Com’era laica la mia valle

Com’era laica la mia valle

CampSenza il voto dei comunisti, naturalmente,la legge [ Fortuna – Baslini – sul divorzio] non sarebbe mai stata approvata,ma i dirigenti delle Botteghe Oscure, Enrico Berlinguer in testa,erano ancora convinti  che la maggioranza del paese ed in particolare i suoi ceti popolari,fossero sostanzialmente indifferenti al problema.Valeva la pena per una questione tutto sommato marginale,andare incontro alla sicura ostilità dei cattolici e della Chiesa? L’interrogativo si propose,in modo quasi drammatico, quattro anni dopo [ cioè nel 1974 ],di fronte alla prova del referendum sul divorzio ,promosso dalle più retrive organizzazioni cattoliche e sostenuto con grande vigore polemico ,da Amintore Fanfani all’epoca segretario della DC .Evitare il Referendum fu per molti mesi la preoccupazione principale delle Botteghe Oscure ,anche a costo di rivedere la legge,anche a costo di escluderne i matrimoni religiosi,a qualunque costo.Si consultarono famosi giuristi,si consultarono alti prelati,alla ricerca di una soluzione possibile….

Miriam Mafai . Botteghe Oscure Addio. Edizioni Mondadori

Nei passaggi successivi del capitolo L’amore al tempo della guerra fredda di questo suo bel libro, Miriam Mafai, racconta come la battaglia divorzista all’interno del partito fu sostenuta da un drappello di donne assai determinate,  Adriana Seroni,  Giglia Tedesco ed altre, che riuscirono a fatica ad imporre il proprio punto di vista in un susseguirsi di riunioni agitatissime al limite dello scontro fisico.Non posso ricordare  il clima che accompagnò l’approvazione della legge Fortuna Baslini ma ho ben chiaro nella memoria quello  in cui si svolse la battaglia per il Referendum.Ieri l’altro la stessa Mafai in un articolo su Repubblica (Prima sconfitta del Partito Democratico) con riferimento esplicito alla mancata approvazione della delibera di iniziativa consiliare sui Registri delle Unioni di Fatto, ha rilevato come quarant’anni fa, conquiste civili si fossero ottenute nonostante la contrarietà della Chiesa e come quella stagione, probabilmente alle spalle,sia da ricordare con nostalgia. Con tutta la buona volontà  a me pare che allora come ora, il concetto di laicità fosse ancora di là da introiettare e che leggi come quella sul divorzio o sul controllo delle nascite (entrambe sottoposte, successivamente alla loro approvazione, a Referendum abrogativo in   un iter complessivo tutt’altro che piano ) fossero più l’esito di un clima di consociativismo, qualcosa dunque di ben distante da una vera e propria  concezione laica della politica. Come è possibile rimpiangere  un’epoca  contrassegnata dai moralismi più disparati? E a parte una consistente differenza di scenari che si muove tra il concetto di  divorzio e quello delle unioni di fatto, siamo inoltre così convinti che il tema delle unioni omosessuali che tanto divide le forze politiche non rifletta una divisione che esiste anche nella Società Italiana , forze progressiste comprese? Vero è che sui fronti interni si dibatteva con altro spirito . Le campagne referendarie di allora risentirono beneficamente delle perplessità berlingueriane e nel contempo conservarono la forza di Adriana e delle compagne.Erano prive di riferimenti simbolici e di provocazioni. Senza negare il dramma che sottende il fallimento di un’unione, ci si batteva per i minori,per le donne,per la possibilità di scegliere e , puntando dritto al cuore delle cose e al risultato, si vinse rivolgendo la vis polemica tutta all’esterno.Come si conviene in una contesa. Era spirito laico? Forse, ma soprattutto era un mettere la Politica al centro dell’attenzione.Oggi ci disperiamo per un decreto “antiomofobia" che inserito come i cavoli a merenda, in un pacchetto sicurezza, puzza di merce di scambio ( e non di mediazione) lontano un miglio e per il Registro delle unioni di fatto che pur non migliorando di un millimetro le condizioni di vita degli interessati è stato utilizzato da una parte politica  come un corpo contundente da far esplodere in un settore del proprio stesso campo. Nessuno dice che a Roma asili ,trasporti e mense scolastiche  sono anche per coppie non sposate e non da un giorno. Ma non importa che entrambi i provvedimenti invece che essere improntati ad un Criterio di Utilità siano ridotti ad essere assunti semplicemente a  simboli . E’ politica questa? E’ un gesto politico rifiutare l’Ordine del Giorno che sollecita il Parlamento a deliberare sui CUS? E’ stato avveduto in assenza di maggioranza certa, comunque proporre la delibera istitutiva del Registro delle Unioni?Tutto quello che abbiamo ottenuto attraverso quella forzatura è stato non deliberare su un bel nulla.Siamo usciti dall’aula di Giulio Cesare così come eravamo entrati : Niente di fatto: Laici certo non lo siamo di più, a partire dalla gestione dei rapporti tra componenti una stessa coalizione una parte della quale, preferisce evidenziare le lacerazioni interne al PD piuttosto che lavorare al raggiungimento dell’Obiettivo. Messa così come è stata affrontata in Consiglio Comunale a Roma , la questione si risolve ad un problema di maggioranza e minoranza.Non abbiamo i numeri. Magari è il caso di cominciare a reperire i consensi  intorno ai temi che ci stanno a cuore. Altrimenti non vince nessuno.Men che meno la laicità.

8 pensieri riguardo “Com’era laica la mia valle

  1. ti aspetto con un bel post sulla visita di Sarko (diventato oggi Don Niccolo) … io non sarei oggettiva, preferisco parlare di tortellini emiliani…

  2. @ Capelli: non vedo l’ora di farmi abbracciare dal cane della padrona di casa. E’ grosso? Si abbraccia bene? Dici che si offende se mi rotolo con lui sul pavimento?

    @ Sed: la situazione è spinosa e mi sta infastidendo. Ciò che Roma ha fatto, era stato fatto dal Consiglio Comunale di Torino un anno fa. Rimandare al Parlamento, oggi, non serve. Serve distinguere come ha fatto la Mafai, come ha fatto Cuperlo cosa sono temi sensibili e cosa sono diritti civili. Da qui si deve partire. Non mi pare di leggere questo nella lettera di Veltroni, che senza offesa, ma ho trovato piuttosto imbarazzata.

  3. noi riconosciamo alle coppie di fatto i diritti che sono loro dovuti da prima che si svegliasse Torino o Gubbio . (asili case etc) Non credo che Chiamparino o Gubbio abbiano anche deliberato la reversibilità della pensione.La storia di Roma è stato l’esempio chiaro che a fare i provocatori non vince nessuno.Sempre meglio trovare l’accordo.

  4. Aspetta, non ci siamo capiti: Torino non ha fatto nulla per le coppie di fatto. Ci si è limitati a trasferire il discorso lontano dalle Alpi. Tutto qui. Certo voi state meglio. Quando dici reversibilità della pensione intendi per tutte le coppie, etero e gay? Ripeto: io non strillo, dico solo che la posizione di Cuperlo è cristallina, mira al dialogo ma prende posizione. Se Veltroni ha FATTO a Roma senza perdere tempo in chiacchiere, ha tutto il mio rispetto. Spero che possa avere altrettanto forza un domani in Parlamento.

  5. Sam allo Stato Civile (di tutti i comuni) ci sono : sposati,separati,divorziati,vedovi e conviventi.Tutti godono di un certo tipo di diritti (accesso ai servizi etc ) La reversibilità della pensone la deve deliberare il Parlamento e non può farlo solo per le coppie etero,sarebbe una discriminazione.Infatti nei CUS di Salvi non c’è reversibilità.

    All’interno del PD esiste un problema rispetto ai Dico Cus e quel che è …e anche se la maggioranza è favorevole al riconoscimento delle coppie di fatto, s’intende procedere con il metodo del dibattito interno senza forzature.Allora la manovra politica sbagliata qual’è stata ? Portare la delibera del registro comunque in consiglio,sapendo che non sarebbe passata per i voti contrari dei consiglieri teodem,tanto per far scoppiare una contraddizione nel PD e scrivere su tutti i giornali che Veltroni non vuole i Dico.Questo metodo di fare politica non mi piace per il semplice fatto che non porta da nessuna parte.Tantomeno all’approvazione dei Dico,Cus etc…perchè farsi del male?

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