Tacchi & Ritocchi
C’è bisogno di rivoluzione femminile nel mondo, costruita su una rivoluzione culturale
Ha detto Gheddafi all’Auditorium rivolto ad una affollata platea di signore – 700 circa e molto PDL style come da tacco & ritocco di rito – ministre, imprenditrici, parlamentari professioniste, presenze femminili significative, almeno secondo l’accezione che il Cerimoniale ha inteso conferire al termine.
Un capo di stato che voglia incontrare le donne per un’iniziativa sullo specifico non si trova tutti i giorni. Tuttavia c’era nel discorso di Gheddafi, in tono con gli altri pronunciati a Roma, altalenanti tra parabole, citazioni da Matilde Serao, espressioni teoricamente condivisibili ed inedite visioni storiche, qualcosa di più che il consueto andamento contraddittorio.
E così se le case sono prigioni, anche il lavoro lo è. Scelga la donna in quale galera vuol soggiornare. Tutta qui la libertà che le è consentita. Sorprendente interpretazione del pensiero della differenza.
Naturalmente di rendere case e lavoro un po’ meno somiglianti agl’istituti di pena, non se ne parla. Quello sarebbe il programma di governo di un paese democratico in cui parlamento e istituzioni pullulano di presenze femminili. Siamo lontani. In Libia come da noi.
Secondo il colonnello invece, la rivoluzione delle donne è il corollario di una (non meglio identificata rivoluzione culturale), quindi qualcosa di subalterno. Un controsenso che gli si manifesta attorno, personificato dalle Pretoriane – occhi belli. Pronte a tutto.
Ci fosse stato spazio per le repliche ci si sarebbe potute avventurare, chiarendo che quella che il colonnello chiama rivoluzione femminile sarebbe già di per sè una rivoluzione culturale fatta e finita. E che nessuno meglio di lui potrebbe raccontare cosa abbia significato in termini di progresso dell’intera società, l’istruzione femminile nei paesi africani in cui si è potuta praticare.
Ma cane pazzo parla per ultimo, incassando applausi a scena aperta, appena venati da qualche sussulto di riprovazione. In un’atmosfera in cui anche la prolusione di Mara Carfagna è sembrata dura ed elevatissima. Ma con buona pace delle prime file , tra fondamentalismo e modernità, non c’è possibilità di mediazione. Nemmeno col ritocco.
Nelle illustrazioni ( di Rizzo Emmevi ) sopra : una sostenitrice libica. Sotto, in prima fila Santanchè Prestigiacomo e Matone.
6 pensieri riguardo “Tacchi & Ritocchi”
azz… pure la Matone c’era?
Capo Gabinetto della Carfagna nonchè ombra del ministro, come dire due corpi ed un’anima.
A Porta a Porta si smistano le cariche, tant’è che la moglie di Vespa è invece capo di gabinetto di Alfano.
Da notare che a me l’invito è arrivato dall’ambasciata libica e non dal governo. Nemo propheta in patria si direbbe, ma non è così. La soluzione del giallo alle prossime puntate.
Ah …la novella di Matilde Serao citata dal colonnello era “la venditrice di fiori”.
Nessun dibattito però ahinoi..
e figurati chi l’ha letta, tra quella bella gente
qui c’è una esauriente cronaca dell’incontro
http://www.ultimenotizie.tv/notizie-di-cronaca/gaffes-di-gheddafi-ma-arriva-una-rivoluzione-al-femminile.html
Beh ma non c’è da meravigliarsi, gl’italiani in Libia si saranno portati dietro anche i loro libri . E non mi stupisce nemmeno che la Serao ovvero il romanzo popolare ottocentesco, piaccia a Gheddafi.
Comunque l’atmosfera era stile “in ginocchio da te” assai più di quanto si possa pensare.