E’ arrivato il governatore
Per chi fosse stanco della Versione Ufficiale o del Prontuario, ci sarebbe l’annuale Relazione del governatore Draghi, un testo di cui il presidente del consiglio si è immediatamente appropriato, definendolo berlusconiano. La qual cosa non troverebbe particolare riscontro nei contenuti della relazione stessa, ma non importa, tanto oramai è a ognuno noto come Berlusconi abbia con il concetto di Verità, o se vogliamo, con la stessa Realtà, un rapporto visibilmente alterato.
Dunque secondo il Governo, il fatto che allo stato non sia possibile, come affermato da Draghi, individuare con certezza segnali d’inversione ciclica, può fare tranquillamente il paio con le dichiarazioni trionfali rese la scorsa settimana di essere, noi tutti, oramai fuori dal tunnel (si, del divertimento ).
La verità è naturalmente tutt’altra e dove siano i segnali di affievolimento non si è capito bene, visto che il nostro tasso di povertà relativa supera la media europea, che il Pil è in picchiata anche nelle più rosee previsioni , che buona parte dei due milioni di lavoratori temporanei con contratto in scadenza entro l’anno, interrogate le rispettive aziende, non ne vedranno il rinnovo, che tutte le imprese industriali, frenate da tracollo della domanda mondiale, seppure volessero investire, innovare, ristrutturare non potrebbero, impantanate come sono in problemi di liquidità, mentre le 500.000 piccole imprese che lavorano in sub fornitura rischiano direttamente di morire.
In tutto questo, i nostri ammortizzatori sociali non sono in grado di sostenere l’onda d’urto, inesistenti per il 1.500.000 di possibili licenziati mentre per gli 800.000 aventi diritto, assicurano un reddito di 500 euro al mese.
Meno salari, meno consumi, meno domanda, meno investimenti. La catena di Sant’Antonio è bella che attivata. Di che uscita dal tunnel si parla?
Vero è come si è affrettato a sottolineare Tremonti ancor prima che Draghi prendesse la parola, che la Banca d’Italia è un’autorità tecnica ma che poi tocca al governo assumersi le responsabilità e l’onere dei correttivi. Grazie tante.
E infatti se l’approccio legislativo non stesse tra la stagnazione e le pezzuole fredde dei provvedimenti sin qui assunti, si potrebbe spaziare utilizzando i dati e i suggerimenti che la stessa autorità tecnica fornisce : Riforme per la tenuta dei conti pubblici, innanzitutto, a seguire politica dei redditi, estensione degli ammorizzatori sociali ed infine, visto che i dati del governatore segnalano il collasso delle entrate tributarie, recupero dell’evasione.
Meno ricchezza meno entrate, si dirà, ma se tra il gettito IVA e i consumi c’è un rapporto sperequato anche nei rari casi in cui i consumi vedono un lieve incremento, questo significa una cosa sola : che l’evasione è in crescita.
Come se non bastasse gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno soprattutto utilizzato risorse già stanziate per altri impieghi. Nessun nuovo investimento. La famosa coperta di Sacconi insomma, oltre che corta appare pure piuttosto lisa.
La crisi tuttavia è un fatto psicologico, di percezione, questo Draghi nella sua analisi impietosa, non lo ha detto, ma Berlusconi che ama stare vicino al popolo o al pubblico che tanto per lui sono la stessa cosa, lo ripete in continuazione e se non è lui direttamente, commissiona la divulgazione della personalissima lettura ai tiggì e alle testate di proprietà.
Come la favola bella che dalla crisi dovremmo uscire migliorati, il che non è ovviamente impossibile ma se è pur vero che i disastri nascono da lontano, da sistemi inquinati da bolle finanziarie ed immobiliari a noi sconosciute, è altrettanto vero che il disastro incontra una nostra situazione strutturale di arretratezza del sistema economico. Se non viene superata quella, sarà difficile che le nuove regole dell’economia mondiale possano riguardare anche noi . Altro che il sogno tremontiano della nuova Bretton Woods.
Su una cosa però sono tutti d’accordo : servono le Riforme. Se non fosse per La Russa che invece ritiene prioritario non lasciare solo nessuno tra quelli che possono rischiare la perdita del posto di lavoro, sarebbe un plebiscito. Magari poi non è dato sapere come, ma la propaganda non lascia spazio a simili sottigliezze, procede per produzione di slogan e frasi a effetto, pena la caduta dell’attenzione o peggio il cambio di canale.
Nell’illustrazione : Palazzo Koch, la scultura di Pietro Canonica titolata l’Abisso