La menzogna del capostazione

La menzogna del capostazione

Fa bene Rubini ad essere ossessionato dai critici – poi anche dalla pittura, dai treni e dalla Puglia, ma quella è un’altra storia –  Invero a leggere la rassegna stampa –  una decina di recensioni tra quotidiani e periodici –  più che le sue ossessioni stavolta sembra che abbia messo in scena quelle degli altri.C’è nel film una serie di bozzetti paesani? Ma è Germi ! La storia è famigliare nonchè ambientata negli anni sessanta? Allora è Tornatore. L’ultimo film. Si tratta di ricordi? Non ci sono dubbi : è lo spirito del Fellini di Amarcord. Certo che essere influenzato da tutti questi maestri messi insieme dev’essere una bella gatta da pelare .Faticoso e impegnativo, se non altro. Peggio che girare un film.Nell’ansia di mettergli sottosopra l’identità artistica  – e invece Rubini ,piaccia o non piaccia, un tratto suo deciso ce l’ha, eccome –  o di correre dietro alle doti interpretative ed estrinseche  della Golino o di Scamarcio , quasi nessuno s’è accorto ,tanto per dirne una, dello straordinario montaggio a cura  della maga Esmeralda Calabria o della sceneggiatura di Domenico Starnone . Come se combinare la trama con l’ordito fosse un fattore marginale in un racconto.Come se la scrittura contasse nulla.

Visto che si affida a chi ne dovrebbe sapere di più, il pubblico meriterebbe di andare al cinema confortato da qualche  dato obiettivo, che a raccontare le proprie personalissime sensazioni, sono bravi quasi tutti.
A meno di apprezzare la critica  folle e visionaria –  in certi casi la preferisco, ma siamo distanti dai signori della mia rassegna stampa – ci si dovrebbe attenere di più ai fatti. E i fatti in un film che racconta ,per dirla con Rubini ,una menzogna sincera, vanno oltre il capostazione dalle ambizioni artistiche frustrate con la moglie bella e infelice, il cognato scavezzacollo e i bambini che ci guardano sullo sfondo del solito paesotto del sud dal quale si può solo fuggire ( niente paura, capita anche nel’Iowa)

Forse la lezione felliniana c’è e sta in questo raccontare il vero attraverso una ben orchestrata menzogna. Perchè è per il tramite del falso che si liberano gli elementi vitali di una storia. Cos’è il cinema dopotutto?

Opera meticolosa  nel delineare la parabola di ciascun personaggio e – old fashioned way  –  vagamente melò, senza però il fastidioso, intervento della nostalgia  ( e qui bisogna essere abili). Protagonisti assoluti : il talento con le sue vie assolutamente misteriose, la meschinità umana, la forza e le ragioni dell’amore.

L’uomo nero è un film di Sergio Rubini del 2009, con Sergio Rubini, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Gifuni, Guido Giaquinto, Maurizio Micheli, Vito Signorile, Anna Falchi, Margherita Buy, Vittorio Ciorcalo. Prodotto in Italia. Durata: 116 minuti. Distribuito in Italia da 01 Distribution

 

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