza ma che semplicemente non intendono un concetto elementare e cioè che la democrazia senza veste giuridica è una scatola vuota, mentre la volontà popolare che non si esprime nei modi previsti, facilmente sconfina nell’indeterminatezza del populismo. Le regole, per quanto imperfette, invece garantiscono tutti.
C’è ancora un giudice a Milano. Scienza e coscienza, non ha bisogno d’altro. Deciderà per il bene di tutti.Io ci credo.
6 pensieri riguardo “C’è un giudice a Milano”
Sed, ti avevo lanciato uno spunto nell’altro post, un giorno mi abituerò alla tua nuova impaginazione e capirò che il penultimo post non è quello sotto all’ultimo, ma quello alla sua destra.
E allora, mi chiedo da qualche giorno una cosa.
Non sarebbe molto più semplice, per il futuro, cambiare la legge regionale nella parte in cui vincola la candidatura alla presidenza esclusivamente validità del listino?
In fondo, tutte le altre liste in appoggio di Formigoni sono valide, ed è chiara nella legge la corrispondenza tra lista e candidato, anche se solo al livello dell’apparentamento e non a livello dell’elettore (per via del voto disgiunto).
Al candidato Presidente andrebbe in ogni caso un seggio tra quelli attribuiti alla sua coalizione, e questo per evitare qualsiasi problema formale in caso di nomina.
Io sono davvero offeso da quello che ha consentito Napolitano, ma più ancora dai motivi per i quali l’ha consentito.
Napolitano ritiene che il vulnus alla partecipazione elettorale sia più grave, per la nostra democrazia, del fatto che una lista possa essere sottoscritta su un modulo che non ha il timbro tondo dell’anagrafe elettorale, o di una lista che non indichi la data (!!!) di sottoscrizione, o peggio ancora di una lista dove non sia indicato il luogo di raccolta delle firme (requisito indispensabile a determinare la sussistenza della competenza dell’autenticatore).
Sono scandalizzato ancor più dalla bislacca previsione dell’art. 1.1 di quel decreto, in cui si afferma che basta che un videofonino ritragga l’immagine del buon Milioni di turno presente nella sala del Tribunale per dare validità a quella lista, pazienza se poi fiumi di inchiostro vengono versati su quella lista in quella stessa sede (e di mostarda, nel baretto giù a fianco).
Sono delle interpretazioni ridicole, irricevibili, assurde.
Avrei capito uno sforzo politico per garantire la partecipazione di un candidato Presidente, ma non quella della lista PdL a Roma, sono due tipologie così diverse ed è assurdo e sconcertante che Napolitano le riconduca alla stessa natura nella sua bizzarra spiegazione.
Che secondo me, tra l’altro, non salvano ancora Formigoni e sicuramente non salveranno il PdL a Roma (che mai ha presentato una lista, come giustamente ricorda il Pd)
Paps, non ti abituare troppo che sto per cambiare di nuovo stile alla pagina, poi vediamo quella che ci piace di più.
Rispondo comunque qui ad entrambi i commenti. Sul giuridicamente irricevibile sono d’accordo, anche se si tratta di un decreto interpretativo ( io fin qui avevo conosciuto solo le circolari in tal senso) con il quale il magistrato potrebbe farci gli aereoplanini e non è detto che qualcuno non li faccia, fin qui infatti le decisioni prese dal TAR hanno altra pertinenza ( sospensiva etc).
Però va detto che a Napolitano toccano diversi compiti e quanto a “pesi” la possibilità dei cittadini di esprimersi è più forte degli eventuali strafalcioni dei sottopanza di Alemanno ( uhhh al minimo storico del gradimento dei romani) e dei sottopanza dei sottopanza in gravi ambasce per la successione del capo premier uscio ritinto.
Messa così, credo che nemmeno la consulta avrebbe da eccepire mentre invece io spero che venga chiamata a pronunziarsi proprio sull’opportunità di un simile decreto. Qui c’e in partenza una tale sfilza di ricorsi che la metà basterebbe. E magari al giudice di Roma salta qualche idea per la testa. Anche il TAR può chiamare in causa la Corte Costituzionale.
Di modi di risolvere l’impasse ce n’erano tanti, quello che dici tu, che mi trova d’accordo, ovvero quello più ” pulito” di azzerare e ripartire daccapo.
Napolitano ha le mani legate, per ruolo ma anche per la situazione generale. Soprattutto non può aprire un altro fronte di scontro istituzionale.
Non sta al Capo dello Stato dire se le leggi sono scritte con i piedi, inutile che ti stia a ripetere i compiti istituzionali e quanti casini ha fin qui evitato.
Va bene così paps, la gente non è scema. E il PDL ai sondaggi è sotto di quattro punti. Andiamo a votare ( ognuno portando la sua croce…che ti credi?)
….però mentre il garante garantisce, il giudice amministra e il sole torna a splendere, nessuno può impedire a noi cittadini scontenti di fare più casino possibile contro il Decreto. Ecco.
sì Sed, è un valore quello del garantire a tutti la partecipazione e il voto e ok, ma questo ha senso nei casi Polverini e Formigoni, e non nel caso del PdL a Roma.
Perché l’assenza di una lista non impedisce, innanzitutto, a quella lista di portare i suoi esponenti in Consiglio in altre province, e soprattutto agli elettori di dare il voto al candidato presidente.
Ripeto, il fatto che Napolitano abbia firmato un decreto con un art. 1.1 di quel tipo è gravissimo: avrebbe dovuto muovere qualche passo verso una soluzione davvero politica, che riportasse le cose alla normalità per la lista PdL (ossia, pace a tutti, ma se voi siete stronzi – e affamati – e non consegnate una lista entro le 12 non possiamo certamente cambiare le regole a vostro piacimento) e che puntasse a un cambio delle due leggi regionali sui listini, rinviando magari di due settimane il voto nelle sole due regioni coinvolte.
Poi che Napolitano sia un uomo di istituzioni costantemente sotto ricatto (e non credo che la mia teoria del caffè corretto sia campata in aria, di questi tempi) e che abbia il dovere di mettere firme dove il Governo vuole si mettano, ci sto.
Ma non mi venga a dare spiegazioni da quattro lire, spacciando un ricatto per una sua manifestazione di volontà.
Una opposizione responsabile non avrebbe mai detto di no a un’operazione di reintegro dei candidati presidente fatta come si deve, perché quella sì che sarebbe una sconfitta per l’elettorato immeritata e sproporzionata rispetto ai fatti commessi.
Beh io sono molto compiaciuta delle mie capacità di gufare. Non avevo finito di scrivere che volendo i giudici potevano fare areoplanini del decretino che – c’è un giudice a Roma !!! – qualcuno ha ritenuto di farci una barchetta. Poi…via alla Consulta.
Tanto il consiglio di stato al PDL gliela boccia di nuovo. Lo sappiamo tutti che quel decreto è uno sconcio.
Ah gli anticorpi! non avessimo quelli saremmo già rovinati.
Ed è pur vero che il caso di Roma è differente ma proprio per questo motivo non valeva la pena di farne una questione di principio.
Mica spetta all’esecutivo interpretare la norma, cambiarla sarebbe stato impossibile …..insomma Napolitano non era mica il solo a stare sotto ricatto.
Vedila più laicamente o se vuoi alla Bersani. ” lasciate fare ai tribunali”.
Per me l’importante era che George si mettesse di traverso al cambio delle regole in corsa.
Il resto è venuto da sè.
Qui è inutile porre ai lanzichenecchi problemi di buona creanza istituzionale. Non la intendono. Se potessero abolirebbero le elezioni e non scherzo.
Anche per me è stato un errore non proporre una soluzione pulita ma non spetta al capo dello stato. Adesso che siamo punto e daccapo è più facile che la soluzione virtuosa esca fuori. Almeno è quel che spero.
Ce li vedi quelli del PDL rinunziare alla propria gente tra gli eletti? Io no.
In definitiva io sono d’accordo con te ma non quando mi dici “avrebbe potuto”. Perchè so che ha fatto il possibile e che se non l’avesse fatto….non avrebbe prodotto risultati rilevanti con l’aggiunta di un’altra intollerabile spaccatura.
Ah dimenticavo….Sarko vuol eliminare la figura del giudice istruttore.
Io oramai tifo per una “Giustizia spa” rispetto alla quale avrei qualche idea …di personale collocazione