Una polemica deprimente

Una polemica deprimente

Giovannino Guareschi è stato un intellettuale  di grande spirito, anticonformista, coraggioso, coerente.  Uno, tanto per dire, che ha preferito andare in galera piuttosto che rinnegare le sue idee. Una rarità viste le abitudini  invalse nel Costume Nazionale. Allora come ora. Certo, era un cattolico conservatore, fortemente legato alla tradizione contadina e patriarcale e, proprio per questo, fiero detrattore di quello che era un cavallo di battaglia dei comunisti di allora : il mito del Moderno, senza tralasciare uno solo di tutti gl’infiniti corollari del Progresso. Tuttavia, nessuno scrittore popolare seppe come lui, raccontare, esorcizzandolo, il trauma e  lo smarrimento di un Paese che sulla strada dell’industrializzazione, stava via via perdendo la propria identità, mentre l’ordine delle cose del  piccolo mondo subiva un’irrimediabile trasfigurazione.  Ne’ altri ha mai reso con tanta efficacia, quello scarto che c’è tra le ambizioni e la vanità degli esseri umani  e l’effettiva modestia del loro percorso – di tutti gli ingredienti della satira, l’elemento più sostanzioso – Per questo, ha mille volte ragione Giuseppe Bertolucci quando sostiene che la parte del film  La Rabbia  destinata dal produttore a Guareschi, non rende pienamente  merito al suo contributo intellettuale. Vai a sapere perchè, ne emerge un ritratto stizzito e vagamente razzista che, a dire il vero, non gli corrisponde affatto. Sono dunque in malafede quelli che in occasione della ricostruzione del film  realizzata, così come Pasolini avrebbe voluto, da Giuseppe Bertolucci  – che in quanto presidente della cineteca di Bologna, è depositario della fondazione Pasolini –  hanno parlato di censura e  di ideologismo. La nuova versione non contiene infatti la parte di Guareschi ma ci restituisce molto dello spirito originario del film che non era certo quello di mettere insieme due punti di vista diametralmente opposti in nome di un malinteso concetto di obiettività. I nuovi inserti parlano di temi di attualità,  di conflitti di classe, di paura, avventurandosi la narrazione e scavando in eventi quali la partecipazione italiana alla guerra di Corea, la lotta per l’indipendenza algerina, la morte di De Gasperi, la nascita della televisione. La partenza sono quei cinegiornali d’epoca democristiana – la settimana Incom per intenderci –   che frequentemente usavano travisare i fatti e che nei confronti di Pasolini avevano un atteggiamento irridente e beffardo. Il film ruota intorno ad un lavoro di (prezioso) smantellamento di quelle menzogne. La  risposta poetica oltre che politica alla scontentezza, all’angoscia, alla paura della guerra nucleare che Pasolini intendeva offrire  nell’antico progetto, è in quest’opera ineccepibile dal punto di vista  filologico ( il film, fu sforbiciato a dovere  prima della sua uscita nelle sale dove, tuttavia, rimase pochissimo) per di più arricchita  da  un testo poetico di Giorgio Bassani e un testo in prosa  di Renato  Guttuso.

 Ma comunque  si giudichi  l’operazione diretta da Bertolucci, una scelta artistica rimane una scelta artistica, discutibile quanto si vuole, ma non al punto da giustificare richieste di dimissioni dal comitato per i festeggiamenti del centenario della nascita di Guareschi. Richiesta della famiglia dello scrittore, cui Bertolucci ha immediatamente aderito. Che peccato però. Si renderanno conto gli eredi, quale perdita subisce l’attività del Comitato? Se le cose stanno così, cioè se ci si deve lasciar guidare dall’ umore piuttosto che da autentica passione culturale, allora tanto vale offrire la presidenza delle associazioni  e delle fondazioni direttamente ai parenti, anche se le loro opinioni spesso vengono strumentalizzate per finalità non proprio limpidissime. Così, è accaduto che un vero coro, assolutamente trasversale e bipartisan, abbia trovato la scelta di eliminare dal film la parte di Guareschi addirittura antidemocratica, manco, in quel di Bologna, avessero dato alle fiamme lo spezzone di Guareschi. La Rabbia di Pasolini così come è stata ricostruita, è invece un documento interessantissimo, eretica testimonianza di grandi mutazioni sociali, raccontate direttamente da chi ne fu acuto interprete. Un lavoro che poco ha a che fare con la versione del 1963 : sono  due cose distinte. Escludendo con ciò, il fatto che Giuseppe Bertolucci, che di Guareschi riconosce il contributo , abbia voluto in alcun modo censurarne la testimonianza. Altre dimissioni, per ben altre intenzioni smaccatamente censorie ci vorrebbero.Ma queste come direbbe Giovannino…son faccende troppo grosse.

( la saga della Rabbia in questo blog comincia qui e chissà quando finirà)

LA RABBIA DI PASOLINI
Introduzione di Giuseppe Bertolucci (2’)
Materiale inedito dell’archivio dell’Istituto Luce (16’)
La Rabbia (edizione del 1963, 53’) del Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo
Appendice: L’aria del tempo (12’).
Durata totale: 83’

Da un’idea di Tatti Sanguineti.
Realizzazione: Giuseppe Bertolucci.
Montaggio: Fabio Bianchini
Letture della parte ricostruita: Valerio Magrelli e Giuseppe Bertolucci

 

 

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