Qui non si baciano rospi ( e due)
Non parliamo poi di quelli del se l’è cercata.
Ne’ di quelli che rivendicano il diritto di odiare.
All’episodio in questione si possono applicare tutte le teorie possibili da quella spicciola – ed assurda – del nuovo terrorismo a quella più sofisticata – ed attendibile – del doppio corpo del sovrano, ma il fatto acclarato è che ciascuna delle reazioni di cui sopra è accomunata dalla medesima cifra antipolitica, non a caso indignazione e sostegno con o senza le avversative di cui tanto si discute, vengono espressi per il tramite dello stesso tipo di linguaggio. C’è l’odio, l’amor (qui ) vincit ,il dolore che che s’immola e riscatta nonchè l’invidia. Categorie apparentemente prelevate dal bagaglio del senso comune, espressioni immediate, comprensibili ma che poco hanno a che vedere con la politica. Un’involuzione buona solo a trascinare l’attenzione altrove
In tutto ciò si avrebbe la pretesa di avviare il dialogo per le riforme ovvero con scadenze più ravvicinate, discutere di processi brevi, separazione delle carriere, obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità dei giudici e, naturalmente, di restrizioni da applicare a cortei, internet e quant’altro.
Nel ridisegnare i nuovi assetti – quelli post deprecabile aggressione – mi pare che , riapertura dei manicomi a parte, non manchi proprio nulla, mentre le pretese di dettare le condizioni ai negoziati aumentano di giorno in giorno, in una sorta di corsa a regole da applicare ad un gioco che non c’è.
A meno di considerare gioco l’ottenimento dell’immunità – siamo del resto allo sfinimento e qualcuno comincia a pensare che sia il minore dei mali – o alla lunga ,l’ipotesi presidenzialista. Ma lì le regole dovrebbero essere altre e l’atteggiamento meno ricattatorio. Soprattutto più votato a legiferare per il Paese e non per uno solo.
Continuano tragicamente a non esserci rospi da baciare, quantunque feriti e offesi, sembrano più vitali e principeschi che pria.