Do it again

Do it again

La sua più sensazionale apparizione in pubblico avviene in un tetro pomeriggio invernale presso una delle basi militari Usa in Corea . Il cinegiornale che documenta l’evento la mostra, prima di andare in scena, intirizzita, in  un abito leggero color prugna e con i piedi nudi, calzati nei classici  sandali da sera col listino alla caviglia. Per tutta la durata dello spettacolo sarà l’unica donna innanzi ad una sterminata platea  di uomini, quando la carrellata mostra il pubblico assiepato fin su di una collinetta antistante il palco, ci si può rendere conto :  sono migliaia.  Scoppieranno boati e manifestazioni d’entusiasmo accompagneranno l’esibizione ma sono certi improvvisi silenzi a creare un’atmosfera irreale. Lei si dimena, provoca, incoraggia,  mentre – guardare il cinegiornale per credere – vere e proprie ondate di testosterone la investono. Quando accennerà Do it again – Fallo ancora – sarà talmente esplicita, che l’Esercito la pregherà di eliminare il brano dal repertorio dei  futuri spettacoli per le truppe. Qualche tempo dopo annoterà Penso che non sentii mai di esercitare un effetto sulla gente prima di andare in Corea. E’ uno dei momenti più felici della sua esistenza : ha da poco sposato Joe Di Maggio e nessun’ altra donna fino al funerale di Kennedy e all’imporsi di Jacqueline, avrà un posto così centrale nella vita americana. Oltre ventiquattro fotografi famosi – da Avedon a Capa a Enriques a Beaton – hanno ritratto di  Marilyn, bellezza, talento, stati d’animo, ma in nessuna di queste foto ritroviamo l’entusiasmo e la vitalità, il magnetismo che emana da quel filmato tra i soldati. Marilyn  era incantevole, ironica, arguta, sapeva cantare e recitare ma  soprattutto aveva nell’animo tutta la pulizia del mondo che  esprimeva con naturalezza e slancio  nel modo tutto suo, di entrare in perfetta sintonia con il pubblico. Siamo nel 1954, in una specie di sterminata caserma, distanti dalle trovate pubblicitarie per gli amatori della domenica, dall’erotismo prodotto artificialmente – lo Chanel n 5 al posto del pigiama o la biancheria in frigorifero  o la ruffianeria del concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninoff – In Corea, una canzone molto popolare, una platea lontani da casa e l’incarnazione compiacente del sogno erotico di qualunque maschio del pianeta, fanno scattare un magico incastro : una trappola di naturale sensualità che continua a funzionare a distanza di oltre cinquant’anni. Marilyn Monroe muore, forse suicida, nella notte tra il quattro e il cinque agosto del 1962. La misura del suo valore scriverà Norman Mailer ci è suggerita dall’espressione affranta sul volto di Joe Di Maggio, il giorno di quel tremendo funerale a Westwood, presso Hollywood.

3 pensieri riguardo “Do it again

  1. Non scorderò mai quel pomeriggio: era domenica e io passeggiavo con mia mamma sul lungolago di Lecco. Incontrai mio fratello con i suoi amici. Gli dissi “ Sai che si è suicidata Marilyn Monroe??

    Lui, che aveva circa 18 / 19 anni, si strinnse nelle spalle, come per dirmi ” Embeh, che ci posso fare?”

    Io rimasi perplessa. ero una ragazzina e, secondo me,un giovanotto di allora avrebbe dovuto avere ben altra reazione !!! ;-)

  2. Troppo giovani forse. Marilyn aveva trentasei anni allora e, a ben pensarci, non è mai stata un “mito giovanile” nemmeno quando ne aveva venti, il suo target erano uomini più maturi ai quali sapeva rivolgersi per note questioni biografiche.

  3. Può essere. In effetti, se io penso a mio fratello a 19 anni, ho presente un ragazzo già maturo, non certo uno dei miei grezzetti ( anche nel modo di vestire……!) alla “Poveri ma belli” ;-)))

    Ma, nella realtà, non posso dimenticare che aveva solo 19 anni !!

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