Repetita stufant
Che in Italia non ci sia meritocrazia è un’affermazione che ho sentito , in distinte circostanze, da Sabina Guzzanti, Beatrice Borromeo e Urbano Barberini dei Priincipi omonimi . Quando certe espressioni cominciano a rimbalzare un po’ troppo di frequente da articolo, a forum, a pubblico dibattito, a programma televisivo, finiscono con il perdere di senso. Una ripetitività che lungi dal giovare come avrebbero voluto gli antichi, in realtà paga l’obolo alla rassegnazione.Se il clamore non è in grado di generare cambiamenti (quasi mai lo è, non da solo quantomeno ) allora c’è caso che subentri assuefazione e che persino i principi si facciano carico della denunzia, guadagnando con poca spesa e nessun rischio, le ribalte . Davvero non c’è modo di raccontare la nostra condizione senza ricadere nel banale e nel luogo comune? Forse solo chi è disponibile a dirla tutta e cioè che per ottenere la soddisfazione dei meritevoli non basterebbe azzerare la classe dirigente o vincere buona parte della mentalità che presiede il governo delle imprese ma che un intero sistema culturale andrebbe destrutturato.Gli effetti sarebbero uguali a quelli di una vera e propria rivoluzione.Che nessuno vuole.
5 pensieri riguardo “Repetita stufant”
Ma infatti, paradossalmente, é per questa ragione che si pratica il “repetita”. Ogni denuncia, concetto o informazione può essere diffusa a raggiera, intinta nel latte della colazione e infilata fra due fette di pane a pranzo, disciolta nel consueto andirivieni delle notizie quotidiane fino a che non diventi luogo comune e venga rigettata dall’intelligencia che aborrisce la banalità.
Una efficientissima dimostrazione del potere manipolativo dell’informazione.
non è curioso che lo dicano molto spesso coloro che si sono avvantaggiati proprio da questa mancanza?
Si lamentano che non ci sia la meritocrazia quelli che, se ci fosse stata, a quest’ora starebbero a fare la fila alle agenzie di collocamento.
A Napoli diremmo “a ffà ‘e mezzùni”
Ieri sera mentre scrivevo queste poche righe,parlavano di Guerra e Pace da Vespa.C’erano ben tre figli di padri illustri su un parterre composto da 7 persone.Credo che le uniche figlie di nessuno fossero la Marzotto,la Laurenti e la Venturi.Tanto per aumentare la confusione sotto al cielo.
non ho visto Vespa, non lo reggo. Ma credo si possa applicare lo stesso criterio a qualsiasi trasmissione “di approfondimento” o talk show che dir si voglia.
Il combinato di supericialità e ripetitività ammazza qualsiasi istanza,ne sono affetti la televisione,parte della stampa e il web ma non si tratta credo, solo di modernità o globalizzazione.Ai tempi di Flaubert non c’era nemmeno la radio eppure lui annota tutte le idee rimasticate dell’epoca.Che poi a ben vedere,sono le stesse o quasi di questa epoca.